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TESTO Commento su Giovanni 14,23-29

don Daniele Muraro  

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (13/05/2007)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

"Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate". Gesù dimostra una conoscenza degli avvenimenti che lo aspettano possibile solo a Lui in quanto Figlio di Dio. Egli non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, perché sapeva quello che c'è in ogni uomo. Già prima che Giuda si recasse dai suoi nemici per tradirlo, Gesù conosceva le intenzioni del suo apostolo e glielo aveva delicatamente fatto capire, per invitarlo a ripensarci e a non macchiarsi di quel delitto.

La conoscenza anticipata di Gesù non si limita solo alle sue vicende personali, ma coinvolge lo sviluppo della Chiesa, la comunità che egli aveva raccolto attorno a sé e che dopo la sua morte avrebbe affidato a Pietro e agli altri discepoli.

"Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" afferma Gesù in conclusione del suo discordo durante l'Ultima Cena e nel Vangelo di oggi promette ai suoi apostoli di tornare in mezzo a loro, evidentemente dopo la sua morte e resurrezione.

Con la sua salita al Padre Gesù non sparisce dalla vita degli apostoli, cambia piuttosto il suo modo di essere presente. Una delle prove più grandi della presenza di Gesù in mezzo a chi crede in Lui è la pace che avvolge il cuore di chi lo invoca. Motivi di preoccupazione e di timore possono sempre affiorare all'orizzonte del credente, perché anche noi come tutti gli uomini ci troviamo coinvolti nell'agitazione e nella precarietà dell'esistenza, ma basta un'invocazione, un ricordo del Signore Gesù e subito l'orizzonte si rasserena.

E' la potenza del nome di Gesù, di cui tante volte hanno potuto fare esperienza gli stessi apostoli e i santi. Questa potenza però non agisce da sola, bensì attraverso l'intervento della terza persona della santissima Trinità, ossia lo Spirito santo.

Gesù lo chiama il Consolatore, talvolta si trova anche in italiano l'espressione "il Paraclito", che significa appunto quello che viene chiamato presso, per assistere e per difendere. Paraclito infatti si può tradurre sia con l'espressione Consolatore che con il termine Avvocato.

Gesù dice che dopo la sua partenza, ossia l'Ascensione al cielo, sarà il Padre a mandare questo nuovo Consolatore, quasi a supplire la mancanza di segni concreti di presenza, ma anche a completare un'opera. Il primo Paraclito è Gesù stesso: Egli infatti era venuto "per annunziare ai poveri un lieto messaggio... e predicare un anno di grazia del Signore". Durante tutta la sua missione Egli si era preoccupato di difendere e giustificare quelli che dimostravano di credere in Lui Messia inviato da Dio Padre.

Quelli che si rivolgevano a Lui nel corso della sua vita terrena dovevano fare la fatica di andarlo a cercare per le strade della Palestina e di trovarlo. A loro Gesù accordava di volta in volta il perdono e la grazia. Con la Pasqua di morte e resurrezione che quel perdono e quella grazia sono resi disponibili a tutti gli uomini di ogni posto e di ogni tempo.

Chi opera questa apertura universale della salvezza operata da Gesù è lo Spirito santo e siccome è impossibile invocare chi non si conosce la prima operazione di questo Spirito santo è di insegnare e far ricordare, insegnare il significato degli avvenimenti che riguardano Gesù e far ricordare il loro vero svolgimento.

Di solito noi associamo lo Spirito santo all'amore e al fuoco. Lo diciamo anche nella sequenza del giorno di Pentecoste: "Vieni, santo Spirito e accendi in noi il fuoco del tuo amore".

Questo naturalmente è vero, ma la sostanza di cui si nutre questo fuoco per riscaldare e illuminare è la conoscenza delle parole di Gesù e della sua vita.

Lo Spirito santo in quanto Spirito di verità ha prima di tutto la funzione di guidare i suoi discepoli, quelli di Gesù, alla verità tutta intera. Perciò non potrà parlerà da sé, ma ripeterà tutto ciò che avrà udito e lo renderà attuale. Il suo interesse non è quello di dire delle cose diverse, ma di mostrare la grandezza di Gesù, riprendendo tutto quello che lo riguarda e illustrandolo in maniera sempre nuova.

Può meravigliare la sottolineatura dell'elemento conoscitivo, mentale della fede cristiana, ma deve essere chiaro a tutti che il cristianesimo ha un contenuto reale ben preciso, che può essere messo per iscritto, definito e anche imparato a memoria, come nel Credo e nelle altre formule della fede.

Viviamo nel tempo delle opinioni. Ogni volta che capita qualcosa che colpisce l'opinione pubblica i giornalisti vanno a sentire l'idea della gente per strada e poi semmai si interroga l'esperto.

I sondaggi ci hanno abituato al mercato delle convinzioni: ci sono idee che salgono e idee che scendono, opinioni che vincono e opinioni che perdono.

Di fronte ai fatti però non valgono gli argomenti ci ammonisce un vecchio detto latino e ad un certo punto il gioco delle interpretazioni deve lasciare il posto all'adesione onesta e cordiale, oppure al rifiuto.

"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole".

Se uno osserva la parola di Gesù, la mette in pratica, ma prima la capisce e la apprezza. Gesù nel Vangelo di stamattina, ci assicura che non avremmo mai finito di capire abbastanza le sue parole. Naturalmente non dobbiamo aspettare di aver capito perfettamente tutti suoi discorsi prima di provare ad applicarli.

Piuttosto più mettiamo in pratica le parole di Gesù, più saremo in grado di intenderle meglio, secondo aspetti e significati che fino a quel momento ci erano sfuggiti. Per questi i più grandi esperti del Vangelo sono i santi, perché hanno lasciato spazio alla scienza che viene dall'alto, il quinto dono dello Spirito santo.

Noi, da parte nostra, possiamo per così dire rendere più agevole quest'opera dello Spirito santo, facendo anche noi uno sforzo di comprensione del messaggio del Vangelo, confrontandolo con la nostra vita, in attesa che una illuminazione dall'alto venga a confermare e ad allargare la nostra comprensione sempre limitata.

E' importante perciò che ci alleniamo a pensare secondo Gesù, meditando il suo Vangelo e lasciandoci istruire dalla Chiesa in attesa che lo Spirito di Gesù con il dono della sua scienza pensi per noi e con noi.

 

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