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TESTO Commento su Luca 10,38-42

don Daniele Muraro  

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XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/07/2007)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

"Liturgia della Parola" riporta prima delle letture il Messale dell'altare e allo stesso modo titola dopo il Gloria il foglietto distribuito sulle panche: è la definizione che specifica la parte della celebrazione che stiamo vivendo.

"Parola di Dio" è stato annunciato alla fine del brano tratto dal libro della Genesi e anche di quello ricavato dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi, mentre per il Vangelo secondo Luca è stato precisato "Parola del Signore". Dall'assemblea si è levata ad una sola voce la risposta di approvazione e di lode: "Rendiamo grazie a Dio!" e "Lode a te, o Cristo!"

"Tutta la Scrittura è ispirata da Dio" dice san Paolo, ed è "utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia."

I primi cristiani, ce lo riferiscono gli Atti degli Apostoli, dopo aver ricevuto il battesimo, "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli", ciò li preparava a celebrare la Frazione del Pane, l'Eucaristia, e da questa doppia pratica derivava la loro "unione fraterna".

Come ci può essere infatti uniformità di intenti e impegno comune, se manca l'unità delle menti fomatesi nelle medesime convinzioni ed educate a concludere verso gli stessi giudizi? Dove possono trovare i cristiani lo specchio della loro identità se non nell'ascolto della Parola di Dio?

Dobbiamo ringraziare i Vescovi del Concilio Vaticano II se la ricchezza della Bibbia ci è offerta con tanta generosità durante la celebrazione domenicale della Messa.

Secondo il loro pensiero anche la sacra Scrittura, insieme con l'Eucaristia doveva tornare ad essere l'alimento del cristiano. "Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso di vita spirituale dall'accresciuta venerazione della parola di Dio che permane in eterno."

Furono essi perciò a stabilire che la mensa della parola di Dio dovesse essere "preparata ai fedeli con maggiore abbondanza" e che fossero "aperti più largamente i tesori della Bibbia" in modo che, in un determinato numero di anni, si leggesse "al popolo (nelle celebrazioni) la maggior parte della sacra Scrittura."

A quarant'anni di distanza si può dire che l'obiettivo è stato raggiunto. Ogni domenica le letture cambiano, e non ritornano uguali se non dopo tre anni, dando spazio alla proclamazione completa dei tre Vangeli sinottici e preceduta ogni volta dalla presentazione di una larga fetta delle lettere di san Paolo e dagli estratti di buona parte dei libri storici, profetici e sapienziali dell'Antico Testamento.

Il motivo di tanta insistenza su questo aspetto della vita cristiana che è la lettura della Bibbia, i padri del Concilio ce lo spiegano con parole semplici ma fondamentali: "L'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo".

A questo punto però dobbiamo fare una precisazione. La Parola di Dio è contenuta nella testimonianza della Bibbia, ma non si identifica in modo puro e semplice con le parole degli autori sacri. Solo una volta la Parola di Dio fu raggiungibile in forma diretta e immediata: nella persona umano-divina di Gesù.

"Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella".

"Parola di Dio" in senso proprio dunque è solo Gesù stesso, Verbo del Padre e da Lui prendono vita una per una le parole che compongono i vari libri della Bibbia. Nella proclamazione delle Scritture sacre davanti all'assemblea radunata in preghiera e nella predicazione si dà voce all'unica Parola che è Gesù.

La Parola di Dio non è soltanto annuncio, appello e promessa, è invece Dio stesso in quanto effettivamente si dona, è la Persona del Figlio di Dio che si rivela a noi ascoltatori.

Queste stesse verità finora esposte le possiamo ricavare con evidenza dal Vangelo di oggi.

Sorge una discussione fra Marta e Maria, le due sorelle che ospitavano nella propria dimora Gesù. Il motivo del contrasto fra di loro non si deve ad una diversa interpretazione delle parole di Gesù, la parola di Gesù è semplice e accessibile a tutti, ma al fatto che una ascoltava devotamente il Maestro parlare delle cose di Dio e l'altra invece di preoccupava unicamente del lato materiale della visita.

Marta aveva fatto posto nella sua casa al pellegrino in cerca di sollievo, ma solo Maria aveva rinosciuto in Lui il Figlio di Dio, venuto a insegnare la verità che apre le menti e desideroso di diventare il faro che illumina le coscienze.

L'atteggiamento più gradito a Gesù è proprio quello che assume Maria: mettersi ai suoi piedi e ascoltarlo. È questa la cosa più importante: "...non di pane soltanto vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".

Maria è qui l'immagine del buon discepolo: essere discepoli di Gesù comporta di sedersi ai suoi piedi e fermarsi ad ascoltarlo.

Rispondendo a Marta che si lamenta del comportamento della sorella lì presente e prendendo sul momento le difese di Maria, Gesù vuole dare questo insegnamento: è efficiente non chi fa tanto, ma chi fa con Dio. A Lui non interessa il dilemma: o pregare o lavorare, o essere ingolfati nelle faccende quotidiane o tirarsi fuori dal mondo, ma con la sua risposta Egli intende far comprendere all'impaziente Marta e a tutti noi l'importanza di lasciarsi istruire da Dio.

Qui sta la differenza fra i cristiani della linfa e quelli della corteccia. I primi, i cristiani della linfa', sono quelli che attingono al mistero di Dio attraverso la sua Parola e ne ricevono un benefico apporto di nutrimento; i secondi, i cristiani della corteccia, sono quelli che rimangono uniti alla Chiesa, ma solo esteriormente, senza partecipare della sua ricchezza spirituale.

In occasione del millennario del martirio di sant'Adalberto Giovanni Paolo II in Polonia disse: "Della buona novella del Vangelo sono vissuti in Europa nel succedersi dei secoli, fino al giorno d'oggi, i nostri fratelli e le nostre sorelle. La ripetevano i muri delle chiese, delle abbazie, degli ospedali e delle università. La proclamavano i volumi, le sculture e i quadri, l'annunziavano le strofe poetiche e le opere dei compositori. Sul Vangelo venivano poste le fondamenta dell'unità spirituale dell'Europa."

La Parola di Dio è efficace e viva perché nella Chiesa è presente ed operante il Signore Risorto.

È tale presenza che impedisce alla sacra Scrittura di trasformarsi in un puro documento letterario e storico e permette alla Tradizione viva della Chiesa di fornire l'interpretazione della dottrina e della morale insegnateci da Gesù.

Approfittiamo dunque di tutte le occasioni che abbiamo per entrare in familiarità con questa Parola di Dio che è Gesù, meditiamo e non solo ascoltiamo la Parola di Dio proclamata nell'assemblea liturgica, leggiamo privatamente la Bibbia: troveremo nuovi spunti per la nostra preghiera e ne risentirà positivamente anche la nostra idea della vita e del mondo, un mondo in cui la Parola di Dio è entrata e aspetta solo di essere consultata, conosciuta ed amata.

 

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