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TESTO Cristo, la luce che dirada le tenebre del peccato

padre Antonio Rungi

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (02/03/2008)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Celebriamo oggi la quarta domenica di Quaresima. Il cammino verso la Pasqua accelera ed è in dirittura d'arrivo. Anche la parola di Dio ci sollecita un impegno più intensivo ed estensivo per prepararci in modo adeguato, da un punto di vista spirituale, a questa annuale solennità liturgica. E' soprattutto il testo del vangelo di oggi che ci presenta il racconto della guarigione del cieco, tale fin dalla nascita, a farci riflettere sul tema della luce, che è uno dei simboli e segni più particolari della Pasqua, in quanto nella luce è indicata la fede, quel bene inestimabile ed essenziale per improntare un discorso religioso e cristiano.

Qui è presentato il Cristo che guarisce soprattutto dalle tenebre del peccato, dal buio più profondo nel quale può ricadere un'anima ed una persona umana e dal quale bisogna riemergere con la grazia santificante e sanante che viene da Cristo Redentore.

E' interessante notare nel testo del vangelo lo stretto rapporto che intercorre tra la malattia fisica e quella spirituale. La cecità fisica è legata al peccato. E i discepoli di Gesù cercano di capire e farsi spiegare dal Signore di chi è la colpa se quell'uomo non ci vede ed è cieco. Gesù risponde con un'appropriata catechesi sulla sua missione. Non attribuisce nessuna colpa e responsabilità per una carenza di ordine naturale e connaturale all'essere umano, ma fa di questa debolezza un'altra opportunità per trasmettere agli apostoli e discepoli il suo messaggio di salvezza. Quel messaggio che Gesù tiene a sottolineare nel fatto che egli è la luce che dirada le profonde tenebre del mondo che è il peccato. L'adesione a Cristo, il riacquistare la vista ed il vedere non è altro, nel testo del vangelo, che il raggiungimento di quella condizione di grazia che è salute spirituale, è la fede in Cristo, unico salvatore dell'uomo.

Sul tema della luce è strutturata anche la seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni, nella quale l'Apostolo focalizza la riflessione proprio sul fatto che i cristiani venuti alla fede, hanno abbandonato la situazione di tenebra in cui stavano, per la mancanza di Dio nella loro vita, e si sono immessi su un percorso di luce, tanto che la loro vita è una via di luce e gloria nonostante debba attraversare le tante valle di lacrime dell'esperienza umana e terrena. Chi è toccato e preso da questa luce abbagliante che è Cristo non può rimanere come prima, ma è necessitato a cambiare vita e dare spessore morale alle proprie azioni. Azioni che si traducono in ogni bontà, giustizia e verità.

Nel contesto della parola di Dio di questa quarta domenica ha una sua precisa valenza anche la prima lettura di oggi, tratta dal primo libro di Samuele, nella quale è descritta la consacrazione di Davide a re del popolo eletto. Re Davide rappresenta la figura di Cristo Re e ne anticipa la missione e la funzione in mezzo al Popolo d'Israele. Gesù Cristo, infatti, per via genealogica della casa di Giuseppe, lo sposo castissimo di Maria, può entrare nella storia del popolo ebraico, come discendenza di Davide. Ecco perché storicamente si può attribuire a Lui il titolo di Re. Lo stesso titolo che Gesù rivendica durante il processo che lo condurrà alla condanna a morte per opera di Pilato. E fu lo stesso Pilato a fissare nella iscrizione sulla testa del Crocifisso il motivo della condanna. "Gesù Nazareno, Re dei Giudei". La regalità di Cristo fu è continua ad essere di altra natura rispetto a quella esercitata da Davide. Egli è il Re della pace, della misericordia e della bontà. A questo singolare Re vogliamo rivolgerci anche oggi per chiedergli tutto ciò che è necessario per la nostra personale santificazione a partire da quella fede, molto spesso incerta, labile, messa in crisi e non curata per andare alla ricerca di altre presunte certezze che non sono Cristo, nelle verità da lui proclamate e consegnate alla Chiesa perché ne facesse oggetto di impegno esistenziale in prospettiva dell'eternità.

 

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