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TESTO Commento su Matteo 4,12-23 (forma breve: 4,12-17)

don Stefano Varnavà

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/01/2008)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Giovanni viene arrestato perché dava fastidio alla "convivente" di Erode (sempre questione di donne!), a questo punto.... Gesù avanza. Gesù però sa che un'iniziativa portata avanti da una sola persona è destinata a "cadere". Ciò è abbastanza normale, ce lo insegna la storia: l'iniziativa di Martin Luter King è cessata quando lui ha "cessato"...., così è stato anche per le iniziative di Gandhi e di altri grandi uomini.

I nemici dei figli della Luce sanno che è molto meno faticoso uccidere che "fare" un uomo, sanno che è più facile sradicare una pianta che farla crescere: si fa presto a distruggere, è a costruire che ci vuol molto tempo. La pratica dei figli delle tenebre è sempre la stessa perché sono figli di un "padre" omicida che vuole distruggere perché invidioso della creazione e dell'uomo.

Si fa più presto a distruggere che a costruire e.... Gesù questo lo sapeva benissimo, quindi istituisce la Chiesa. Chiesa, non come la intendiamo noi, ma Chiesa come assemblea, e in questa assemblea "elegge" coloro che la devono dirigere: i 12 Apostoli.

12 Apostoli, ognuno a rappresentanza delle 12 tribù di Israele, corrispondenti ai 12 figli di Israele, perché Israele ha avuto 12 figli da quattro donne diverse (anche qui ci sarebbe da discutere...).

Gesù chiama 12 persone: oggi abbiamo letto della chiamata di Simone e di suo fratello Andrea, di Giovanni e del fratello Giacomo, ma in altri passi si legge della chiamata degli altri.

L'istituzione è necessaria perché un'iniziativa possa continuare nel tempo. Coloro che credono che tutto possa essere retto sulle loro spalle, che tutto possa essere guidato da loro e quindi fanno i "veneziani" (faso tutto mi) si sbagliano perché.... "finiti" loro, finito tutto.

Gesù crea un'istituzione, un "collegio apostolico" (tanto per usare un termine attuale), e il modo in cui lo crea ci deve insegnare ad individuare quale è la legge che sotto sta e che governa un'istituzione.

L'istituzione è al servizio dei singoli e non i singoli al servizio dell'istituzione: questa è la prima legge che Gesù ha messo in atto.

Faccio un esempio: mancavano i soldi in cassa? Se Gesù avesse guardato all'istituzione come prima cosa si sarebbe lamentato di come andavano le cose e forse... avrebbe cambiato "l'amministratore". Ma a Gesù, più che i soldi interessava la persona di Giuda. Gesù sperava di redimere Giuda, di insegnargli la strada giusta, di togliergli la "passione" dei soldi, quindi.... tace. Un altro, al quale fosse interessata più l'istituzione che la persona, avrebbe detto a Pietro: "Controlla Giuda perché mancano i soldi. Non dare nell'occhio ma guarda e riferiscimi....": la delazione.

I delatori "tengono" l'istituzione al di sopra di tutto. Per i delatori..., per i pentiti....: l'istituzione è più importante della singola persona. Degli innocenti pagheranno ingiustamente?: non importa, è l'istituzione ciò che conta!

Gesù non si comporta così. Abbiamo l'esempio di Pietro: Pietro messo a capo degli Apostoli è il primo che "cade" clamorosamente negando, al momento opportuno, di conoscere di Gesù; se Gesù avesse "tenuto" all"istituzione avrebbe detto: "Costui non va bene come capo perché si è macchiato di una colpa che rimarrà sempre su di lui. Pietro non è il capo senza macchia e con le mani pulite....", e lo avrebbe cambiato.

Ma... a Gesù, prima ancora dell'istituzione, interessava la persona di Pietro e lo riconferma come capo.

Certe "immagini" che ci facciamo noi, Gesù non le ha seguite, per Lui (ripeto) era sempre più importante la persona dell'istituzione, la quale deve essere al servizio di un'idea e della persona, e non il contrario.

Facciamo una riflessione: siamo in un'epoca in cui le istituzioni sono in crisi. E' in crisi lo Stato, è in crisi la famiglia, è in crisi la Chiesa (come istituzione).

Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo "gettare" tutte le istituzioni? Dobbiamo buttare via lo Stato e diventare anarchici? Buttare via la famiglia e diventare "single"? Buttare via la Chiesa e diventare atei?

Niente affatto, anzi, dobbiamo cercare di capire perché tutte queste istituzioni sono in crisi.

L'istituzione è importante. Gesù ha voluto creare l'istituzione della Chiesa perché lo stare insieme significa aiutarsi.

In un "focherello" che bruciava, uno dei ceppi disse: "Perché sto insieme agli altri. Voglio stare per conto mio". Si tirò fuori dal fuoco: da principio la fiamma sembrò prendere maggior forza, ma poi, poco alla volta, rischiò di spegnersi. Il ceppo allora capì che solo "insieme" ci si può aiutare.

Ci sono dei momenti nei quali ci si lascerebbe andare, ma se si è insieme agli altri ci si riprende. Ci sono momenti nei quali ci si adagerebbe senza fare nulla... ma se gli altri ci incitano ecco che si reagisce.

Gesù sapeva questo, ed è proprio per questo motivo psicologico che ha fatto il "Collegio degli Apostoli"; è per questo motivo che ha voluto che la Chiesa avesse 12 Apostoli.

Non un Apostolo ma 12.... anche se qualcuno si è dimenticato degli altri 11 e si è basato solo su Pietro. Gesù ha chiamato 12 Apostoli! Se ne avesse voluto solo uno avrebbe chiamato solo Pietro.....

12 Apostoli sparsi per tutto il mondo in maniera tale che ognuno capisse la mentalità della gente del posto e facesse la Chiesa locale in base a quel tipo di mentalità, ed è proprio per questo motivo (ad esempio) che la Chiesa di Andrea è diversa da quella di Pietro (che pure era suo fratello), che la Chiesa d'Egitto è diversa da quella di Spagna....

La Chiesa istituita per aiutare le persone.

La tentazione di scrollarsi "di dosso" le istituzioni è forte soprattutto nei ragazzi i quali dicono: "Ma cosa me ne faccio...!".

Perché questa tentazione? Psicologicamente parlando è comprensibilissima. L'istituzione dovrebbe essere al servizio del soggetto; quando invece diventa "fine" a se stessa mette in crisi.

Quando lo Stato non è più al sevizio dei cittadini diventa un peso. Quando invece di essere aiutati dall'istituzione ci sente schiacciati da essa, si sente il desiderio di "buttarla" via. Quando uno Stato grava il cittadino di tasse..., gli impone dei pesi... e non lo aiuta... automaticamente si diventa anarchici!

La famiglia (e le altre istituzioni) deve fondarsi sul discorso del "legare e sciogliere", perché questo è il discorso fondamentale per il rapporto tra l'istituzione e i singoli. Gesù ha detto: "Ciò che avrete "legato", ciò che avrete "sciolto"....".

Il rapporto di legare e sciogliere con il singolo, fatto dall'istituzione, è il perno che fa funzionare il tutto, se viene bene amministrato.

Legare e sciogliere...: se colui che comanda in una famiglia continua a legare, legare... e mai sciogliere, non ha compreso nulla. E' chiaro che quando un bambino è piccolo, il papà e la mamma devono comandarlo, ma, man mano il ragazzo cresce ha bisogno di una certa libertà e autonomia.

Autonomia che la Madonna ha lasciato a Gesù a 12 anni: lo ha lasciato andare con i suoi compagni non obbligandolo a stare vicino alle sue "socche" o alla tunica del padre....

Legare e sciogliere... Le istituzioni devono essere pronte a sciogliere, invece, molte volte lo Stato, la famiglia, la Chiesa, per difendere la loro potenza istituzionale, sono più preoccupati a legare che non a sciogliere, dimenticandosi che Gesù ha sciolto.

Gesù scioglieva....: l'adultera doveva essere condannata per la legge ebraica, ma Gesù non l'ha condannata: ha sciolto! I primi cristiani, secondo alcuni "giudaizzanti" avrebbero dovuto sottoporsi alla circoncisione quando si convertivano, ma S.Paolo ha insistito: "Sciogliere" perché Gesù Cristo ha sciolto. E gli ebrei?...: avrebbero dovuto astenersi dal mangiare la carne di maiale e altre cose, ma Gesù ha sciolto: cibi puri!

Gesù Cristo ha sciolto! Ecco la diversità tra Gesù Cristo e la Sua Chiesa istituzionale! Gesù non è stato crocefisso dagli ebrei o dai Romani, ma dal chiuso egoismo della Sua Chiesa istituzionale con tutti i suoi interessi.

Se Gesù tornasse sulla terra, gli interessi istituzionali attuali, di qualsiasi genere siano, lo condannerebbero ancora.

Quale è il discorso da fare? Non si devono abolire le istituzioni; non si devono abolire la Chiesa, lo Stato o la famiglia, ma si deve cercare di "rimettere a posto" queste istituzioni.

Vengono chiamati "regole, costituzione, sinodo" (per più di un anno ci siamo riempiti la bocca con quest'ultimo vocabolo!): in qualsiasi modo si chiamino come si vogliono ma sono solo tentativi per rimettere a posto il rapporto tra le istituzioni e il singolo.

Tre sono gli atteggiamenti importanti che occorrono per rimettere a posto le "cose";

Primo atteggiamento: la disposizione a capire. Ciascuno di noi non deve fermarsi alle proprie quattro idee ma deve cercare di comprendere anche quelle degli altri. Capire, comprendere non significa essere necessariamente della stessa idea o parere. C'è una grande differenza tra un papà e una mamma che dicono ai propri figli: "Non sono d'accordo" barricandosi poi in se stessi perché, per loro, la verità è di qui e l'errore di là, e tra... un papà e una mamma che dicono: "Non sono d'accordo, però vediamo un po' da dove nasce questa tua idea e relativa posizione".

Bisogna cercare di capire perché l'altro la pensa diversamente da noi.

Non si può dire: "Io sono la verità! La mia Chiesa è depositaria della verità! Io la penso in questo modo e voi che la pensate in modo diverso siete stupidi!". Disposizione a capire l'altro!

Questo vale anche per i figli: c'è una grande differenza tra un figliolo che si limita a dire: "Tra le nostre due generazioni c'è un abisso" e si "chiude", svaluta, disprezza... e un altro che constatando il progresso che in lui è avvenuto, tiene presente che la storia non va avanti per salti, per rotture, e quindi cerca di vedere cosa è presente in una esperienza che lui non condivide magari più, ma che ha permesso a lui di criticarla.

Se tu figliolo sei qui a criticare i tuoi genitori vuol dire che quando eri piccolo, appena nato, qualcuno ti ha "preso", ti ha dato da mangiare, ti ha pulito... altrimenti saresti morto in un "cassonetto" in mezzo ad una strada. Se sei vivo, se hai una casa e dei vestiti vuol dire che qualcuno ti ha allevato, quindi non puoi dire..... "tutti matusa, tutte cavolate". Bisogna capire come la vita, la storia abbiano bisogno di tempi.

Diceva Paracelso: "Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente, come le fragole che piacciono a lui, non saprà mai nulla dell'uva e di tutti gli altri frutti, perché i frutti maturano a secondo delle stagioni." E' inutile andare a cercare il grano dopo un mese dalla semina; dopo una settimana si potrà vedere il germoglio dei fagioli.... ma un seme di mandorlo ha bisogno almeno di un anno....

Seconda condizione: inesauribile pazienza. La pazienza dell'attesa, del non pretendere di vedere tutto e subito. Molte volte si diventa reazionari, rivoluzionari o anarchici perché non si ha pazienza.

Tutte le "cose" richiedono tempo. Se si vuol imparare a suonare uno strumento molto bene, ci vogliono anni di esercizi..... cioè di pazienza. E così è per il canto e altre cose.

Pazienza non è il non far niente, non è attesa passiva o supina, ma è seminare, preparare, esercitarsi.

Terza condizione: bisogna essere disposti al sacrificio. Se due persone discutono tra di loro ma nessuna di loro vuol sacrificare nulla, è inutile che parlino di ecumenismo, di fratelli separati... (frasi belle che si dicono nella settimana dal 18 al 25 gennaio...). Bisogna avere il coraggio del sacrificio: la Chiesa cattolica deve avere il coraggio di togliere alcune cose messe in sovrappiù e la Chiesa protestante deve avere il coraggio di accettare alcune cose che ha rifiutato in partenza... e così via.

Non si può mettersi d'accordo dicendo: "Io sono qui... e nessuno mi smuove!".

Ci vuole sacrificio: sacrificare il proprio tempo, i propri punti di vista, i propri desideri, le proprie aspettative tradite. Non si dice di sacrificare il tutto, ma qualche cosa bisogna sacrificare.

Se noi riusciremo ad avere queste disposizioni: disposizione a capire (disposizione che non esiste, lo vediamo anche nel mondo della politica, nei giornalisti...), disposizione ad una grande e inesauribile pazienza (non il tutto e subito), e disposizione al sacrificio, potremo "vedere" con occhi diversi, e quindi, riuscire a mettere a posto anche le istituzioni nelle quali viviamo: lo Stato, la famiglia, la Chiesa.

 

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