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TESTO Commento su Is 58,6

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Venerdì dopo le Ceneri (08/02/2008)

Brano biblico: Is 58,6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

Come vivere questa Parola?

In questo periodo quaresimale la Parola che la Chiesa ci propone ci invita ripetutamente all'impegno dell'ascesi, di cui è tipico il digiuno.

Il digiuno, tuttavia, come ogni sforzo ascetico, lungi dall'essere una presa di posizione contro il corpo, anche se mediante una certa astensione dai cibi si è condotti a dominarne le propensioni viziose della gola, dell'ira, della lussuria ecc., è intimamente legato a due realtà: quella del primato dell'amore e quella della Passione e Morte di Gesù.

Quanto al rapporto col mistero di Gesù che soffre e muore per la nostra liberazione basta pensare che nell'insegnamento degli Apostoli, (Istruzioni raccolte in un antichissimo libro del Il secolo: Didaché) si raccomanda ai cristiani di digiunare il venerdì, giorno della morte del Signore, per 'essere' a Lui più intimamente uniti.

Quanto al rapporto con la carità, col primato dell'amore, lo stesso Isaia nella lettura di oggi ce ne indica il nesso. Il digiuno consiste nello "sciogliere le catene, togliere i legami, rimandare liberi, spezzare ogni giogo".

Oggi, nel mio rientro al cuore, esaminerò il significato che io do al digiuno: potrebbe nascondere una preoccupazione per il mio corpo (attenzione del peso) rivestita di slancio ascetico; potrebbe essere un esercizio di volontà finalizzato a conseguire uno scopo di autocontrollo; potrebbe essere un modo per dedicare il tempo della preparazione e consumazione dei pasti 'a far compagnia' a Gesù. Il criterio di discernimento? Le parole di Isaia: se cioè l'amore, la carità per il fratello e la sorella sono a fondamento del mio digiunare.

La voce di un antico Padre

L'uomo che si è liberato dal giogo delle passioni che lo opprimono non fa più distinzione tra connazionali e stranieri, credenti e non credenti, schiavi o liberi. Essendo liberato interiormente, ha buone disposizioni verso tutti.
Massimo il Confessore

 

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