TESTO Commento su 1Cor 1,28-29
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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/02/2008)
Brano biblico: 1cor 1,28-29

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Dalla Parola del giorno
Dio ha scelto ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa vantarsi davanti a Dio.
Come vivere questa Parola?
Questa di Paolo è una parola forte, forse sconvolgente. L'ha rivolta alla turbolenta città di Corinto dei suoi tempi, in cui tentavano di predominare uomini vanagloriosi, i cultori della propria gloria a dispetto della gloria di Dio, e mettevano in subbuglio la giovane chiesa.
Ma anche oggi questa parola ci penetra con la luce folgorante della verità che ci denuda e ci libera al tempo stesso dalle menzogne esistenziali.
Sì, la falsità è credersi qualcosa e qualcuno da noi stessi: per nostra bravura e dunque a nostro vanto. Quello che di luminoso è nella storia della Chiesa è la testimonianza dei Santi. Non sono socialmente tutti poveri. Ci sono i santi come Luigi re di Francia, statisti come Tommaso Moro e tanti altri. Non sono tutti ignoranti. Ci sono docenti universitari come Contardo Ferrini, scienziati e pensatori come Biagio Pascal. C'è gente piccola e grande anche quanto a talenti e carismi. Ma il punto focale è questo: tutti hanno fatto la verità in loro stessi, sapendo che ogni loro capacità viene da Dio e che di niente, assolutamente di niente l'uomo ha di che vantarsi.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi rilasso a tutti i livelli percependo quanto riposo dà alla persona l'abbandonarsi nelle mani di Colui che ci ha creato, 'scegliendoci' per amore e arricchendoci di doni e talenti consoni a quello che è bene per noi. Davvero che cos'è la mia forza? E dov'è la mia sapienza? Rido di me stesso appena fa capolino in me la vanagloria: polverone del nulla.
O Padre, infondi in me lo Spirito Santo perché io sia 'lucido' nella persuasione che di nulla ho da gloriarmi. Se sono qualcosa, lo sono 'in Cristo' tuo Figlio, reso per noi 'sapienza, giustizia, santificazione e redenzioné. Davvero donami di capire che solo in Lui è il mio vanto, la mia gioia, la mia gratitudine. E dammi d'impegnare. Di spendermi amando.
La voce di un Padre della Chiesa
Facciamoci dunque umili per divenire grandi. È l'orgoglio, infatti, ad abbassarci oltre ogni misura.
S. Giovanni Crisostomo