TESTO Commento su Is 7,14
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IV Domenica di Avvento (Anno A) (23/12/2007)
Brano biblico: Is 7,14

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Dalla Parola del giorno
Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà un figlio che chiamerà Emmanuele: Dio con noi.
Come vivere questa Parola?
Nel brano di Isaia da cui è tolta questa pericope è presente la figura del re Acaz, un re di Israele che, vivendo un periodo duro, stringe alleanze con popoli stranieri e pagani, invece di appoggiarsi con piena fiducia sul Signore. Di fronte all'invito a chiedere un segno a Dio, Acaz nasconde la sua poca fede dentro un'interpretazione fasulla del Deuteronomio, là dove si dice: "Non tenterete YHWH vostro Dio" nel senso di non pretendere che Dio dia prova del suo operato. Ma Dio stesso, ecco, dà un segno che è per eccellenza il segno di un Amore senza confronti: una Vergine (e dunque colei che non è 'inseminata' da un uomo) concepisce e dà alla luce un figlio che, essendo Dio da Dio, è per antonomasia, Emmanuele – Dio con noi.
Anche oggi, ognuno di noi è chiamato a portare un'attenzione di fede vitale al 'segno': il vero segno che al di là delle turbolenze della storia attiuale, conferma il cuore in una certezza rassicurante.
Sì, Dio non è un Dio 'bravissimo architetto' che abita nei cieli, ma è il Dio-con-noi. E quando prego con le parole della preghiera insegnata da Gesù, dicendo: Padre nostro che sei nei cieli, sottolineo soltanto, (con una metafora) la trascendenza del Signore Che però si accorda perfettamente con la sua immanenza, col suo essere ovunque, un Dio-amore. Quando poi dico 'Emmanuele', mi apro totalmente alla fede nell'Incarnazione. Gesù è il Figlio di Dio che, nel grembo della Vergine Maria, si è fatto uomo per assumere tutta la nostra umanità, tutta la nostra storia.
Oggi, nel mio rientro al cuore, mi dilato alla meraviglia e al ringraziamento, senza ombre né rughe.
Signore, Dio-con-noi, Dio con me, non permettere che io m'isterilisca in sensi di solitudine; fammi vivere l'intimità della tua presenza per portare frutti d'amore con te, in te.
La voce di un Padre della Chiesa
"Il Signore ci ha dato un segno nelle profondità e nelle altezze" (Is 7,14 e 11), senza che l'uomo osasse sperarlo. Come avrebbe potuto aspettarsi di vedere una vergine generare un figlio, di vedere in questo Figlio un 'Dio con noi' che scendesse nelle profondità della terra per cercare la pecora smarrita, cioè la creatura che egli aveva foggiata, e risalire poi per presentare al Padre suo questo 'uomo' (umanità) così ritrovato?
Ireneo di Lione