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TESTO Commento su Luca 24,46-53

don Daniele Muraro  

Ascensione del Signore (Anno C) (20/05/2007)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Dopo che Gesù è asceso al cielo, la maniera per coltivare il legame con Lui è la preghiera e la specialmente quella forma particolare di preghiera che è la liturgia.

Dalle ultime parole del Vangelo veniamo a sapere che dopo l'Ascensione, gli apostoli, e anche gli altri che erano con loro, "tornati a Gerusalemme dal monte degli Ulivi con grande gioia, stavano sempre nel tempio lodando Dio".

Tutti i primi cristiani fino al momento della dispersione lontano da Gerusalemme erano presenti regolarmente alla liturgia del tempio. Il libro degli Atti degli Apostoli ci informa di un miracolo compiuto da Pietro e Giovanni alle tre del pomeriggio, mentre salivano al tempio per la preghiera.

Era quella l'ora del sacrificio della sera, che come quello del mattino consisteva nell'uccisione di un agnello che poi veniva bruciato; prima del sacrificio del mattino e dopo quello della sera si rinnovava l'offerta dell'incenso, ossia si alimentavano la brace e i profumi sull'altare che si trovava davanti al Santo dei santi, il luogo più interno del tempio.

Gli Apostoli pregavano anche per conto loro. Sappiamo ancora dal libro degli Atti che prima di Pentecoste gli Apostoli, radunati nel Cenacolo, erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

Già prima che Gesù li avesse lasciati gli apostoli e gli altri che erano con loro avevano pregato. Essi avevano adorato Gesù, prostrandosi davanti a Lui, come ci dice il Vangelo secondo Matteo.

Gesù da parte sua, mentre innalzandosi scompariva dalla loro vista, benediceva a mani alzate il gruppo di coloro che lo salutava e lo adorava.

Nelle prime apparizioni Gesù aveva promesso lo Spirito santo ai suoi apostoli, ma la condizione per riceverlo era che rimanessero a Gerusalemme, senza disperdersi e che fossero perseveranti nella preghiera. La potenza dall'alto sarebbe stata ricevuta bene e avrebbe avuto effetto solo se avesse trovato gli apostoli non distratti o occupati in altro, ma interiormente preparati attraverso la preghiera. Per dedicarsi all'azione il tempo sarebbe rimasto.

Tanti impegni aspettavano gli apostoli e gli altri discepoli secondo il futuro che Gesù aveva previsto per loro. Essi avrebbero dovuto essere i testimoni della resurrezione di Gesù non solo a Gerusalemme, ma in tutta regione della Giudea e della Samarìa e poi fino agli estremi confini della terra. In effetti gli apostoli e gli altri che erano con loro attuarono personalmente buona parte della disposizione di Gesù. Secondo la tradizione san Tommaso fu martirizzato nell'India meridionale, san Bartolomeo fu predicatore itinerante fra Armenia, India e Mesopotamia, san Matteo evangelizzò l'Etiopia, e così via.

In pubblico e davanti a gente sconosciuta di ogni estrazione sociale e provenienza avrebbero dovuto parlare nel nome di Gesù e annunciare la conversione e il perdono dei peccati. Un incarico per niente facile, addirittura impossibile finché non fossero stati rivestiti di Potenza dall'alto. Prima di cominciare l'avventura della predicazione del Signore Gesù crocifisso e risorto, perciò gli Apostoli rimangono appartati in preghiera.

Soffermiamoci allora in attesa di questo Spirito santo. Lo Spirito santo "viene dove è amato, dove è invitato, dove è atteso". Lo Spirito santo lo si può solo chiedere, non lo si può pretendere, né lo si può comprare, magari frequentando corsi a pagamento.

Lo Spirito santo viene inviato sui credenti per intercessione di Gesù, direttamente da Dio Padre. A Lui dunque bisogna che ci rivolgiamo.

È lo Spirito stesso che ci insegna questa via quando rende attivo in noi il suo sesto dono, ossia la pietà.

Questo dono ha bisogno di un minimo di spiegazione per essere apprezzato. La pietà ci permette di superare l'indifferenza verso Dio e verso il prossimo e di provare invece dei sentimenti da figli verso Dio e da fratelli verso gli uomini. L'egoismo insegna a pensare solo per sé, ma il cuore del cristiano non può essere freddo e arido. Bisogna invece che sia tenero e pronto alla dedizione.

Principalmente però il dono della pietà non riguarda il rapporto col prossimo, che farebbe pietà, come si dice; col termine "pietà" si intende descrivere la cosiddetta virtù di religione, ossia la disposizione di filiale verso Dio, di ubbidienza, sentita come una esigenza interiore, e la capacità di sottomettersi alla sua volontà non per paura ma per amore.

Il dono della pietà qualifica, dunque, il rapporto con Dio. Di riflesso, poi si estende anche al rapporto con tutto ciò che sulla terra ha valore di "segno" della divina Presenza.

Gesù, salendo al cielo, ci ha aperto una via nuova e vivente per avere accesso ed essere ammessi alla presenza di Dio. "Avviciniamoci a Dio con cuore sincero, e con piena fiducia;" come dice la seconda lettura, con la forza della preghiera e dei sacramenti con i "cuori siano purificati da ogni falsa coscienza" e con la grazia che viene dal Battesimo e dall'Eucaristia.

"La pietà è utile a tutto" dice san Paolo scrivendo al vescovo Timoteo, ossia se ogni nostra attività ha da Dio il suo inizio, avrà da Lui anche l'aiuto necessario per il suo buon esito.

Chi si lascia guidare dai doni dello Spirito santo si può paragonare a una nave che avanza a piene vele, con il vento in poppa; chi si lascia guidare dalle sole forze umane e non dai doni di Dio, è simile invece a una scialuppa che si fa avanzare a forza di remi, con più lentezza e molta maggior fatica e rumore".

"Uomo, ti è stato insegnato ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio" così diceva nell'Antico Testamento il profeta Michea.

Lo Spirito santo che Dio manda nel nome di Gesù asceso al cielo e ormai assiso, seduto alla sua destra, ci rende questi atteggiamenti facili, perché li fa nascere dall'interno della nostra anima, volentieri e per amore.

 

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