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TESTO Commento su Matteo 18,21-35

Comunità Missionaria Villaregia (giovani)  

Martedì della III settimana di Quaresima (26/02/2008)

Vangelo: Mt 18,21-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,21-35

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Il tema del vangelo di oggi è il perdono. Pietro un giorno, "sparando un po' alto" si avvicina a Gesù e gli chiede: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". 7 è per l'ebreo il numero della totalità. Era la misura massima della proposta umana, la disponibilità a perdonare solo fino a 7 volte. Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma sino a settanta volte sette".

Settanta volte sette è un modo per dire sempre, all'infinito, illimitatamente, è la misura di Dio, che è una DIS-MISURA.

Gesù ci fa comprendere questa dismisura con la parabola del re che condona al servo un debito di diecimila talenti. Una somma astronomica! (cinquantacinquemilioni di lire oro). Il servo invece non è capace di condonare nemmeno cento denari, una cifra in confronto irrisoria, meno di cento lire oro. Un denaro era la paga giornaliera di un operaio. Uno studioso, O. Knoch, fa notare che "le rendite annuali di Erode il Grande ammontavano a novecento talenti e l'intera Galilea e Perea nel 4 a.C. avevano avuto un gettito fiscale non superiore ai duecento talenti". L'esasperazione della cifra è intenzionale per mettere in risalto la misura sproporzionata tra il condono fatto dal re e la non disponibilità a condonare il debito del servo. Una dis-misura divina e una misura umana. Il fatto viene riferito al re il quale fa' chiamare il servo e gli dice: "Come, io ti ho condonato un debito cosi enorme e tu non sei stato capace di condonare il piccolo debito a un tuo simile che ti pregava?". E fa gettare anche lui nella prigione, finché non abbia pagato il debito.

Dalla parabola appare chiaramente perché si deve perdonare: perché Dio per primo ha perdonato e perdona noi! L'uomo diventa capace di perdonare, proprio perché per primo è stato perdonato. L'uomo, creato a immagine di Dio, ha ricevuto una dis-misura, una capacità massima di perdonare secondo il cuore di Dio che è infinita misericordia.
Se peccare è umano, perdonare è divino.

Come perdonare? E Gesù conclude la parabola, dicendo: "Cosi anche il Padre mio celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello". Gesù ci invita a perdonare di cuore. Perdonare nel cuore, perdonare con tutta la persona, impegnando la parte più profonda e intima di noi stessi, il cuore, la sede dei sentimenti, sradicare lì le radici dell'odio per piantarvi quelle del perdono. Quante scuse per non perdonare.

Qualcuno potrebbe dire: ma perdonare settanta volte sette non è un incoraggiare l'ingiustizia e dare via libera alla prepotenza? No, il perdono cristiano non esclude che tu possa anche, in certi casi, denunciare la persona e portarla davanti alla giustizia, soprattutto quando sono in gioco gli interessi anche di altri. Il perdono cristiano non ha impedito, per fare un esempio a noi vicino, alle vedove di alcune vittime del terrore o della mafia di ricercare con tenacia la verità e la giustizia sulla morte dei loro mariti.

Ma non ci sono solo i grandi perdoni, in casi tragici; ci sono anche i perdoni di ogni giorno: nella vita di coppia, sul lavoro, tra parenti, tra amici, colleghi, conoscenti. Come non ricordare l'inesorabile incapacità di rimettere debiti da parte di nazioni opulente nei confronti di popoli ridotti allo stremo, senza riflettere per un istante a quanto quelle nazioni devono a Dio, il Creatore di tutto.

Molti dicono: "Io vorrei perdonare, ma non ci riesco. Non riesco a dimenticare; appena vedo la persona, il sangue mi ribolle..." A queste persone possiamo dire: non ti preoccupare di quello che senti. E' normale che la natura reagisca così. L'importante non è ciò che senti, ma ciò che vuoi. Se vuoi perdonare, se lo desideri, hai già perdonato. Non devi attingere da te stesso la forza di perdonare (che non hai), ma da Cristo.

Perdono è dunque una ricerca, una scoperta, una conquista. Nel percorrere le strade polverose della missione rimaniamo colpiti dai volti delle persone. In un tessuto socioculturale lacerato, in un contesto in cui le conseguenze della povertà a tutti i livelli hanno irreversibilmente intaccato la vita di tante persone, il perdono diventa, spesso, l'unica via d'uscita, l'unica risposta a situazioni altrimenti insostenibili. Il perdono, realtà umana e divina, è per tanti il solo mezzo che permette di superare l'angoscia, la desolazione, permette di risanare ferite recondite e profonde. In questi anni, molte persone hanno condiviso con noi la loro esperienza di riconciliazione. Le custodiamo come perla preziosa, come miracolo dell'amore e della misericordia:

Abbiamo conosciuto Roberta circa due anni fa. Era un'adolescente dai lineamenti delicati... eppure un velo di tristezza sembrava essere steso sul suo volto. Dopo i primi incontri, abbiamo saputo che suo padre era morto assassinato per essere stato testimone, durante il suo lavoro di poliziotto, di un intrigo tra "guangues" (bande).

Tante volte, Roberta ha espresso la sua difficoltà di accettare la morte del papà e di perdonare il responsabile di questa disgrazia. Un giorno, ci ha confidato: "Quando incontro per strada l'uomo che ha ucciso mio padre, mi sento come sconvolta, sto male... Non riesco ad alzare lo sguardo, non l'ho mai guardato in faccia... è più forte di me".

Mesi fa', dopo una celebrazione eucaristica, Roberta ci è venuta incontro raggiante. Commossa, ci ha raccontato l'esperienza che aveva vissuto: "Durante l'omelia, mi sono accorta che l'assassino di mio padre, passando per strada, si era fermato sulla soglia del garage che funge da cappella. Inizialmente, ho avuto la stessa sensazione di sempre. Di tanto in tanto, guardavo con la coda dell'occhio per vedere se era ancora lì o se fosse andato via. Sorpresa, constatavo che si era proprio fermato a Messa. Durante la consacrazione, ho chiesto al Signore che venisse in mio aiuto perché potessi perdonare sinceramente questo fratello che mi ha fatto tanto soffrire... Al momento del segno di pace, ho sentito sprigionarsi dentro di me una forza che non avevo mai sperimentato. Per la prima volta, ho desiderato avvicinarmi a lui e così, guardandolo in faccia, gli ho detto: 'La pace sia con te'. Dopo aver pronunciato queste parole, mi sono accorta che la pace che avevo augurato a lui era discesa in me e abitava il mio cuore. Capite? L'ho perdonato... Quasi non riesco a crederci: ho perdonato l'uomo che ha ucciso mio padre!" (Comunità di Campo Limpo)

Pregando il Padre nostro, riflettiamo in questa settimana sulle parole: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Davvero abbiamo perdonato? Quante volte? Passiamo a fine giornata in rassegna quante volte siamo riusciti a perdonare e quante volte siamo stati invece perdonati. Allo stesso modo il Signore ci concede la pace del perdono; possiamo riposare tranquilli sapendo che il bilancio è alla pari: tanti piccoli crediti ho condonato, tanti grossi debiti mi sono stati condonati. Ti assicuriamo è un bilancio che puoi fare a fine giornata... migliore della finanziaria di qualsiasi governo.
Parola chiave: Non stancarti di perdonare

 

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