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TESTO Questi è il mio Figlio amato, ascoltatelo!

padre Antonio Rungi

II Domenica di Quaresima (Anno A) (17/02/2008)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Celebriamo oggi la seconda domenica di Quaresima. Prosegue il nostro itinerario verso la Pasqua, facendo tesoro di quanto il Signore ci suggerisce attraverso la sua Parola, che ascoltiamo nelle nostre assemblee domenicali.

Le domeniche di Quaresima hanno una speciale importanza per quanto attiene la progettazione della vita personale nell'ambito della settimana. Essa, infatti, ci dà l'input per operare in modo coerente con quanto ascoltiamo dalla Parola di Dio. Ed oggi il testo del Vangelo di Matteo ci indirizza verso la valorizzazione piena della Parola di Dio, che poi coincide con Cristo, il Verbo di Dio, la Parola unica e definitiva di Dio all'umanità. Il Vangelo, infatti, ci racconta la Trasfigurazione di Cristo sul Monte Tabor, alla presenza di tre apostoli (Pietro, Giacomo e Giovanni), con l'ausilio di due autorevoli voci dell'Antico Testamento, che sono Mosé ed Elia, l'uno il Patriarca e il Conduttore verso la Terra Promessa, l'altro il grande Profeta della Contemplazione e della preghiera.

Il mistero della trasfigurazione che viene oggi posto alla nostra attenzione e alla nostra meditazione è un invito chiaro e preciso a fare di Cristo il centro della nostra vita, Lui che è Luce e Verità, Lui che è pace e beatitudine. Proprio perché in Cristo l'uomo ritrova il senso della sua vita nel tempo con una chiara prospettiva eterna, deve egli avvertire questa necessità di non staccarsi da Lui. Il paradiso che i tre discepoli scelti da Gesù perché vedessero e sperimentassero, anche se per pochi attimi, cosa significa immergersi in Dio e toccare con mano la bellezza e dolcezza dei beni futuri, indica la nostra ultima meta, versa la quale siamo diretti. La professione della fede nell'eternità, necessita ogni giorno di discendere dal mondo delle illusioni e delle certezze terrene per affidarsi e farsi guidare da chi questa eternità è nella sua stessa natura, perché Figlio di Dio, quel Gesù Cristo che deve morire per dare risurrezione, deve soffrire per dare gioia a chi gli è vicino o comunque è figlio di Dio ed è creatura umana. La lezione che ci viene dal monte Tabor è un insegnamento che attraversa il tempo e che rimane nella sua freschezza ed originalità, in quanto delle persone umane, fragili e deboli hanno la possibilità di capire cosa significhi camminare verso l'ultimo destino, cioè verso quella Patria Celeste, ove Santissima ci attende con tutti i santi, i beati, gli angeli e la Madonna.

Per camminare speditamente verso questa patria bisogna lasciare ogni cosa e tutto e seguire la voce di Dio. Questo è quanto ci invita a meditare oggi la prima lettura, tratta dal Libro della Genesi e che pone alla nostra attenzione il grande uomo di Dio, Abramo, patriarca del popolo eletto, figura eccezionale per molti versi e soprattutto per quella straordinaria fiducia di riporre in Dio ogni sua legittima attesa.

Il partire di Abramo sulla Parola del Signore è il partire di ogni uomo, da quando concepito nel grembo dalla sua mamma viene poi alla luce ed inizia il cammino della vita terrena, nella continua e sollecita preparazione della vita eterna. Un cammino incerto, problematico, che chiede rinunce grandi, come chi vuole vivere senza compromessi la propria fede. Un cammino che chiede di sacrificare le cose più belle ed importanti della propria vita, come nel caso di Abramo che invitato a sacrificare il suo figlio Isacco, prefigura, il primo di Dio-Padre, ed il secondo del Figlio di Dio, Gesù Cristo, che muore sulla croce per riscattare tutti noi.

Un messaggio che comprendiamo nella sua giusta portata teologica e dottrinale nella seconda lettura di oggi, tratta dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo, nella quale è detto con esattezza chi è Gesù Cristo e chi è l'uomo redento da Lui nel mistero del Calvario.

Gesù nella sua morte e risurrezione ci indirizza verso la vera comprensione del senso della vita umana, che non è una vita per la morte, ma una vita per la vita. La prospettiva eterna è qui messa in chiara evidenza e noi non possiamo non fare tesoro di quello che leggiamo nel testo sacro. Un testo che invita a riporre tutta la propria fiducia in Dio, sia su questa terra e sia nell'eternità

Noi questa fiducia, questo abbandono li vogliamo dimostrare ogni giorno e farli affiorare nella nostra vita come in quella degli altri, soprattutto di quelli che ci sono più vicini. Essere, infatti, testimoni dell'amore, della pace, della risurrezione, dell'eternità è compito di ogni buon cristiano, soprattutto in questo nostro tempo segnato da troppe false illusioni che l'uomo coltiva nel suo andare verso mete imprecise, confusione, disorientanti e confusionarie, è quanto ci chiede la Parola di Dio oggi, ben sapendo che molti dei cristiani che fanno esperienze paradisiache nella preghiera, nell'ascolto della parola di Dio, nella partecipazione alla mensa del Signore devono condividere con gli altri ciò che portano nel cuore e motiva ogni loro decisione.

Vogliamo perciò confermare anche attraverso l'impegno personale della preghiera e della contemplazione della Passione del Signore quello che diciamo oggi nell'assemblea eucaristica all'inizio della Santa Messa: "O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria. Amen.

 

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