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II Domenica di Avvento (Anno A) (16/01/2005)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

"Ecco l'agnello di Dio", annuncia Giovanni Battista ai presenti... siamo ancora nell'ordine della manifestazione di Gesù, della rivelazione di Gesù, dell'epifania di Gesù... Il Messia viene indicato, manifestato. Qui allora subito un primo motivo di sorpresa, di stupore e anche di gioia: a manifestare Gesù è una persona concreta, con una vicenda umana concreta, con la sue fede fatta di luci, ma anche di ombre, di dubbi, di incomprensioni... è la vita di Giovanni, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, l'uomo del deserto e della prigione. Capace di vedere lo Spirito di Dio posarsi su Gesù, ma capace anche di vivere il momento della prova, dell'oscurità: Sei tu Colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? Anche lui come noi ha i suoi alti e bassi, proprio come noi... anche lui, il testimone del Messia deve accettare di rinunciare alle sue personali visioni per accettare quella che nel giorno del battesimo gli aveva fatto tanta difficoltà: quella del Messia Servo solidale e misericordioso. Forse è questa la ragione di quell'accostamento improvviso di due termini che evocano due mondi opposti: quello della fragilità e quello dell'onnipotenza, quello della vulnerabilità e quello della immortalità. Giovanni vede incarnarsi in Gesù questa duplice dimensione che si rivelerà sul Golgota: l'agnello, il Crocifisso, e Dio, il Risorto. Gesù sarà condotto a morire come agnello mite che non oppone resistenza alcuna, ma allo stesso tempo, essendo l'agnello di Dio e quindi forte della forza di Dio risorgerà glorioso... lo stesso evangelista Giovanni nel libro dell'Apocalisse descrive l'immagine dell'agnello sul trono. E' un uomo, con la sua voce ma soprattutto con la sua vita, il suo non essere avvolto in morbide vesti, il suo cibarsi di locuste e miele selvatico, il suo attendere scrutando l'orizzonte per scorgere l'arrivo di Gesù. E' questa vera e reale esistenza che annuncia: Ecco l'agnello di Dio! Ci lasciamo portare oggi da questa frase, che tutto sommato è strana, perché esula dal nostro orizzonte culturale... l'agnello non è poi una immagine così frequente. Non spiego la frase ma provo a farmi prendere dall'emozione che vuole provocare: intanto quell'Ecco... come dire: finalmente! È l'immediatezza dell'emozione, del coinvolgimento personale... in ogni incontro con Gesù dovrebbe scaturire dal cuore del credente questo "ecco", per esprimere la novità, la sorpresa, la felicità di poter entrare in relazione con Lui, con la sua persona. Mi aiutano, e spero possano aiutare anche voi, le parole di una volontaria italiana uccisa in Somalia nel 2003; parole che dicono bene quell'ecco nell'incontro con i più poveri e gli ammalati: Lasciai l'Italia nel 1969 e da allora vivo a servizio dei somali senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno stipendio, senza versamento di contributi per quando sarò vecchia... grido il vangelo con la mia sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così, fino alla fine. Vivo in un mondo rigidamente musulmano e tento di vivere con un rispetto estremo per i "loro" che il Signore mi ha dato. Il mio primo amore furono i malati di tubercolosi, la gente più abbandonata, più rifiutata in quel mondo. Ero a Wajir, nel cuore del deserto del nord-est del Kenya, quando conobbi i primi malati e mi innamorai di loro e fu amore per la vita. Cominciai a portare loro l'acqua piovana che raccoglievo dai tetti della bella casa che il governo mi aveva dato come insegnante... questa donna, Annalena Tonelli ha vissuto quell'ecco nell'incontro con gli ammalati... innamorata di loro e quindi innamorata dell'agnello di Dio che in loro chiedeva di essere curato. Un'altra cosa ci insegnano queste due figure, Giovanni e Annalena: non separare mai la persona di Gesù dal suo vangelo... ecco un grande peccato dal quale dobbiamo guardarci: riservare tutto il nostro interesse al vangelo senza preoccuparci di vivere in comunione con Lui, con il Dio che in Gesù si rivela. E' necessario non separare la persona di Gesù dal suo Vangelo perché Lui stesso è venuto a dirci non: sono venuto a portarvi un messaggio, una dottrina, un vangelo, imparate a memoria! E' venuto a dirci: Seguitemi! Allora la mia prima domanda non sarà su cosa dice il vangelo, su cosa c'è scritto, ma su chi è Gesù per me? Sento qui la radice, la causa, dei miei comportamenti antievangelici, dei nostri comportamenti antievangelici, teorie perfettamente conosciute, ma una lontananza abissale da Gesù e dal suo modo di relazionarsi, di accogliere, di confortare, di capire quando l'altro è in difficoltà e ha bisogno di una parola, di un gesto di prossimità. Se vivessimo realmente in comunione con Lui impareremmo a fare degli altri la nostra ragione di vita e la smetteremmo di continuare a credere di essere il centro del mondo. Capaci di ascoltare e finalmente di capire e forse, Dio lo volesse, capaci di chiedere scusa per la nostra piccolezza e la nostra cecità. Capaci di capire perché capaci di partire là da dove il Battista è partito, da un crescere nella consapevolezza su Gesù, perché non si può che partire dalla affermazione che Gesù noi non lo conosciamo... Giovanni è partito da lì e per ben due volte ripete: Io non lo conoscevo... siamo sempre e solo noi che parliamo come se conoscessimo tutto, anche di Dio!

Concludo con una breve sottolineatura sul peccato... Gesù toglie il peccato del mondo... il peccato al singolare, non i peccati al plurale. C'è un peccato che è matrice di tutti gli altri peccati... credo che sia rappresentato dal disamore. Gesù è venuto a togliere il peccato del mondo perché ha incarnato l'amore, nella sua espressione più alta e più pura, che è quella che appartiene alla vita stessa di Dio. Dove c'è amore lì c'è un segno che il Cristo è presente e toglie il peccato del mondo, anche se chi agisce per amore non sa di essere sacramento della presenza di Cristo. Dove non c'è amore, è segno che Cristo viene rifiutato, anche se si è in un contesto nel quale il nome di Gesù dovesse essere celebrato e osannato. Rifiutato ma silenziosamente presente per portare su di se' il peccato del mondo, perché questo nostro mondo possa diventare più umano, perché questo nostro mondo possa diventare sempre di più quello che Dio, Padre di tutti, va sognando.

 

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