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TESTO Sarai luce delle nazioni

don Marco Pratesi  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/01/2008)

Brano biblico: Is 49,3.5-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

La prima lettura è il secondo dei quattro canti del Servo del Signore.

Vi si parla di un profeta, oggetto della chiamata e dell'attenzione di Dio fin dal seno materno.

Egli ha goduto di una speciale cura da parte di Dio, che ha voluto rendere la sua parola come una spada e una freccia, parola penetrante che entra nel vivo della carne, che colpisce da vicino e da lontano: ad essa non si sfugge comunque.

La sua esistenza è totalmente posta a servizio di Dio, la sua vita è glorificare Dio, lasciar emergere e trasparire la sua bellezza.

Anche per lui, come per altri profeti, ci sarà l'esperienza dell'insuccesso umano: egli ha l'impressione di aver gettato le sue forze, il suo servizio non ha avuto esito, è sfociato nel nulla.

Ma no, nulla è andato perduto: Dio risponde a questa dedizione glorificandolo, "conferendogli un peso", dandogli un posto rilevante nella storia.

Così egli non realizzerà solo la missione di riunire lo scampato resto fedele di Israele: la sua parola si irradierà su tutta l'umanità, sino ai confini del mondo.

Questo testo trova la sua realizzazione ultima in Gesù, che il Battista saluta oggi come "agnello di Dio" (Gv 1,29). Con tale appellativo egli intese probabilmente dire: "servo di Dio". Rimaniamo però alla testimonianza dell'evangelista ("agnello"), come suggerito dalla colletta che, riferendosi a Cristo come "agnello pasquale e luce delle genti", accosta e fonde in una prospettiva unica la prima lettura e il vangelo. Oblazione e illuminazione sono qui unificati. Cosa tutt'altro che secondaria. Cristo non è oblazione cieca, dono che lascia nell'oscurità e nella morte; e nemmeno luce teorica, semplice conoscenza (gnosi), che non richieda dono di sé, totale partecipazione e adesione della vita. Il libro giovanneo dell'Apocalisse contemplerà ampiamente l'Agnello immolato che arriva, dentro e oltre il travagliato camino della storia umana, a essere finalmente luce della Gerusalemme nuova (Ap 21,23).

Lasciamoci illuminare, facciamoci raggiungere dal dono di amore del Cristo che si immola per noi. Da quella grazia lasciamo plasmare la nostra vita, perché anch'essa divenga luce nel dono. La prima comunità cristiana lo intuì rileggendo questo testo di Isaia: essa, il popolo della nuova alleanza, era adesso luce nel mondo (cf. At 13,47).

Rileggiamo e facciamo nostra l'invocazione della colletta: "O Padre, che in Cristo, agnello pasquale e luce delle genti, chiami tutti gli uomini a formare il popolo della nuova alleanza, conferma in noi la grazia del battesimo con la forza del tuo Spirito, perché tutta la nostra vita proclami il lieto annunzio del Vangelo".

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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