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TESTO Verso la promessa

don Marco Pratesi  

II Domenica di Quaresima (Anno A) (17/02/2008)

Brano biblico: Gen 12,1-4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Tra i primi undici capitoli della Genesi e il dodicesimo, l'inizio della storia di Abramo, esiste una cesura: prima si era nella protostoria, adesso nella storia. Tuttavia non si deve dimenticare anche l'aspetto complementare: dal momento che la protostoria fonda e illumina tutta la storia seguente, di Israele e non, essa va messa in rapporto con la storia di Abramo.

Il racconto del diluvio rappresenta un tentativo di Dio di "raddrizzare" una situazione distorta. Di fronte al male, Dio usa le maniere forti, ma si tratta di un tentativo che fallisce: alla fine egli deve costatare rassegnato che il cuore umano è irretito dal male (cf. Gn 8,21). Adesso, con Abramo, Dio tenta una nuova strada: non più distruggere, ma educare l'uomo, insegnandogli con pazienza che può fidarsi di Dio.

Con questo siamo anche ad Adamo, in quanto egli ha peccato proprio diffidando di Dio, volendo percorrere una sua strada verso la vita, e per questo si è ritrovato fuori dall'Eden, esiliato dalla sua patria. Adamo deve tornare alla casa che ha perduto, e perciò deve prima - in Abramo - abbandonare quella patria fittizia ove si è nel frattempo installato. Abramo imparerà che il suo luogo proprio, la sua patria, è Dio, e che di lui ci si può fidare, perché ha davvero a cuore la vita dell'uomo.

Questa economia non ha soltanto una dimensione individuale, ma anche sociale: la promessa di Dio ad Abramo investe anche la famiglia umana. I babeliti avevano voluti farsi un nome da soli: Abramo deve imparare che quello è un vicolo cieco. Secondo la promessa, Dio stesso si incaricherà di fargli un nome grande, facendolo primo polo aggregativo di una umanità nuova, alternativa a quella che a Babele ha fallito - e continua a fallire - nella costruzione di una unità senza Dio. La chiamata di Abramo ha fin dall'inizio un orizzonte universale, e continua ad interpellarci: come e su che cosa si costruisce l'unità della famiglia umana?

Tutto questo presuppone però che Abramo sia disponibile a rischiare in proprio, ad "andarsene per proprio conto" ("vai per te", "vai per tuo conto", recita il v. 1), a seguire questa voce interiore che abita molto più in profondità di qualsiasi altra voce proveniente dall'esterno: consuetudini, condizionamenti familiari, sociali, religiosi. Egli deve rimanere fedele a questa voce che si porta dentro, proteggerla dal vocìo che dentro gli si affolla. Così, ascoltando quella voce, egli diventerà benedizione per sé e per la famiglia umana.

Il discepolo di Gesù, testimone con gli apostoli della gloria del suo volto, oramai lo sa: si tratta della voce del Padre, che nello Spirito addita il Figlio e proclama: "questi è il mio figlio amato: ascoltatelo" (Mt 17,5). Alla luce del suo volto e del suo Vangelo, camminiamo verso l'adempimento della promessa.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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