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TESTO Il Buon Pastore.

Totustuus  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (06/05/2001)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

NESSO TRA LE LETTURE

Il Buon Pastore! Questo è il simbolo che la liturgia di oggi mette in risalto. È il Buon Pastore, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (vangelo). È il Buon Pastore, che tutti vuole salvare, sia le pecore giudee come quelle pagane, ad a tutti offre la sua vita (prima lettura). È il Buon Pastore, che pasce le sue pecore non solo su questa terra, ma anche nel cielo, conducendole alle fonti di acque vive (seconda lettura).

MESSAGGIO DOTTRINALE

1. Le mirabilia del Buon Pastore. Nella storia di Israele, si parla molto delle mirabilia Dei, dei grandi portenti che Dio fece in favore del suo popolo. È legittimo parlare anche delle mirabilia Boni Pastoris. Vediamone alcune che ci segnalano i testi liturgici.

1) Io conosco le mie pecore. Il carattere comunitario e sociale della fede, non sminuisce affatto il carattere personale della relazione del Buon Pastore con ciascuna delle sue pecore. Perché il conoscere, nella lingua ebraica, implica altresì l'amare, il desiderare il bene della persona, il sentire affetto per lei. Cioè, si può giungere a conoscere una persona soltanto nell'ambito della relazione intima e personale. Quando l'uomo è conosciuto in questo modo da Gesù Cristo, in virtù del carattere reciproco di ogni relazione personale, entra anche nel mondo dell'intimità di Gesù Cristo, lo ascolta con attenzione e lo segue con fedeltà, gioia e gratitudine. Nel vangelo di san Giovanni, d'altra parte, il conoscere si identifica quasi con il credere. Gesù Cristo ha fiducia, si fida delle sue pecore, perché le ama e si sente da esse amato. E, soprattutto, le pecore confidano in Gesù Cristo, e lo confessano come loro Salvatore e Signore.

2) Io do loro vita eterna. Il dono più grande che Dio ci ha concesso è quello della vita. Ma questa vita dura alcuni anni, e poi...regnerà la morte sull'uomo? Tornerà al nulla da cui Dio lo trasse creandolo? È una domanda che trova risposta in Cristo risorto. Egli è il Signore della vita, il Vivente. Essendo Signore della vita, può disporre di essa e darla a coloro che ama e che confidano in Lui. Cristo ci rende partecipi della sua stessa vita, quella che non è sottomessa al dominio della morte, la vita eterna. Nell'Apocalisse leggiamo: "L'Agnello (Cristo morto e risorto) che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita". La vita eterna è la stessa vita di Cristo, che è già presente in noi per mezzo del battesimo e della grazia, e che acquisterà forma piena nell'aldilà dell'esistenza terrena. Così come la vita terrena è un dono prezioso del Padre, la vita eterna è un dono
stupendo di Cristo risorto.

3) Nessuno può strapparmele. Nessun potere, umano, angelico, diabolico, è al di sopra del potere di Cristo risorto. Un potere che Cristo ha ricevuto dal Padre onnipotente. Voler strappare a Cristo le sue pecore, equivarrebbe a strapparle a Dio, il Padre di nostro Signore Gesù Cristo. Qualcosa di assurdo! Gli uomini possono tagliare il filo di questa vita, ma non possono strappare dalle mani del Padre il disporre della vita eterna. Gli angeli, come ci insegna il catechismo, sono al servizio di Dio: "In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio" (CCC 329) e dell'uomo: "Dall'infanzia fino all'ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione" (CCC 336). Il demonio, infine, benché sia una creatura potente, non può strappare dalle mani di Cristo le sue pecore, perché "la potenza di Satana non è infinita" (CCC 395). Soltanto ed unicamente l'uomo, nella sua libertà, può sfuggire al gregge di Cristo e sottrarsi alle mani buone del Padre. Il testo degli Atti degli Apostoli dà fede di ciò: "I giudei contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando". Che potere tremendo quello della

libertà, che può rendere inutili le mirabilia del Buon Pastore!

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. Non abbiate paura del Buon Pastore! Il mistero di Cristo oltrepassa la mente umana. Per questo motivo, il Nuovo Testamento ricorre a tante figure e simboli per esprimere qualcosa della sua infinita ricchezza. Si parla a noi di Cristo maestro e profeta, Dio e Signore, luce e vita, alfa e omega, Salvatore ed Emanuele, e così molti altri. Uno dei più dolci nomi di Cristo è quello di Bon Pastore. È un nome che piace molto ai bambini, e che non dispiace affatto agli adulti, perché l'allegoria del Buon Pastore nel vangelo di san Giovanni è l'equivalente della parabola del figliol prodigo nel vangelo di san Luca. Chi c'è che possa aver paura di Cristo, Buon Pastore, se l'unica cosa che cerca e alla quale si consacra è il nostro maggior bene? È vero che alcune verità della nostra fede possono sembrarci difficili, ma non aver paura delle difficoltà, il Buon Pastore ti aiuterà a comprenderle un poco di più, ad accettarle con amore e gioia, come un regalo magnifico, e soprattutto a viverle con passione e dedizione. Può essere che alcuni insegnamenti morali del cristianesimo siano costosi, duri, contro corrente, ma lo stesso Buon Pastore, che ti alimenta con queste verità, ti darà la forza per assimilarle e per metterle in pratica nella tua vita quotidiana. Può essere che qualche volta tu ti smarrisca o ti indebolisca, nel cammino della vita, ma non avere paura di tornare a Cristo, che egli ti porrà sulle sue spalle e sarà felice di averti recuperato. Non avere paura! Il Buon Pastore è disposto a tutto, a tutto, per amor tuo, per il tuo bene.

2. Il martirio possibile: dono e libertà! La vocazione cristiana porta insita in sé, per forza propria, la vocazione al martirio. È, pertanto, una possibilità, a volte molto reale e perfino vicina, per ogni cristiano, laddove egli si trovi. E non pensiamo che i martiri siano possibili soltanto in America latina, Asia, Africa ed Europa dell'est. Ogni anno non sono pochi coloro che hanno confessato la loro fede con il martirio in diversi continenti. Nel mondo ci sono molti che muoiono violentemente, ma non sono martiri; questo è un dono di Cristo crocifisso ed esaltato alla destra di Dio. Se il Crocifisso non ci attrae verso il martirio, se non ci concede questa somiglianza suprema con Lui, non avremo nemmeno la possibilità di essere martiri. Al dono divino si aggiunge la libertà umana, perché il martirio è un atto di sovrana libertà. Nessuno è costretto a morire martire. Si arriva ad essere martiri, soltanto se si è liberi e si ama veramente. Esiste il martirio cruento, possibile per tutti, effettivo soltanto in alcuni. Ed esiste il martirio incruento, possibile ed effettivo per tutti: il martirio del dovere compiuto, della coerenza tra la fede e la vita, della

testimonianza costante, del vivere sempre nella verità, dell'amare i nemici (politici, ideologici, religiosi, parrocchiali...). Qualunque sia il tuo martirio, bevi il calice per Cristo e con Cristo.

 

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