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TESTO Il preludio della gloria

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica di Quaresima (Anno A) (17/02/2008)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Lo scoraggiamento e il disanimo nelle lotte per conseguire i nostri obiettivi è non di rado il nemico più grande contro il quale combattere poiché la tentazione di gettare la spunga molte volte è l'inzio della disfatta e si può precipitrare nel vuoto proprio quando decidiamo di non perseverare più. Anche Paolo in qualche luogo afferma che la disperazione è l'arma del demonio.

Nella nostra fede in Dio poi, se prestiamo attenzione, riscontriamo come molto spesso si verifichi il preludio della vittoria, cioè l'anticipazione della gloria della meta da conquistarsi, il che sprona maggiormente e rinnova lo zelo nel cammino. Nella prima lettura si legge di Abramo che è invitato a partire dalla sua terra per un luogo sconosciuto e lontano, tuttavia consolato dal fatto che non sta affidandosi al caso ma che chi lo invita a partire realizzerà certamente un progetto su di lui; quindi la comunione con il Signore nel cammino è già un anticipo della conquista della terra e ancora più rassicurante era la bendzione da lui ricevuta. Certo, la strada da percorrere sarà lunga e le difficoltà non mancheranno di disorientarlo nel viaggio, tuttavia il fatto di essere sostenuto dal Signore che gli fa una promessa comporta che il percorsio ventga afrontato con determinazione e senza indugio. Abramo fra l'altro rappresenta nella Bibbia la fede per la quale ogni cosa è possibile e appunto ci richiama alla fede come incondizionato abbandono alla volontà del Signore che è sinonimo di certezza.

Nella pagina del vangelo odierno si riscontra un saggio della gloria futura che rende inequiparabili i sacrifici e le rinunce della Quaresima; anzi, che ci ragguaglia su come noi saremo meritori del premio solo in conseguenza delle fatiche: Pietro, Giacomo e Giovanni strabiliano nel vedere il loro Signore trasfigurato. Lo avevano conosciuto infatti – più che altro- come il loro compagno nonché maestro e confidente, organizzatore della loro attività missionaria. Magari lo avevano certamente riconosciuto come il Signore e Messia, tuttavia forse poche volte si erano soffermati su quest'ultimo aspetto della sua vita.

Adesso avviene la scena in cui Egli, in senso ottico e tattico, si manifesta nella sua gloria piena quale Figlio di Dio, prefigurato dalla Legge (Mosè) e dai Profeti (Elia); la nube, che già altrove nella scrittura attesta al divino, discende su di Lui e su quegli "strani" interlocutori appunto per attestare che Egli è Dio come il Padre. E tale avvenimento ha luogo proprio nei giorni in cui Pietro, Giacomo e Giovanni, assieme agli altri apostoli hanno appreso che il loro maestro è destinato alla crocifissione(Cfr. Mt 17, 21-23), il che non è affatto casuale: se prima Gesù aveva rimproverato Pietro nel suo tentativo di distoglierlo dal raggiungere la capitale giudaica ("Allontanati da me, Satana"), adesso sta mostrando a lui e ai suoi compagni la necessità di tale viaggio e di tale, conseguente, patibolo: il Maestro che verrà crocifisso è lo stesso che sarà glorificato, al quale la morte non potrà recare scalfitura alcuna e che resterà il Signore della gloria per sempre.

Nel contesto triste dell'itinerario verso Gerusalemme la trasfigurazione del Signore è un preludio alla Pasqua, cioè alla gioia della Risurrezione e alla gloria che in futuro attende gli apostoli. Nel contesto ravvicinato della Quaresima essa è preludio della gioia che ci verrà data nella Pasqua. Nel contesto immediato della vita è il preludio della nostra vittoria sulle ansie e le difficoltà. In tutti i casi il "preludio", appunto perché anticipo della ricompensa ci incute forza e coraggio, rendendoci perseveranti e speranzosi nella lotta, giacché è un anticipo della giusta condecorazione dei nostri meriti che invita a fissare lo sguardo sulla meta e non sulle sole difficoltà.

Vale la pena quindi affidarsi alla grazia di Dio. E appunto la fede non è altro che il disporsi verso il Signore inogni caso, anche quando questo debba costarci rinuncia, fatica e apprensione.

In questo tempo propizio di quarante giorni, che non si deve ridurre al solo calendario liturgico ma che interessa tutta la nostra vita, possiamo affermare di essere spronati e motivati nell'esercizio della nostra fede in quanto il coraggio ci deriva dal preludio della promessa realizzata. Il preluio di gloria.

 

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