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TESTO La famiglia di Nazareth, un modello per laici e credenti

padre Antonio Rungi

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (30/12/2007)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

A pochi giorni dalla celebrazione del Santo Natale, che è tradizionalmente la festa della famiglia, la liturgia della parola di Dio e dell'eucaristia ci fa ritornare nuovamente sul tema della famiglia, ponendo come modello delle nostre famiglie la famiglia delle famiglie, quella di Nazareth, composta da Gesù, Giuseppe e Maria o se si vuole da Maria, Giuseppe e Gesù, la terna perfetta di come va concepita la famiglia secondo il cuore di Dio. E difatti in questa famiglia è presente nella sua umanità lo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo, concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria ed accolto da Giuseppe, sposo castissimo della Vergine Santa, come il dono più bello della sua paternità putativa.

Nel testo del Vangelo di Matteo leggiamo subito il dramma dell'esilio e dell'immigrazione che deve sperimentare la Sacra Famiglia per evitare la strage che Erode porta ad esecuzione nel tentativo di eliminare con la violenza Gesù Cristo, il re atteso dai popoli, che lui considera suo rivale, nonostante la tenera età. Giuseppe è costretto, nella sua responsabilità di marito e padre, a prendere Maria e il bambino e scappare via per salvaguardare l'incolumità dei membri più deboli che compongono la famiglia. Giuseppe così si presenta a noi come l'uomo della responsabilità verso i suoi cari e che si prende cura totalmente di loro svolgendo in toto il ruolo di marito e padre. Esempio per tanti genitori che non avvertono l'urgenza e la responsabilità all'interno delle relazioni coniugali e dei rapporti con i figli. Parimenti, Giuseppe è anche l'uomo del ritorno alle sue origini. Dopo la morte di Erode riporta la sua famiglia in Israele, segno evidente che il suo impegno è di lasciare crescere e sviluppare soprattutto il figlio nel luogo dove era nato, ovvero in Palestina, anzi nel luogo e nella famiglia che Egli scelse di nascere, visto che era Figlio di Dio. Anche da questo punto di vista Giuseppe è esempio per tutti quei genitori che invece di difendere le proprie origini, soprattutto nel campo della fede, spesso si lasciano trascinare dalle novità di altri credi e luoghi dimenticandosi del loro retroterra umano, sociale e culturale. Qui invece abbiamo la riaffermazione della cultura delle proprie origini che nessuno dovrebbe dimenticare.

Nelle difficoltà e nelle prove della vita un buon rimedio è quello di attingere alle proprie origini culturali e spirituali, soprattutto se hanno indirizzato la persona verso i valori cristiani.

Sulle regole che devono sostenere i rapporti tra genitori e figli e viceversa ci ricorda un dettagliato ordine delle cose da farsi il testo della prima lettura di oggi. Un testo che definisco di pastorale familiare e che necessita di essere vissuto concretamente nella vita di tutti i giorni. Dal testo del libro del Siracide comprendiamo in quale dignità fossero i genitori e in generale la famiglia presso gli israeliti.

Quanto sia lontana dalla vita dei nostri giorni questa concezione e soprattutto quest'etica familiare che dovrebbe entrare nella vita dei giovani! I padri e le madri sono sempre più maltrattati, uccisi, derisi, dimenticati, umiliati dai propri figli, con un danno enorme a livello etico, culturale e sociale, perché se la disaffezione parte dalla famiglia e tra i familiari come si può pretendere di riviverla e sperimentarla altrove? Ci serva da lezione quanto è scritto in questo libro sapienziale dell'Antico Testamento e che si rifà al quarto comandamento della legge mosaica e sinaitica che parla chiaramente di onorare il padre e la madre e viceversa, cioè che i genitori onorino i figli. Qui il discorso sulla dignità della famiglia diventa normativa e quindi legge per tutti gli israeliti. Oggi il diritto familiare, che pure è bene articolato e rispettoso e garante di tutti, rimane lettera morta e la famiglia cammina inesorabilmente verso la propria autodistruzione, specie quando si confonde la maternità e la paternità e tutto si riduce ad egoismo più totale.

Lo stile di una vita familiare coerente con i principi cristiani si trova espresso, nel rispetto della cultura e delle leggi del tempo di Paolo, nella sua Lettera ai Colossesi, che oggi ascoltiamo come seconda lettura della giornata.

Bisogna avere una vita virtuosa in famiglia per salvaguardarla dalla sua distruzione o implosione. I vari sentimenti a cui fa accenno l'Apostolo Paolo dovrebbero essere patrimonio di tutti i membri di tutte le famiglie credenti. Invece sappiamo benissimo che non è così, soprattutto di questi tempi. Da qui la necessità di rinforzare le esperienze di vita familiare prendendo a prestito l'insegnamento che viene dalla famiglia di Nazareth e non dalle pseudo famiglie che vengono proposte sui media o nelle telenovele con lo sfacelo generale in cui si trovano e sono contente di restare con tradimenti, infedeltà, abbandoni, separazioni, divorzi, figli illegittimi, e tanti altri attentati alla vita familiare.

Gesù, Giuseppe e Maria ci indichino la strada migliore per ridare dignità alle nostre famiglie molto malandate e fragili, perché non più incentrate sull'amore che viene dal Signore, come pregheremo questa domenica e sempre per le nostre famiglie: "O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa' che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Amen."

 

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