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TESTO Commento su Dn 3,40

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della III settimana di Quaresima (26/02/2008)

Brano biblico: Dn 3,40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Dalla Parola del giorno

Non c'è delusione per coloro che confidano in te.

Come vivere questa Parola?

In questo testo del profeta Daniele ha grande rilievo quanto abbiamo evidenziato qui, in una preghiera che il profeta eleva a Dio durante uno dei periodi più duri della storia di Israele: nella grande persecuzione del re assiro Antioco IV epifanie. Tutto è stato distrutto, perfino il tempio di Gerusalemme è stato profanato e dedicato a Giove Olimpio, come è narrato nel secondo libro dei Maccabei, ma è dentro il "cuore contrito e umiliato" che anche la grave disavventura si riscatta, diventa sacrificio offerta di amore a Dio: un modo per stare con lui, nella richiesta di perdono per il peccato e nel ringraziamento colmo di pace.

Ed è qui che si evidenzia il senso profondo del volgersi a Dio come a un Padre, in Gesù – Mediatore di grazia e salvezza. Allora la vita ha senso e la fiducia, invece di 'bruciarsi' nelle ore più gravi, si ravviva nella continua preghiera che consiste poi nella continua certezza che il Signore, Lui per primo, è ricolto a noi e ci ama, trae il bene anche dal male e ci salva.

La tentazione è quella di appoggiare la nostra speranza su realtà che il tempo sgretola o cambia, rende deludenti, nella loro finitezza. E la nostra società, anche con gli incentivi massmediali, è lì a esaltarli alla grande così che, proprio per questo, più decisamente poi deludono.

Nel mio rientro al cuore, mi soffermo a considerare come la corsa al denaro facile, al carrierismo, alle varie mode, al voler primeggiare e avere prestigio sono realtà che prima o popi deludono. C'è una cosa sola che non frana e non delude: l'amore di Dio per me.

Gesù, fammi uomo/donna di speranza. Fa' che, ogni giorno, aprendo gli occhi io gioisca per il dono del tuo esserci; del tuo tenermi saldamente nelle tue mani. Io confido in te e a te mi consegno, con gioia.

La voce di un grande umile vescovo

Speranza è credere nell'avventura dell'amore, puntare sugli uomini e saltare allo scuro fidando in Dio.
Hèlder Camara

 

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