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TESTO Commento su Luca 9,51-62

don Daniele Muraro  

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/07/2007)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Nel suo viaggio verso Gerusalemme Gesù manda avanti a sé dei messaggeri. Dobbiamo immaginarci a fianco del Maestro il gruppo degli apostoli che cammina con lui e qualche altro discepolo che su ordine suo precede la comitiva e cerca di ottenere una buona accoglienza.

La strada a piedi era lunga e faticosa e Gesù aveva previsto delle soste ristoratrici lungo il percorso; il perimetro di un villaggio sarebbe stato garanzia di tranquillità per la notte e dopo cena Gesù avrebbe approfittato dell'occasione per annunciare il Regno di Dio ai residenti; inoltre non si sarebbe di certo sottratto alle loro richieste di aiuto materiale e spirituale.

Nel corso di quell'ultimo viaggio verso Gerusalemme però non sempre le cose andarono come auspicato. Si stavano diffondendo voci contrastanti su Gesù e sulla sua nuova comunità di discepoli: alcuni lo esaltavano, altri sobillati da scribi e farisei suoi nemici lo denigravano e questo non favoriva certo la buona accoglienza.

In particolare i problemi furono con i Samaritani. La via più breve da nord verso Gerusalemme passava attraverso il loro territorio e almeno una volta i messaggeri mandati avanti a sondare la disponibilità di un centro abitato samaritano dovettero riferire dell'ingiunzione ricevuta di andarsene via.

Davanti al rifiuto le reazioni dei fratelli Giacomo e Giovanni al principio furono poco remissive. Forse fu in quell'occasione che i due pescatori di Galilea si meritarono da Gesù il soprannome di "Boanérghes, cioè figli del tuono". Il rimprovero di Gesù riporta la calma in tutto il gruppo e la consapevolezza della propria missione.

Gli apostoli con a capo Gesù non erano in cammino per caso. "Stavano infatti compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo" e per celebrare la sua ultima Pasqua, Gesù si era diretto decisamente verso la città santa.

Gesù sapeva bene quale sarebbe stato il suo destino; l'opposizione ad accoglierlo da parte del villaggio dei Samaritani era solo un segnale dell'ostilità che Egli avrebbe dovuto presto sopportare ad opera dei capi del popolo e dei sommi sacerdoti ebrei.

Ma Gesù sapeva anche che al di sopra delle trame degli uomini c'è Dio Padre che guida le vicende della storia. Mandandolo nel mondo il Padre gli aveva affidato un'opera da compiere, ed ora Lui Gesù era deciso più che mai a portarla a termine.

In quanto Figlio dell'uomo Gesù non poteva non essere dolorosamente colpito dal diniego dei suoi compatrioti. Egli tuttavia non si arrende e non smette di associare a sé operai per l'edificazione del Regno di Dio.

Nella sua predicazione itinerante Gesù faceva appello alla libertà di scelta dei suoi ascoltatori, esortandoli a decidersi per Dio ed accogliere in lui il Salvatore.

Attorno a Gesù un po' alla volta si forma una comunità, primo nucleo di quella che dopo la sua morte sarebbe diventata la Chiesa universale. È Gesù stesso che prende l'iniziativa. Egli infatti conosce il cuore di quelli che incontra meglio di chiunque altro e non ha bisogno di prendere consiglio su questo e su quello perché sa ciò che passa dentro all'anima di ogni persona.

Il mondo è grande e venendo nel mondo Egli aveva scelto di condividere i limiti dell'esistenza terrena, compresa la sua durata a scadenza. Perciò c'era bisogno di qualcuno che continuasse la sua opera di Maestro e la estendesse fino agli ultimi confini abitati.

Il Salvatore e il Signore però rimane sempre Gesù. Ecco perché è Lui stesso a designare i suoi primi aiutanti: i dodici apostoli e a cui si aggiungono poi i settantadue discepoli.

La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli: essa è stata e rimane costruita sul "fondamento degli Apostoli" testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso.

Con l'aiuto dello Spirito che abita in essa, la Chiesa custodisce e trasmette, l'insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli.

Fino al ritorno di Cristo poi, la Chiesa continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il collegio dei vescovi, "coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro e supremo pastore della Chiesa".

San Clemente romano, quarto vescovo di Roma dopo Pietro, Lino e Anacleto, intorno agli anni 90 del primo secolo scrive ai cristiani di Corinto e dice: "[gli Apostoli], perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, lasciarono quasi in testamento ai loro immediati cooperatori l'incarico di completare e consolidare l'opera da essi incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo li aveva posti per pascere la Chiesa di Dio. Essi stabilirono dunque questi uomini e in seguito diedero disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini provati prendessero la successione del loro ministero".

Non ci può essere Chiesa, cioè comunità cristiana viva, se non dove si mantiene l'unità con il Vescovo, garante della successione apostolica. Nella preghiera eucaristica si chiede a Dio Padre di rendere la Chiesa, diffusa su tutta la terra, perfetta nell'amore in unione con il Papa, e con il Vescovo del luogo.

C'è un rito particolare che il sacerdote fa prima della comunione quando spezza l'ostia e ne lascia cadere un frammento nel calice: è l'ultimo ricordo di quando il vescovo spezzava ed affidava ai presbiteri o ai diaconi una parte di pane consacrato che veniva portato nelle comunità lontane dove non era assicurata la celebrazione eucaristica.

Veniamo ai nostri giorni. Forse con un po' di esagerazione uno scrittore moderno ha detto: "Oggi gli apostoli sono rari, sono tutti padreterni." Invece abbiamo bisogno di apostoli.

San Luigi Orione invece sosteneva: "Chi non è apostolo, è apostata.", ossia nella Chiesa apostolica, possiamo essere tutti apostoli, anzi dobbiamo esserlo. Esiste infatti anche un apostolato dei laici.

Il Concilio Vaticano II a questo tema ha dedicato uno dei suoi dodici documenti: il Decreto sull'apostolato dei laici dove si afferma: "Si chiama apostolato tutta l'attività dei fedeli ordinata alla diffusione del regno di Cristo su tutta la terra". Ne deriva che "la vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all'apostolato". "L'apostolato dei laici non può mai venir meno nella Chiesa."

San Pietro a nome degli altri apostoli, dopo essere stato arrestato e aver ricevuto l'ordine di non parlare più nel nome di Gesù risponde: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato."

Anche noi se viviamo bene la Messa non possiamo non essere apostoli, cioè testimoni di Gesù nella vita di tutti i giorni e in tutti gli ambienti in cui ci troviamo.

Allora amiamo la Chiesa, i suoi pastori, in particolare il nuovo Vescovo, preghiamo per lui, e amiamo, viviamo nella carità dentro la Chiesa e con la Chiesa.

 

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