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TESTO Quale segno più grande?

padre Gian Franco Scarpitta  

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IV Domenica di Avvento (Anno A) (23/12/2007)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Quando Isaia profetizza in Giuda, si è negli anni 740 – 700 a. C e la situazione politica della sua nazione e degli altri popoli limitrofi è irta di tensioni: l'Egitto ha perduto quella grande egemonia che lo caratterizzava un tempo ed è in forte declino mentre gli Assiri da nord est costituiscono una minaccia incombente per la sicurezza di Israele (Efraim), della Siria (Aram) e dello stesso Regno di Giuda. Onde scongiurare il pericolo delle invasioni assire, i re di Efraim e di Aram decidono di coalizzarsi per muovere guerra al loro nemico e in tale progetto tentano di coinvolgere anche Giuda. Ma poiché il re Acaz, ivi regnante, rifiuta di prendere parte a tale iniziativa antiassira, i due popoli suddetti tentano di assediare Giuda e di detronizzare lo stesso Acaz per sostituirlo con un nuovo monarca che accetti di allearsi con loro. Questo è quanto avviene nel contesto della Prima Lettura: Acaz, è stato invitato dai re di Efraim e di Siria ad allearsi con loro contro gli Assiri ma lui sta rifiutando di compromettersi con altri popoli e sorbire le loro credenze idolatriche e di confidare unicamente nel Signore. Non vuole interventi prodigiosi, né vuole prendere parte a qualsiasi iniziativa diplomatica, perché il suo intento è quello di gestire la sua vita sotto l'auspicio di Dio. (La guerra terminerà con l'assedio degli Assiri e la deportazione del popolo)

Sicché quando Dio per mezzo di Isaia chiede a Acaz: "Domanda un segno", questi risponde negativamente: "Non voglio tentare il Signore mio Dio"

Chiedere infatti un segno di portata soprannaturale, un miracolo o comunque uno straordinario intervento divino vuol dire infatti nella Bibbia mancare di fede, poiché si costringe Dio a piegarsi alla nostra volontà perché compia quello che noi gli chiediamo: si mostra di non confidare nell'intervento risolutore della volontà di Dio e di non volersi affidare a Lui in ogni caso, ma si tende a metterLo alla prova chiedendo la conferma delle sue prerogative di grandezza e allora Acaz rifiuta di chiedere un segno, in relazione a quanto sta succedendo attorno a lui.

Eppure il monarca giudaico si sbaglia. Infatti, nell'accezione ebraica il termine segno ("ot") non indica solamente il miracolo, ma si riferisce anche a un qualsiasi intervento divino, anche ordinario e naturale, insomma può riguardare l'assistenza divina; in altre parole, per mezzo di Isaia Dio sta chiedendo ad Acaz di affidarsi a Lui, chiedere la sua protezione, domandare che Egli intervenga sulla situazione belligerante e politica.

Dio però provvede ugualmente a mandare ad Acaz un segno di salvezza risolutiva: "la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi." Questo bambino che sta per nascere e che mangerà panna e miele (cibi umili da poveri nomadi) fino al momento in cui saprà distinguere il male dal bene (=sarà intelligente) è Ezechia, il figlio futuro di Acaz; la tradizione cristiana ha visto però in questo passo biblico un riferimento messianico, sicché l'Emmanuele Dio con noi, di fatto rievocato nel Vangelo di Matteo, viene identificato anche con il Messia Gesù Cristo dalla stirpe di Davide. Questo Bambino che noi attendiamo e che nascerà a Betlemme è il segno eloquente effettivo dell'amore di Dio nei nostri confronti, della sua assistenza e del suo intervento pacificatore delle nostre controversie e risolutore delle nostre instabilità. Il Dio Bambino che nascerà nella carne in Gesù Cristo dalla Vergine salva e risolleva liberando dai peccati e instaurando un nuovo ordine di vita per una gioia duratura.

La nostra liberazione infatti è lo svincolo dalle catene del male e dall'oppressione del peccato che offendendo Dio rovina l'uomo e pertanto la venuta nella carne di Dio che si rende Bambino è determinante per la nostra salvezza, poiché si tratta di Dio che entra nelle vicende della nostra storia assumendo il nostro quotidiano e percorrendo le tappe della nostra vita. Appunto è il Dio con Noi, Emmanuele, che costituisce il prodigio più grande che possa essere realizzato nei confronti dell'umanità e che viene compendiato dalle parole dell'Angelo a Giuseppe: "il bambino che è generato in lei (da Maria) viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Gesù sarà cioè il Salvatore, colui che libererà l'uomo dall'oppressione più avvinghiante di cui possa essere prigioniero e che ancora oggi è all'origine di ogni degenerazione e di ogni perversione come pure di tutte le distruzioni individuali e collettive, ossia il peccato. Di esso facciamo quotidiana esperienza anche nello specifico delle incresciose situazioni di sangue e di orrore a cui siamo costretti tutti i giorni e dalle irrazionalità di chi smentisce la dignità della persona umana realizzando situazioni di miseria, degrado, abbandono e sfruttamento che non di rado sollevano conflitti. Il peccato è il malessere più grande che possa immiserire l'uomo e consiste nel rifiuto dell'amore di Dio, nella presa di distanza dalla salvezza e nell'indifferenza dell'uomo verso tutto quello che veramente è in grado di sollevarlo. Eppure, se l'uomo ostenta presunzione e caparbietà nel voler procedere con i propri mezzi allontanandosi da Dio, nondimeno Dio insiste nel proporgli il suo amore e nel volerlo liberare, soprattutto facendosi addirittura Bambino per poter assumere quanto di più deprezzabile comporti la natura umana per parlare un linguaggio spontaneo di amore e di liberazione da questa fondamentale schiavitù.

Fra pochi giorni allora, nottetempo, contempleremo come non sia necessario chiedere a Dio alcun segno prodigioso né alcun miracolo poiché il prodigio più grande da indirizzarsi all'uomo Egli lo ha già compiuto e attende di essere da noi assimilato e sfruttato al meglio.

 

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