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TESTO Commento Giovanni 9,1-41 (forma breve: Giovanni 9,1.6-9.13-17.34-38)

mons. Ilvo Corniglia

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (02/03/2008)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Le prime letture delle domeniche di Quaresima richiamano in modo articolato le diverse tappe della Storia della Salvezza, orientata a Cristo: l'umanità delle origini (I Domenica), la vocazione di Abramo (II Domenica), il popolo di Israele che nel deserto Dio disseta con l'acqua sgorgata dalla roccia, simbolo di Cristo (III Domenica). Nell'attuale domenica il brano del I Libro di Samuele (1Sam. 16,1-13: I lettura) narra l'elezione e l'unzione regale di David, antenato e figura del Messia.

Nel brano evangelico di questa domenica (seguiamo la forma breve) domina il tema della luce (cfr la II lettura). Tutta la trama del racconto si comprende a partire da un'affermazione di Gesù (all'inizio del brano completo); "Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo" (v.5). Ecco chi è Gesù per l'uomo: la luce che rischiara la sua esistenza e la riempie di significato. E' colui che dona la luce della fede. Infatti il cieco rappresenta l'uomo che non crede. Ma Gesù lo guarisce: fisicamente e anche spiritualmente. Alla luce piena della fede il "cieco nato" arriva attraverso un itinerario lento e laborioso (come era avvenuto per la samaritana).

Gesù passa, vede un cieco, un pover' uomo che da anni sta seduto in quel posto a chiedere l'elemosina. Si ferma, non va oltre. Lo ama. Gli si avvicina e lo tocca con tenerezza. Poi gli comanda: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe, che significa Inviato". "Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva" (v.7). La guarigione non è frutto di qualche magia. E' molto più semplice: basta obbedire alla parola di Gesù.

Così anche per noi è possibile rivivere questa storia: è sufficiente lasciarsi toccare il cuore dal Vangelo, ascoltando cioè e mettendo in pratica la parola di Gesù, e immergerci nella "piscina di Sìloe" (che significa "Inviato" e quindi Cristo stesso), cioè incontrare Gesù nei Sacramenti. Saremo, così, guariti dalla cecità e potremo accorgerci di chi ci sta attorno. E saremo capaci di stendere a nostra volta le mani per toccare con affetto chi è solo, chi è bisognoso, chi chiede amicizia. O meglio, permetteremo a Gesù di agire Lui stesso attraverso di noi.

Tutto il racconto, però, intende sottolineare in modo molto accentuato due atteggiamenti contrapposti davanti al medesimo fatto (il miracolo della guarigione del cieco), o meglio davanti alla medesima persona, Gesù.

Da una parte c'è l'atteggiamento del cieco che, guarito fisicamente, giunge grado grado all'illuminazione totale, che è la luce della fede in Gesù. L'evangelista descrive, appunto, l'itinerario della fede cristiana nel suo progressivo chiarificarsi: per il cieco Gesù è dapprima "l'uomo che si chiama Gesù" (v.11) e che lo ha guarito: un uomo, cioè, che si è interessato di lui e gli ha voluto bene concretamente. In un secondo momento lo riconosce come "un profeta" (v.17); quindi uno che viene da Dio, cioè un suo inviato (v.33). Infine (è l'ultima tappa), in un incontro personale Gesù gli si rivela come il "Figlio dell'uomo", cioè come il Signore e Giudice universale, colui che viene dal cielo per radunare gli uomini e renderli partecipi della vita di Dio (Gv 1,51; 3, 14-15; 6, 62-63). Allora, prostrato a terra, il cieco guarito professa la sua fede piena: "Credo, Signore!" (vv.35-38). Una fede che è cresciuta in un contesto di ostilità.

Secondo l'evangelista, nel corso della storia si svolge un grande processo dove l'imputato è Gesù e ogni uomo è chiamato a prendere posizione, a scegliere se stare con Gesù oppure contro di Lui. Non è possibile rimanere neutrali. Il cieco guarito si schiera dalla parte di Gesù e per questo si espone alla persecuzione. Ma nelle difficoltà la sua fede matura e la sua testimonianza si fa più decisa. La fede può esigere una rottura violenta col mondo e con la sua logica. Può comportare l'esclusione dalla comunità: il cieco, infatti, viene espulso dalla comunità come peccatore (v.34). Perfino i suoi genitori si rifiutano di appoggiarlo. Una fede senza complessi, coraggiosa: il cieco si trova praticamente solo e contro tutti nel difendere Gesù, nel testimoniare in suo favore. Una fede, quindi, che espone alla solitudine. Ma questa solitudine è riempita dall'incontro permanente con Cristo.

Mentre il cieco vede sempre più, dall'altra parte gli avversari diventano sempre più ciechi. Tutto questo si coglie con più evidenza nella forma lunga del testo (vv.39-41). Veramente l'uomo, come ha la possibilità di aprirsi alla fede, porta anche in sé il terribile potere di accecarsi, cioè di fabbricarsi delle buone ragioni per non vedere, di crearsi delle false evidenze, di rifiutarsi di aprire gli occhi dicendo che "vede". E' una tragica tentazione in continuo agguato nella nostra vita. In ogni azione che compiamo noi decidiamo sempre di sbarrare porte e finestre oppure di aprirle all'invasione della luce (cfr. Ef.5, 8-14: II lettura).

Come l'acqua nel racconto della samaritana, così la luce è simbolo del Battesimo, che nella Chiesa antica era chiamato anche "illuminazione". Così pure i battezzati erano detti anche "illuminati". Cfr. l'antico inno battesimale "Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" (Ef. 5,14). Si noti inoltre: "Si lavò" e "ci vedeva" (Gv 9,7).

Attraverso quelle azioni speciali che la Chiesa compie accompagnandole con la parola di Gesù, cioè i Sacramenti, è Gesù stesso che opera: "Pietro battezza? Cristo battezza" (sant'Agostino). Sono le sue mani che toccano l'uomo e lo risanano. Così, nel Battesimo Gesù, che è la luce vera del mondo, illumina interiormente l'uomo e lo rende nuova creatura, figlio di Dio.

In corrispondenza al messaggio contenuto nel testo evangelico, quasi in un vero contrappunto musicale, san Paolo ricorda che l'esistenza e l'attività del battezzato sono un'esistenza e un'attività luminose: "Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore". Luce come Cristo stesso, che è "la luce del mondo":"Comportatevi perciò come figli della luce", cioè "cercate di capire ciò che è gradito al Signore".

L'ascolto di questo brano, perciò, può aiutarci a riscoprire il significato del nostro Battesimo e l'identità di Gesù. Come fare? Ripercorrendo di tappa in tappa il medesimo itinerario del cieco guarito (come anche della samaritana).

In quanto credenti, sappiamo che Cristo è la luce, è colui che, col dono della fede, nel nostro Battesimo ha aperto i nostri occhi rendendoci capaci di vedere la realtà: la realtà di Dio e la realtà del mondo con gli occhi stessi di Dio. Tale dono, però, impegna al contatto costante con Cristo luce e alla testimonianza instancabile della fede.

Paul Claudel in una sua opera mette in bocca a un cieco questa domanda: "Voi che ci vedete, che ne fate della luce?" E' una domanda che milioni di ciechi spirituali rivolgono oggi ai cristiani: "Voi che credete in Cristo che ne fate della vostra fede?"

A che punto mi trovo nel cammino di fede? Permetto a Gesù di guarirmi col Vangelo e con i Sacramenti, oppure sono ancora cieco o miope?

In che misura faccio mia la professione: "Io credo, Signore"?

Più si crede e più si testimonia. Ma anche, più si testimonia e più cresce la fede. "La fede si rafforza donandola". (Giovanni Paolo II)

Com'è la mia testimonianza? Timida? Superficiale? Convinta? Entusiasta?

 

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