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TESTO Aprirsi alla gioia del Signore e portarla agli altri

don Roberto Rossi  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (16/12/2007)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Il profeta Isaia annuncia il Messia che opera la salvezza con i segni concreti dell'amore e della guarigione verso i poveri, i malati, i disperati. La parola del profeta è un invito alla gioia, alla lode, al giubilo perché il Signore viene e compie le sue opere prodigiose di amore e di grazia. "Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete, Ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi!"

Giovanni Battista nel Vangelo manda a chiedere a Gesù: Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Forse anche per Giovanni c'è il buio della fede o forse fa porre la domanda perché i suoi discepoli abbiano a seguire Gesù di Nazaret. Giovanni annunciava la venuta del Messia, il suo giudizio e forse non vedeva in Gesù quel Messia che annunciava. Perché Gesù viene con cuore umile e porta la misericordia. Anche a Giovanni viene ricordata la Parola di Dio che si fa concreta nell'amore ai poveri, ai malati, ai peccatori. Gesù fa rispondere: "Riferite quello che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo.."

Gesù è il Messia non perché lo dice, ma perché opera questi segni. Anche oggi il cristiano è tale non perché lo dice, ma lo è quando opera secondo Cristo, quando vive l'amore ai poveri, ai malati del corpo e dello spirito, al prossimo. "Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri".

Se c'è qualcuno che aiuta i poveri ci sono questi segni di salvezza. A volte si sente dire: Se ci fosse il Signore non ci sarebbero tutti questi mali!. Noi sappiamo che il Signore la sua parte la fa sempre e dobbiamo avere certezza che Lui ama il mondo e l'uomo infinitamente più d noi. La domanda è: Noi amiamo il mondo? Io amo i poveri, i malati, quanti sono nelle situazioni più difficili nella vita del mondo? Io cerco di portare i segni della salvezza del Signore?

La nostra vita ha valore se è amore; la nostra vita si realizza se si apre agli altri; la nostra vita trova la gioia nella misura in cui si dona. Tutte le nostre tristezze e tensioni sono i frutti dell'egoismo, del ripiegamento di sé. Il bisogno profondo di felicità del nostro cuore si realizza quando viviamo la pace, l'amore, la condivisione, il dono di sé, nelle piccole cose e nelle grandi scelte della vita.

Gesù è il liberatore, non soltanto come pensa o aspetta la gente, ma molto di più.

La prospettiva dell'uomo e soprattutto del cristiano è "il molto di più", di quello che in questo momento siamo. Che cosa ci impedisce di amare? Che cosa perdiamo nel donarci? Quanto saremmo felici, se fossimo amore, tenerezza, compassione, incoraggiamento, sostegno!

Oggi il Cristo Messia porta avanti nel mondo la sua opera di salvezza attraverso i suoi discepoli, la sua Chiesa, i credenti in Lui che diventano i veri credenti nell'uomo e nella sua dignità.

Il segno della presenza di Dio nel mondo è l'amore al prossimo più povero, come ci dice Gesù nel vangelo.

Al tempo della venuta di Cristo, gli ebrei aspettavano il Messia, preannunciato dai profeti; Egli avrebbe dovuto liberare il suo popolo dalla schiavitù dei romani, come già Mosè aveva liberato il popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto. Quando Gesù comincia a girare per la Palestina, presentandosi come Messia, Giovanni, che era in carcere manda i suoi discepoli a chiedergli: Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro? Gesù poteva rispondere: Sì, il Messia che aspettate sono io. Invece dice: Andate a dire a Giovanni ciò che avete visto: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati i sordi odono, i morti risorgono.

Gli ebrei aspettano un Messia forte, guerriero, dominatore, Gesù si presenta in modo del tutto diverso, imprevisto; viveva in mezzo al popolo, i suoi prediletti erano i bambini, i poveri, gli ammalati; era paziente, tollerante, pieno di bontà, manifestava la sua potenza non vincendo i nemici in battaglia, ma guarendo i lebbrosi e risuscitando i morti. Le infermità fisiche sono l'immagine delle infermità morali dell'uomo. Dio è sempre diverso da come noi l'immaginiamo. Gesù è venuto a dirci che Dio è amore, la Chiesa dovrebbe dare questo annuncio al mondo; non sempre ci riesce.

Pensiamo ai Missionari: non fanno prediche o ne fanno il meno possibile. Vanno a vivere con la gente, certo non fanno i miracoli, ma aiutano l'uomo che soffre, i poveri, i lebbrosi, gli analfabeti, gli ammalati, i profughi, i bambini abbandonati. Cercano di essere il segno della bontà di Dio in un mondo che conosce e ammira la forza, la prepotenza, la ricchezza, il potere. Per questo pagano a volte con la vita, come Gesù.

E' vero, no sempre noi c ristiano diamo testimonianza del vangelo; ma la certezza di avere trovato in Cristo il Messia non ce la può togliere nessuno. Questa certezza dobbiamo testimoniare con la vita, in un mondo che ha solo problemi non risolti, ipotesi, dubbi, incertezze. E tanta nostalgia di quella verità, da cui viene la pace del cuore. Noi sappiamo e crediamo per fede, e sperimentiamo nella nostra vita, che il Messia, il Salvatore è Cristo. In nessun altro c'è salvezza e non solo in un senso trascendente, ma nell'esperienza concreta della nostra vita quotidiana.

 

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