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TESTO Le Beatitudini, punto di partenza e di arrivo per coloro che credono in Dio

padre Antonio Rungi

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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/02/2008)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Oggi celebriamo la quarta domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico e nel commento della Parola di Dio seguiamo il nuovo lezionario approvato dalla Cei ed in uso già dalla prima domenica di Avvento. Siamo praticamente alla vigilia del lungo cammino di preparazione spirituale che ci porterà alla Pasqua. Mercoledì prossimo, giorno delle Ceneri, inizia appunto la Quaresima.

Nel testo del Vangelo di oggi che riguarda le Beatitudini, troviamo il punto di partenza e di arrivo di ogni itinerario spirituale personale e comunitario, in quanto nella proclamazione dei tanti beati che Gesù fa possiamo e dobbiamo trovare le ragioni personali per metterci sulla stessa lunghezza d'onda dell'unico vero maestro di Dio, che è Gesù Cristo. In poche parole siamo chiamati, alla sequela di Cristo, anche noi a salire sul monte, a celebrare e vivere la nostra personale ascesi spirituale di liberazione di libertà interiore da tutto quello che non rende felice il cuore dell'uomo. Gesù ci ha detto ed indicato esattamente dove sta la vera gioia su questa terra e nell'eternità. Noi abbiamo il dovere di recuperare questa fiducia nella sua parola e lavorare interiormente perché quello che Gesù proclama sia il nostro modo di vivere stabile per essere dei cristiani credenti e credibili per quello che dicono e fanno.

Il testo del Vangelo di Matteo che ci presenta il discorso della Montagna è chiaro nei vari appelli ed inviti che rivolge a quanti vogliono seguire più da vicino Cristo. Le beatitudini sono la magna charta dell'etica cristiana e di uno stile di vita che va all'essenziale e che pone la gioia sulle cose che contano davvero e per sempre.

Nel commentare questo bravo del Vangelo, nel suo Libro "Gesù di Nazareth", Papa Benedetto XVI scrive testualmente: "Beatitudini sono parole di promessa, che nello stesso tempo contribuiscono al discernimento dello spirito e diventano così parole guida" (p.94).

Cogliamo in questa definizione ed affermazione del teologo Ratzinger in senso più profondo di questo testo evangelico: le beatitudini sono fari di luce che si proiettano sulla nostra vita ed esistenza per dare ad essa nuovo senso, significato, valore e soprattutto per improntare ad un nuovo stile di vita il nostro personale agire.

Questo stile di vita che ben a ragione il profeta Sofonia richiama nel brano della prima lettura di oggi che è un progetto personale di santificazione al quale non bisogna venir meno, soprattutto quando più dura si fa la battaglia per il conseguimento dei grandi ideali della vita umana e cristiana.

L'uomo in ricerca è colui che converge verso il Signore e con modalità virtuose, come l'umiltà, si accosta ai divini misteri della fede, senza alcuna presunzione ma con la sincera volontà di mettersi alla scuola di Colui che è il vero ed unico maestro di tutti. Cercare il Signore, eseguire i suoi ordini, cercare la giustizia, cercare l'umiltà. E' la programmazione di una vita cristiana che si pone come obiettivo finale la vera santità o vera felicità. In fondo, chi ha fede e vive nella fede sperimenta una gioia diversa da chi vive senza fede e fuori la fede. C'è una beatitudine diversa, perché è in contrapposizione con quella felicità effimera e passeggera della cultura del possesso e dell'avere, rispetto alla cultura dell'essere e del non avere per essere liberi davvero di possedere il vero Bene che è Dio.

Come scrive giustamente San Paolo Apostolo nel testo della seconda lettura della parola di Dio di questa domenica, tratta dalla sua prima lettera ai Corinzi. La vera sapienza per l'uomo di ogni tempo è proprio quella che ci viene da Cristo e da Cristo Crocifisso. Quella sapienza della croce che l'Apostolo lascia intravedere in questo testo in cui emerge chiaro il mistero della sofferenza, della croce, della morte e risurrezione del Signore. In questo mistero è necessario immergersi come nel giorno del battesimo per purificarsi da quelle condotte umane e personali che sono l'opposto al Discorso della Montagna, il discorso della vera libertà dell'uomo.

Se ci apriamo a questa nuova prospettiva di vita, anche per ciascuno di noi diventa concreto e reale, corrispondente alla verità, quello che diciamo nella preghiera oggi a Dio all'inizio della celebrazione eucaristica: "O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili la gioia del tuo regno, fa' che la Chiesa non si lasci sedurre dalle potenze del mondo, ma a somiglianza dei piccoli del Vangelo, segua con fiducia il suo sposo e Signore, per sperimentare la forza del tuo Spirito". Amen.

 

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