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TESTO Commento su Luca 11,1-13

don Daniele Muraro  

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XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/07/2007)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Stiamo celebrando la santa Messa. Siamo riuniti qui in Chiesa per pregare Dio, per domandargli perdono dei nostri peccati, per presentargli le necessità personali e quelle delle persone care, per ottenere da Lui aiuti e grazie per i vivi e per suffragare le anime dei defunti, per ringraziarlo dei suoi benefici, offrire a Lui la nostra lode e adorarlo. È questo il nostro culto.

La sacra liturgia, infatti, conferma il Concilio Vaticano II è principalmente atto di culto rivolto verso Dio. Per farci un'idea di che cosa intendevano parlare i vescovi del Concilio con questa espressione: atto di culto, possiamo rifarci a un'altro vocabolo di uso comune: la parola hobby.

Avere un hobby significa provare interesse per un particolare settore della realtà e coltivarlo. Praticare un hobby comporta di consacrare risorse e passione a questo ambito di elezione.

Chi coltiva un hobby però non sente questo impegno come un peso, ma vi si dedica volentieri, anzi dice che nel tempo in cui va a pescare, o corre in bicicletta, o ascolta musica, o legge, o costruisce e ripara qualsiasi oggetto, si rilassa, e invece di annoiarsi o stancarsi, recupera le forze e torna con più entusiasmo al suo mondo ordinario e ai suoi doveri quotidiani.

Coltivando un hobby in realtà uno coltiva se stesso, fà crescere la propria umanità nella direzione della salute e della serenità, della bellezza e della bontà. Se questa è l'aspirazione segreta di ogni passione esercitata, sia che si tratti di far collezione di farfalle o invece di dedicarsi al volontariato verso chi è nel bisogno, dobbiamo riconoscere che nessuna attività terrena, per quanto coinvolgente, può esaurire il desiderio di libertà e di giustizia che muove il cuore umano.

Sentirsi al posto giusto e rimanervi non per forza, ma volentieri, ciò è possibile solo se si è in pace con la propria storia e con il proprio destino. Ebbene, la Chiesa ci dice che questa condizione di pienezza di vita e di senso si realizza esattamente nella liturgia e nel culto divino.

Chi prega sta meglio, perché è in sintonia con il suo Creatore, Dio Padre, e nella Chiesa cattolica partecipa della vittoria sul male e sulla morte del suo Salvatore, il figlio di Dio fatto uomo, Gesù Cristo. Anzi possiamo dire che chi prega, nella Chiesa, lo fa insieme a Gesù che prega prima di lui, per lui e insieme con lui.

Ma procediamo con ordine. Innanzi tutto anche Gesù Cristo prega. Gesù pregava mentre calpestava la terra della Palestina, ce lo conferma anche il brano del Vangelo di oggi, ma prega anche ora nel cielo, e lo fa a nostro favore.

Per Cristo, con Cristo e in Cristo, diciamo al termine della preghiera eucaristica, prima di riconoscere a Dio Padre onnipotente ogni onore e gloria ora e sempre.

Possiamo sostenere che finché era uomo mortale, in mezzo a noi, la preghiera era il suo unico hobby, non ne aveva altri, e anche ora che si trova seduto alla destra di Dio Egli non smette di intercedere per il nostro bene.

Durante la sua permanenza quaggiù, Cristo non solo predicò il Vangelo con le parabole e inaugurò il Regno di Dio con i miracoli, ma si preoccupò della salvezza delle anime attraverso il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio. Al termine della sua missione terrena mosso dallo Spirito Santo, egli si offrì a Dio. Dio gradì la sua offerta e prova ne è la sua resurrezione.

"Sono risorto e sono sempre con Te; Tu hai posto su di me la tua mano": sono le prime parole che la liturgia del giorno di Pasqua nell'antifona introduttiva mette in bocca a Cristo che si presenta al Padre.

La sacra Liturgia è pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la comunità dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre.

Liturgia significa letteralmente "opera, azione del popolo". Nel caso della Chiesa si tratta del popolo di Dio, riunito attorno al suo Re e Capo del Corpo che è Cristo. La liturgia è per dirla in breve, opera di Cristo e della Chiesa.

La liturgia della Chiesa quindi non solo amalgama gli animi dei presenti in un'unica espressione di preghiera, non solo fà sentire uniti tutti i credenti sparsi nel mondo, ma collega il cielo e terra.

Quando nel 988 il principe russo Vladimir decise di farsi battezzare, inviò dei messaggeri verso i popoli vicini per avere conferma della sua scelta. Al ritorno i messaggeri riferirono: "Dopo essere stati dai vari popoli, siamo giunti a Costantinopoli dove abbiamo assistito alla sacra liturgia e non sapevamo più se eravamo in cielo o in terra, tale era la bellezza del loro rito". E il principe si convinse.

Già sessant'anni fa il papa di allora diceva: "non dimostrano di avere esatta nozione della sacra Liturgia coloro che la riducono a cerimoniale esterno decorativo; né sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e di rubriche che regola il compimento dei riti".

La disposizione d'animo principale richiesta dalla liturgia invece è la devozione ossia l'apertura d'animo verso il mistero.

Ho trovato per caso questa riflessione del teologo Ratzinger: "i pesci che vivono nell'acqua sono muti; gli animali sulla terra gridano, ma gli uccelli, il cui spazio vitale è il cielo, cantano. L'uomo però partecipa di tutti e tre questi regni: egli porta in sé la profondità del mare, il peso della terra e l'altezza del cielo; perciò sono sue anche tutte e tre le proprietà: il tacere, il gridare e il cantare. Oggi vediamo che all'uomo privo di trascendenza rimane solo il gridare, perché vuole essere soltanto terra e cerca di far diventare sua terra anche il cielo e il mare. La vera liturgia gli restituisce la sua totalità: gli insegna di nuovo il tacere e il cantare, gli ridona la profondità del mare con il suo silenzio e gli riapre gli spazi del cielo facendolo pregare con gli angeli."

La liturgia non esaurisce l'azione della Chiesa, abbiamo visto che ci sono altri due ambiti paralleli: la carità e la catechesi, ma, secondo le parole del Concilio, della vita della Chiesa la liturgia è il culmine e la fonte.

La richiesta dei discepoli: "Signore, insegnaci a pregare!" continua ad essere esaudita nella Chiesa attraverso la liturgia a cui tutto il popolo di Dio è invitato a partecipare con fede e devozione.

Solo nella liturgia della Chiesa infatti "conoscendo Dio per mezzo delle cose visibili, siamo attratti all'amore delle cose invisibili..." e solo attraverso la liturgia della Chiesa "ciò che la nostra osservanza professa esternamente, si opera di fatto nell'interno della nostra anima".

 

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