TESTO Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori
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Sabato dopo le Ceneri (09/02/2008)
Vangelo: Lc 5,27-32

27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
La liturgia di oggi ci presenta la chiamata di Levi, che sarà poi l'evangelista ed apostolo Matteo. Egli è un pubblicano, oggi lo chiameremmo un esattore delle tasse; oltretutto, lavora per i romani, i nemici mal sopportati. La chiamata di Levi si presenta ai nostri occhi per la rapidità dell'azione. Rapidità che si manifesta in due aspetti che si incrociano tra loro in quel momento sorprendente che unisce Gesù, il Figlio di Dio, con l'uomo Levi. Vi è l'immediatezza dell'agire Divino che penetra nella storia con il suo Tempo eterno. Vi è, poi, la risposta pronta e generosa dello stesso Levi. La sua chiamata si presenta, anche alle nostra coscienze, nel riconoscere in Gesù l'unico nostro salvatore. Nella chiamata di Levi possiamo leggere la storia di ciascuno di noi. La fede ci suggerisce che la nostra storia non è una successione di eventi che si susseguono l'un l'altro senza scopo. In Cristo leggiamo la storia, la nostra storia, come storia di salvezza e conversione. Gesù è venuto per la nostra conversione e proprio perché possiamo trovare, nella nostra storia, l'agire di Dio, azione dello Spirito Santo. Ogni chiamata è storia di conversione come ogni volta che Dio chiama fa appello ai nostri cuori per ricevere una risposta immediata e generosa.