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TESTO Al banco delle imposte...

Messa Meditazione  

Sabato dopo le Ceneri (09/02/2008)

Vangelo: Lc 5,27-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,27-32

27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Lettura

Gesù dopo aver guarito un paralitico, si trova per strada e, mentre cammina, incontra un pubblicano di nome Levi. È un peccatore "riconosciuto", e potrebbe essere da tutti considerato non adatto al Vangelo. Ma per Gesù non c'è nessuno inadatto al Vangelo, neppure il peggiore dei peccatori. Appena lo vede, Gesù lo chiama ed egli, subito, come hanno fatto i primi discepoli, si alza, lascia il suo banco e si mette a seguire Gesù.

Meditazione

È una gioia grande essere guardati e chiamati da Gesù, perché i suoi occhi e la sua voce dicono un amore senza confini, eterno, fedele. Levi ne ha fatto l'esperienza, non dopo la conversione, ma mentre ancora si trovava al banco delle imposte, impegnato in un lavoro poco pulito. Ha capito quello che poi avrebbe compreso san Paolo: "Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). Questo mentre, così importante, non è stato accettato dai farisei e dagli scribi. Si domandavano: "com'è possibile che un maestro nella fede ami una persona ancora immersa nel suo peccato?". E non era poi difficile, per loro, fare il passo successivo: "Allora ama il peccato". Al contrario, Gesù con Levi ha mostrato l'atteggiamento di Dio, che non ci ama nonostante il peccato, ma ci ama nel nostro peccato, per portarcene fuori. Levi l'ha intuito e per questo prepara un grande banchetto: vuol celebrare la misericordia del Signore. L'errore dei farisei non consisteva, quindi, solo nel giudicare i pubblicani, ma nel definire quale doveva essere il modo di fare di Dio: aspettare il cambiamento per dare amore. Spesso il nostro sguardo su noi stessi e sul prossimo non assomiglia a quello di Cristo, ma a quello degli scribi. Vediamo il peccato solo come ciò che ci separa da Dio e non come una realtà – che è parte di noi, perché nessuno può dirsi sano –, nella quale il Signore non teme di entrare per guarire. In questo caso, Dio non sa aspettare: gli basta un cuore disponibile, anche se ancora malato, per entrare. Come diceva qualcuno: Dio non ci ama perché siamo buoni, ma ci rende buoni perché ci ama.

Preghiera

Donami, Signore, di fare l'esperienza di Levi, donami di capirti nella verità, di percepirmi amato, voluto, cercato da te sempre e di non aspettare di cambiare per buttarmi tra le tue braccia.

Agire

Metto a confronto la mia vita con quella di Levi e lascerò che il suo coraggio di abbandonare tutto per il Signore mi interpelli. Programmerò quindi i miei tempi e modalità di preghiera per questa Quaresima.

Commento a cura di Cristoforo Donadio – P. Antonio Izquierdo, LC

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