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TESTO Commento su Matteo 26,14- 27,66

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Domenica delle Palme (Anno A) (16/03/2008)

Vangelo: Mt 26,14- 27,66 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 14uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti 15e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 18Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

26Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. 29Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».

30Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 31Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge.

32Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 33Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». 34Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». 35Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? 41Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». 43Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. 44Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

47Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

57Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

59I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; 60ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, 61che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». 62Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico:

d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire sulle nubi del cielo».

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».

67Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, 68dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». 73Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

1Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. 2Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». 5Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». 7Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. 9Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, 10e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». 12E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». 14Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.

15A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. 16In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. 17Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».

20Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. 28Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, 29intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». 30Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.

33Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. 35Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. 36Poi, seduti, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». 38Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42«Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

45A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

51Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. 53Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.

54Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

55Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

57Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. 58Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. 59Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. 61Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, 63dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. 64Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». 66Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Oggi celebriamo la Domenica delle Palme ed entriamo nel tempo specialissimo della Settimana Santa.
Perché è santa la settimana che comincia oggi?

È santa, perché durante i prossimi sette giorni ricordiamo l'ultima settimana di vita del Maestro di Nazareth.

È santa, perché durante i prossimi sette giorni vogliamo vivere noi stessi nel modo più santo possibile, cioè secondo il cuore di Dio, per esplodere nella gioia della Pasqua.

Per vivere bene questa grande settimana, ci lasciamo aiutare ancora una volta dalla Parola di Dio, che sa darci tanti suggerimenti, tanti consigli.

Il Vangelo di oggi è stato proprio lungo, vero? Ancora di più di quelli delle ultime domeniche!

Abbiamo ascoltato il racconto della Passione di Gesù come ce lo riferisce l'evangelista Matteo e ognuno di noi sarà rimasto colpito da una frase, da un particolare, da una briciolina di questo lungo Vangelo, che gli è rimasta impressa nella mente.

Provo allora a confidarvi le parole che mi hanno toccata di più e speriamo che almeno qualcuna sia uguale alle vostre.

Leggendo e rileggendo questo lungo Vangelo, mi è sembrato bello fermarmi ad osservare il modo in cui si comportano gli Apostoli.

Sono gli amici più cari di Gesù, ma non sanno capire fino in fondo quello che sta accadendo, anche se il loro Maestro ha cercato di prepararli. Quando a cena Gesù dice chiaramente: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà" i Dodici sono dispiaciuti, stupiti: "essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: Sono forse io, Signore?"

Questo è strano, non vi pare? Ogni apostolo si domanda se per caso non sarà lui a tradire il Maestro: ma perché? Come mai? Forse questo è un momento prezioso di verità, nel cuore dei Dodici. Ciascuno, di fronte alle parole di Gesù, riconosce la sua debolezza, si rende conto che potrebbe essere lui, proprio lui, a lasciarsi vincere dalla paura e arrivare a tradirlo!

Solo Pietro sembra sicuro di sé e dice forte che mai tradirà il suo Signore, mai e poi mai! Ma Gesù gli risponde: "In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte"

Macché! Pietro è testardo, e insiste ancora: "Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò"

Povero Pietro! Così pieno di slancio e di affetto per Gesù, dice parole impegnative, troppo impegnative per lui. E infatti, poche ore dopo, quando il Maestro è stato arrestato, Pietro si trova di fronte alla prova più difficile. Se ne sta nel cortile del Sommo Sacerdote, quando una giovane serva lo riconosce e lo indica alla folla. Subito Pietro si difende: "Non capisco che cosa dici"

Si sposta, allora, il nostro amico Pietro, se ne va nell'atrio, sperando di esser lasciato in pace, ma ecco che un'altra donna lo indica a tutti: "Costui era con Gesù, il Nazareno. Ma egli negò di nuovo, giurando: Non conosco quell'uomo!"

Passa ancora poco tempo e stavolta è un gruppetto di persone ad avvicinarsi, ripetendo che sicuramente è un Galileo anche Pietro, lo si capisce da come parla, e dunque sarà di certo amico di Gesù: "Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: Non conosco quell'uomo!"

Proprio in quel momento, un gallo comincia a cantare e Pietro si ricorda delle parole del Maestro. Allora si allontana da tutti e scoppia a piangere...

È un momento molto triste da leggere, questo, perché sembra che davvero tutti, proprio tutti abbiano abbandonato Gesù. Persino Pietro, il coraggioso; Pietro, che ha giurato di non lasciarlo mai... anche lui lo ha rinnegato, ha detto di non conoscerlo.

Eppure possiamo dire un grazie anche a Pietro, per la sua debolezza: perché questo ci rassicura rispetto alla nostra, di debolezza!

Neppure noi possiamo avere la certezza di non tradire mai il Signore, di saper essere sempre sempre suoi discepoli e amici fedeli. Ma questo non ci spaventa, perché se anche ci dovesse capitare come a Pietro, possiamo poi di nuovo tornare ad amare Gesù con tutto il cuore!

Ma andiamo avanti, perché c'è un altro apostolo di cui non possiamo fare a meno di parlare: Giuda.

Chissà cosa aveva in cuore Giuda, chissà che cosa voleva fare davvero quando decide di andare dai Sommi Sacerdoti per accordarsi con loro su come tradire Gesù! di certo, lo vedremo tra un attimo, non lo voleva far uccidere!

Però non pensa, Giuda, alle conseguenze di quello che sta facendo, quando si presenta dai capi dei sacerdoti e chiede: "Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?"

Per lui è solo un'occasione di far incontrare il suo Maestro con i capi del Tempio, e non capisce che quelli vogliono uccidere Gesù. Si accorda con loro per ricevere 30 monete d'argento e stabilisce un segnale: li condurrà dove si trova Gesù e lo riconosceranno perché lo saluterà con un bacio.

Ci si bacia quando ci si vuol bene, non è vero? Ci si bacia per dimostrare l'amore, l'amicizia, l'affetto... ma il bacio con cui Giuda saluta il suo Maestro, questa volta, è un bacio crudele, perché sta consegnando Gesù ai suoi uccisori. E non si può non restare stupiti nel sentire le parole con cui il Signore saluta a sua volta Giuda: "Amico, per questo sei qui!"

Anche se sa perfettamente cosa significa quel bacio, Gesù non rimprovera il suo discepolo, non lo sgrida... lo chiama amico, come sempre. Chissà che brivido per Giuda, sentirsi chiamare ancora così dalla voce del Maestro, proprio in quel momento! E quando capisce che cosa ha fatto, quando si rende conto che Gesù sarà condannato, allora si dispera e vorrebbe cancellare tutto quello che ha fatto: prova a tornare dai sacerdoti del Tempio, per restituire il denaro, ma non può cambiare le cose, ormai.

E Gesù?

Che cosa vive Gesù, attimo dopo attimo, in tutto quello che accade tra la notte del Giovedì in cui celebra la Pasqua ebraica con i suoi amici e le tre del pomeriggio, quando l'ultimo respiro esce dalle sue labbra?

Non è facile, per noi, affacciarci su questo mistero: il mistero dei sentimenti di Gesù in questi momenti. Il mistero del cuore di Dio che vive la paura, la sofferenza, il dolore, come li sperimenta ogni creatura di questa terra.

Proviamo almeno a sfiorarli, se tutto non possiamo comprendere.

Il brano del Vangelo di oggi si apre con un momento di festa: Gesù e gli Apostoli organizzano la cena per la Pasqua, un banchetto pieno di gioia, in cui il Maestro pronuncia le preghiere di benedizione e lascia ai suoi il dono immenso dell'Eucaristia, la promessa e la certezza di essere sempre con noi, presente nel Pane e nel Vino trasformati nel suo Corpo e nel suo Sangue.

Durante la cena, il clima di festa si appanna un poco, quando s'infiltra l'amarezza al pensiero del tradimento. Si rattristano gli apostoli, certo, e sicuramente sarà stato triste anche per Gesù trovarsi di fronte a quel momento!

Dopo la cena si spostano nell'Orto degli Ulivi, un giardino dove Gesù amava stare, e i Dodici si addormentano sotto gli alberi. Il Maestro e Signore, invece, affronta quello che è forse il momento più buio della sua vita.

Dentro di lui si attorcigliano tristezza e paura. La tristezza, perché sente fino in fondo la solitudine: Giuda è andato a tradirlo, gli apostoli dormono, nessuno riesce a stargli accanto... Prova ad andare a svegliare gli amici, ma quelli riprendono a dormire, senza preoccuparsi più di tanto... E poi c'è la paura, normale, normalissima, quella che tutti proviamo di fronte alla sofferenza! Nessuno di noi sarebbe contento al pensiero di essere insultato, picchiato, frustato, inchiodato a una croce! Nessuno di noi è contento di provare dolore, di ricevere una ferita! E Gesù è esattamente come ciascuno di noi: ha paura. Piange e trema come chiunque al suo posto.

C'è una sola differenza: la libertà con cui il Maestro di Nazareth sceglie di lasciarsi arrestare! Potrebbe scappare, nascondersi, non farsi più trovare ed evitare il dolore e la morte che lo attendono.

Ma ha scelto di restare perché così tutti potranno vedere chiaramente quanto ci ama. Tutti potranno capire che le sue parole sull'amore del Padre erano tutte vere!

Per questo resta nel Getzemani e aspetta coloro che vanno ad arrestarlo. Però dice chiaramente quello che pensa: "Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato". Cioè, sta dicendo il Signore: "Siete venuti a prendermi di notte, come un ladro da arrestare di nascosto. Ma io sono sempre stato nel tempio a insegnare e in quei momenti non mi avete toccato. Se ora, dunque, mi portate via, non è perché voi siete più forti e più numerosi, ma perché mi lascio portare via da voi, ancora e sempre per amore".

E da quel momento il Rabbi di Nazareth sceglie di tacere, resta in silenzio.

Questo fa sdegnare i sacerdoti del Sinedrio ed i soldati che si prendono gioco di lui. Questo silenzio fa meravigliare Pilato, che per timore si tira indietro e condanna a morte un uomo della cui innocenza è convinto. Questo silenzio è un altro segno della scelta di Gesù di consegnarsi liberamente a coloro che lo vogliono annientare.

Per tutto il racconto della Passione, gli avvenimenti sono accompagnati dalla preghiera di Gesù. Prega a cena, con i Dodici, pronunciando le parole antiche della benedizione di ogni Pasqua. Prega il Padre suo, nel Getzemani, quando affronta la paura e la tristezza. Prega ancora sulla Croce, usando le parole di un salmo di supplica.

L'ultima preghiera è senza parole: "Gesù di nuovo gridò a gran voce", l'ultima preghiera è il grido altissimo che lancia dalla Croce, consegnandosi completamente tra le braccia del Padre Buono.

Il racconto dell'evangelista Matteo, si conclude lasciando parlare dei personaggi che fino a questo momento non si erano fatti notare: il centurione e gli altri soldati che sorvegliano i tre sulla croce. Questi soldati romani chissà quanti condannati hanno già visto morire, eppure di fronte a Gesù che muore, pronunciano una stupenda professione di fede: "Davvero costui era Figlio di Dio!"

Facciamo nostra questa certezza forte e preziosa, mentre entriamo in silenzio, pieni di speranza e di attesa, nella grande Settimana Santa.

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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