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TESTO Commento su Matteo 23,1-12

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della II settimana di Quaresima (19/02/2008)

Vangelo: Mt 23,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

E non fatevi chiamare 'maestri' perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.

Come vivere questa Parola?

Tutto il Vangelo è centrato attorno alla persona di Gesù, il Maestro. E lui non è tale perché insegna una dottrina, ma perché vive un incontro. L'incontro con il Padre, prima di tutto, e l'incontro con la gente, in modo particolare con i suoi discepoli.

E' chiamato Maestro appunto perché ci sono uomini che lo seguono, che egli educa, che forma per mandarli a portare la lieta notizia del Vangelo.

Dopo che ha eletto e chiamato a sé i suoi più intimi, continua la sua attività pubblica su due piani: si rivolge alla folla, e insegna, ma poi parla ai discepoli, a questo gruppo particolarmente curato, gente chiamata proprio per stare in contatto con lui. "Tutto questo perché Gesù vuole prendersi cura di quello che avviene nel cuore degli uomini".

Egli crede profondamente alla sua missione di Maestro, cioè di qualcuno che educa con la propria vita prima che con la sua dottrina.

Allora le parole riportate dai Vangeli "E non fatevi chiamare maestri". Sono da intendere bene. Non significa che in una comunità cristiana non ci siano dei maestri, quelli che insegnano, i catechisti, i preti, e i vescovi. Ci vogliono le persone che, in spirito di servizio diventano mediatori della Parola. Esiste tuttavia il rischio che tali compiti vengano esercitati senza riferimento a Dio.

Allora si valuta la persona per il suo ruolo e non per quello che rappresenta, cioè un sacramento della presenza del Signore fra noi. Non è facile, anche in famiglia, con i figli, sul lavoro, con colleghi o dipendenti, mettersi sempre ai piedi dell'altro, non ritenersi superiori a motivo delle proprie doti, di strumenti culturali più abbondanti, di cariche ricevute.

E' necessario, per mantenersi in questa posizione di servitori della Parola, tanta preghiera attraverso la quale si può percepire il proprio limite e, confrontandoci con l'unico Maestro, non ritenersi superiori agli altri.

La mia preghiera di oggi sarà: "Signore Gesù, mio unico Maestro, educa il mio cuore e rendilo umile e mite come il tuo".

La voce di un biblista

I discepoli riconoscono il maestro autorevole perché insegna quello che vive e mediante quello che fa', in forza di quello che è. I discepoli riconoscono il maestro, impareranno a riconoscere in modo sempre più preciso, più intenso il valore, l'identità del loro maestro proprio in quanto è colui che si prende cura di educarli nell'intimo del cuore.
Pino Stancari

 

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