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TESTO Segni di luce

don Gianluca Peschiera (ragazzi)  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (16/12/2007)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Accendiamo la terza candela della corona dell'Avvento

Questa terza fiamma illumini il nostro cammino verso il Natale!
È la fiamma della gioia che offro e che ricevo
per aver capito che tu Signore Gesù sei la nostra salvezza.
È la gioia che vedo fiorire nel sorriso di un amico,

nel volto di un anziano, nelle parole di chi mi vive accanto.

È la gioia che ricevo da chi mi accoglie, mi aiuta e mi perdona.

Vieni, Signore Gesù, tu sei la Luce del mondo!

Pensiero introduttivo

Vi è mai capitato di notte di svegliarvi all'improvviso? Che cos'è la prima cosa che, con i nostri occhi, ricercate?

Non so voi, ma io cerco tra le fessure delle tapparelle se c'è uno spiraglio di luce. E' un'operazione inconscia, che talvolta diventa consapevole perché magari la luce l'accendo, a volte magari solo quella della sveglia o del cellulare, per guardare che ore sono. Comunque cerco la luce perché essa è un elemento necessario per la nostra vita.

Il buio fa paura, non solo da bambini; la luce ci rasserena. Diventa quasi l'immagine della vita stessa, infatti "veni- re alla luce" significa nascere. Invece quando uno muore si dice "si è spento".

Il simbolo della luce ben si adatta allora a parlare anche di Dio, la fonte della vita.

E l'iniziativa di Dio è luce per l'uomo. E tale iniziativa, che è luce, ha un nome preciso: GESU'.

Giovanni Battista, che sembra quasi abbia qualche dubbio sul fatto che Gesù sia la luce vera, è come rassicurato da Gesù stesso. Basta infatti osservare i segni luminosi del passaggio del Signore: i ciechi vedono, gli storpi camminano...

Anche noi, se siamo illuminati da quel Gesù vero, non quello che vorremmo noi, ma da quella luce nuova che sprizza dalla sua Parola e dai suoi gesti, possiamo diventare luce riflessa per gli altri!

Dal Vangelo secondo Matteo (11,2-11)

In quei giorni Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?».

Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me».

Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te. In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

L'ANGOLO DELLE CURIOSITA': L'IRA DI DIO

In questi giorni che ci avvicinano al Natale, i mass-media lanciano un allarme su una causa di depressione. Quale? Provate a indovinare. No, se non siete stati attenti ai telegiornali e ai talk show, non ci riuscireste mai, perché la nuova causa di depressione è niente meno che la festa del Natale!

Proprio così: Perché bisogna fare i regali, bisogna pensare ai pranzi e alle cene, bisogna organizzare la visita ai parenti... e allora si va in depressione. Come evitare tutto ciò? E se fosse invece - come è! - che il Natale quello vero, è l'antidepressivo per eccellenza? Prova a leggere il racconto qui sotto, poi mi dirai...

Un commento per ragazzi

Due anni fa a S. Lucia abbiamo avuto, io (ho undici anni oggi, allora nove) e la mia sorellina più piccola, un sacco di regali: la play, lego, pelouches, puzzle, bambole, carte, giochi in scatola... La cosa strana è stata che lei, dopo averne scartati uno alla volta e giocato per 10 minuti ciascuno, dopo un'oretta o poco più, era già stufa di tutti quei giochi e ha fatto un capriccio vedendo in tivù quella pubblicità di un gioco nuovo...
"Tutto subito e gratis!" diceva la mamma un

po' sconsolata vedendola così. "Questi ragazzi hanno tutto fin da piccoli, ma non sanno gustare nulla – ha aggiunto papà – e finirà che anche i nostri figli diranno come quell'adolescente in tivù: ha detto che il suo
sogno da grande è di fare... il mantenuto!

A forza di aver realizzato ogni desiderio, non sanno più cos'è l'attesa e il sacrificio".

La mamma annuiva. Anche a me faceva un certo effetto vedere Michela a sei anni così insoddisfatta e che un adolescente avesse come sogno nella vita quello di vivere alle spalle dei suoi genitori senza far niente. Io vorrei fare il pilota d'aereo, non il mantenuto!

Il giorno dopo la nostra catechista ci ha detto: "Si può impostare la vita sull' "avere" e allora si ricercano tante cose, tanti soldi, tante macchine... oppure sull' "essere", cioè ricchi dentro in bontà, solidarietà, amore. Gesù è venuto per aiutarci ad essere felici, ricchi dentro". Ha lanciato una proposta in vista del Natale: un'adozione a distanza per permettere a dei ragazzi del Togo in Africa di poter studiare e imparare un lavoro. Ne ho parlato a casa e abbiamo "adottato" Philippe, un ragazzo povero, quarto di sei fratelli.

La cosa bella è che ogni volta che ci arriva una lettera da casa sua e ci aggiorna dei suoi studi, del suo impegno e delle fatiche della sua famiglia, ma anche delle gioie della vita laggiù (ha avuto da un mese una nuova sorellina), c'è a casa mia una grande attenzione, anche da parte della mia sorellina. Ci siamo tutti coinvolti in questa adozione e andiamo a cercare su internet le informazioni sul Togo, scriviamo insieme delle lettere, ci interessiamo di altre situazioni simili.

L'anno scorso a S. Lucia abbiamo ricevuto solo un po' di dolci e nessun regalo; a Natale, proprio nel presepe, c'era una busta con dentro dei soldi. Sopra c'era scritto: "Per Philippe". Mia sorella, tutta contenta, è andata da mia mamma e mio papà e ha detto: "Quest'anno, è proprio Natale!".

 

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