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TESTO La nostra vera Pasqua

padre Antonio Rungi

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (23/03/2008)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

"Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato: celebriamo dunque la festa con purezza e verità. Alleluia".

Con questa antifona accogliamo oggi, nella solennità della Pasqua, la proclamazione del Vangelo della risurrezione. In questo breve, ma significativo versetto della Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo è sintetizzata la nostra Pasqua. Ciò che la Pasqua è in se stessa, ciò che la Pasqua è per noi, ciò che la Pasqua è per tutti i credenti. La nostra Pasqua è Gesù Cristo, risorto dalla morte e vincitore del peccato e della morte, il vero uomo libero, il vero Dio della vita, il Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre che per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, morì e fu sepolto ed il terzo giorno risuscitò da morte, come professiamo nel credo e come ci ricorda il testo degli Atti degli Apostoli che leggiamo oggi.

Noi ricordiamo oggi questo avvenimento, quel terzo giorno di cui Cristo aveva spesso parlato ai discepoli durante la sua vita quando faceva riferimento proprio al mistero della sua morte e della sua risurrezione. Distruggete il tempio ed io lo ricostruirò in tre giorni. Tanti riferimenti biblici, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento che ci indicano questo giorno della vita senza più tramonto e dolore, senza più lutto ed angoscia, ma luminoso, gioioso inizio di una felicità che avrà il suo pieno compimento proprio nell'eternità. Sono sentimenti, sensazioni, speranze, certezze, attestati di fede che eleviamo nella preghiera oggi all'inizio della messa nella solennità della risurrezione di Cristo, pregando con l'intera comunità dei cattolici, in questi termini: "O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto".

Come non andare oggi a quel sepolcro vuoto trovato dalle donne e dai discepoli in quel terzo giorno dopo la morte di Cristo, come ci rammenta il testo del vangelo di oggi.

Gli stessi sentimenti di dubbio e di speranza prendono anche noi uomini e donne di questo terzo millennio dell'era cristiana, con la consapevolezza della fede che Cristo è davvero risorto e che ci precede in Galilea, intesa, in questo nostro caso, come la terra della vera e definitiva promessa, quella della vita eterna. Questa certezza ci impegna a rinascere nella luce del Signore risorto, cioè in quella fede molto spesso messa in dubbio, abbandonata, anche se per un attimo o per pochi momenti della nostra vita, per riporre la nostra fiducia alle cose di questa terra, che non possono certamente donarci la gioia vera e per sempre, quella che non si limita ad un momento, fosse pure esaltante e gratificante della sfera umana, sensitiva, intellettiva, psichica, sociale, ma che ci donano solo l'estasi di un momento che non può durare più di quell'attimo, rendendo il nostro cuore vuoto e privo di ogni gioia che viene da Dio e che si pone in Dio.

Molto esplicito è il brano della seconda lettura di oggi tratto dalla lettera di san Paolo Apostolo ai Colossesi. Un testo che si commenta da solo, in quanto ci indica con esattezza la nostra meta e quali comportamenti dobbiamo assumere proprio in ragione del perseguimento di tale meta della nostra vita. Cercare le cose di lassù, dove Cristo ci attende per conferirci lo status di beati per sempre, dopo una vita che è impegno quotidiano, attraverso una lotta difficile e pesante contro il peccato, per far emergere dentro di noi questa piena volontà di vivere nella grazia e con la grazia. Questa vita di nascondimento in Dio ci offre la reale possibilità di una salvezza che altre cose chiassose e rumorose di questo mondo non potranno mai donarci, pur rispettando la loro legittima dignità e valore umano e terreno.

La nostra Pasqua anche in questo 2008 non può prescindere dalla riconfermata nostra fede nel Redentore dell'umanità, la nostra fede nell'eternità. Gesù Risorto ci liberi da ogni attaccamento eccessivo alle cose di questo mondo e di questa terra, che allontana il pensiero dell'eterno e ci fa vivere come se Dio non esistesse e che non è altra vita se non quella di questo mondo. La nostra certezza di una vita oltre la vita, di vita in vita, ci porta a vivere degnamente in questo mondo, preparando ogni giorno quella mensa della felicità dalla quale nessuno è escluso, ma che qualcuno potrebbe autoescludersi, ben sapendo come dice il Papa Benedetto XVI, nell'Enciclica Spe Salvi, vittime e carnefici non possono sedere allo stesso tavolo dell'eternità. Qualche distanza reale, quella della realtà eterna, ci sarà e chissà se la si potrà ridurre o azzerare, mediante la preghiera, l'eucaristia e la carità di quanti viventi sono in attesa dell'incontro con Dio, in una comunione di intenti e di sentimenti che potranno liberare dalle "fiamme purificatrici" del Purgatorio coloro che sono morti nella speranza della beata risurrezione. Il sepolcro vuoto del Calvario, è preannuncio del sepolcro vuoto di tutti gli esseri umani destinati alla felicità eterna anche con la risurrezione della carne alla fine dei tempi e della storia, quando Gesù Cristo verrà di nuovo a giudicare i vivi e i morti ed il suo regno non avrà più fine.

Buona Pasqua, nella consapevolezza che questa Pasqua 2008 è l'anticipo di quella Pasqua senza tramonto alla quale aspiriamo noi cristiani che credono nella risurrezione del suo unico Capo.

 

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