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TESTO La novità evangelica

don Roberto Rossi  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/02/2008)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

"Convertitevi, il regno dei cieli è vicino..." E' il cambiamento di mentalità e di vita, il passaggio dalla mentalità mondana e pagana alla mentalità evangelica. Per invitarci a questo Gesù proclama le beatitudini. Le Beatitudini sono il capovolgimento totale di tutta la logica umana. Gesù dice: «Beati i poveri, beati i miti, beati gli afflitti, beati i puri di cuore...». Noi pensiamo tutto il contrario: «Beati i ricchi, beati quelli che hanno successo, fama, potere; beati i prepotenti che sanno farsi valere...».

Il discorso di Gesù è rivoluzionario: l'unica rivoluzione nella storia dell'umanità, perché cambia radicalmente il cuore dell'uomo. Le altre supposte "rivoluzioni" cambiano al massimo, le leggi, le strutture esterne della società, ma lasciano l'uomo così com'è: egoista, razzista, violento, ingordo.

Tempo fa una rivista femminile tra le più diffuse chiese alle sue lettrici di rispondere a questo interrogativo: «Qual è la condizione essenziale per essere felici?». Le risposte erano estremamente varie: la salute, l'amore, la ricchezza, la sicurezza, realizzare le proprie aspirazioni, una famiglia ben riuscita, un lavoro che piace e di successo...

Una lettrice rispose: «La felicità non dipende da condizioni esterne a noi stessi, ma viene dal nostro interno. Per me la felicità è aver conosciuto Gesù Cristo. Mi sono innamorata di lui, lo sento vivo e presente in me. La pace e la gioia del cuore vengono da Dio».

Gandhi definì le Beatitudini «il più alto discorso morale in tutta la storia dell'umanità». E' un grande riconoscimento, ma non basta. Gesù non è uno dei tanti profeti o fondatori di religione. È Dio, il Figlio di Dio. Le Beatitudini non sono uno dei tanti discorsi morali che molti fanno: sono un discorso di fede. Per capirle richiedono la fede nella divinità di Cristo. Altrimenti sono una pazzia. Nessuna morale umana dice: beati i poveri, beati i miti, beati coloro che soffrono.

Il fondamento vero delle Beatitudini è questo: non confidare nella sapienza e ricchezza dell'uomo. Poni la tua fiducia unicamente in Dio. Solo Dio può farti felice, solo lui realizza tutte le tue aspirazioni e le tue potenzialità. Per capire questo ci vuole la fede, anch'essa dono di Dio da chiedere con umiltà e disponibilità a convertirsi.

Prendiamo una Beatitudine, per capire quello che Gesù vuol dire. «Beati i miti perché erediteranno la terra». Chi sono i miti? Quelli che rifiutano ogni violenza (verbale o fisica), che non vogliono farsi giustizia da soli. Subiscono violenza piuttosto di farla subire ad altri. Non rendono "occhio per occhio...", non sono aggressivi, perdonano volentieri, non pensano male del prossimo.

La mitezza è una virtù evangelica. Possiamo chiamarla mansuetudine, spirito di pace e di riconciliazione.

Gesù promette ai miti che «erediteranno la terra». Pare impossibile. Noi pensiamo che per avere successo bisogna farsi valere, calpestare gli altri, non subire mai nulla. L'uomo mite ci sembra destinato alla sconfitta. Gesù invece assicura che sulla lunga distanza è vittorioso.

La logica del Vangelo è diversa dalla nostra. Nietzsche dice che Gesù predica la rassegnazione passiva. Non è vero. Gesù non è Buddha, che predicava il distacco totale dal mondo per l'impossibilità di cambiarlo.

Gesù parla di impegno per cambiare la società, per la giustizia: ma con mezzi pacifici, non violenti. Perché? Perché ha fiducia nell'uomo e nelle possibilità di cambiare il cuore dell'uomo. Non vuole semplicemente il cambiamento delle strutture e delle leggi: chiama gli uomini a convertirsi. Egli ha parlato forte contro le ingiustizie e le prepotenze. Ha condannato i potenti che opprimono i sudditi, ha parlato del potere come di un servizio all'uomo e alla società.

Gesù ha attuato la sua rivoluzione partendo dall'interno dell'uomo, dalla conversione del cuore, non dalla rivolta armata o dalla lotta di classe. L'uomo non può essere obbligato con la violenza a fare il bene: deve convertirsi liberamente.

Perché i miti erediteranno la terra? Perché la mitezza è la testimonianza a volte toccante di questa fede nella capacità dell'uomo a convertirsi. Il mite fa la sua parte, con determinazione, con sacrificio, ma nel rispetto del prossimo: poi lascia fare a Dio, che ha in mano le sorti dell'uomo e dell'umanità. Il futuro non è dei violenti o dei furbi: è dei miti che confidano nel Signore.

 

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