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TESTO Commento su Luca 4,1-13

don Daniele Muraro  

I Domenica di Quaresima (Anno C) (25/02/2007)

Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Tutti gli anni, la prima domenica di Quaresima, la Chiesa propone il Vangelo delle tentazioni di Gesù. Gesù si ritira nel deserto e lì viene tentato dal diavolo.

La vita nel deserto obbliga a rinunce materiali e alla solitudine morale. In quelle terre inospitali sono pochi quelli che resistono. Nel deserto l'uomo sperimenta la propria fragilità fisica e anche la forza di resistenza della volontà. Il deserto è il luogo dell'essenzialità e della purificazione.

Gesù va nel deserto per isolarsi dall'agitazione della società del suo tempo, minore di quella di oggi, ma sempre reale. Come farà in seguito, Egli si apparta per entrare in dialogo con Dio suo Padre. Infatti secondo le parole del Libro Sacro: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio". E se Dio viene cacciato dai discorsi della gente, occorre andarlo a incontrare dove la cosiddetta cultura dominante non ha ancora fatto sentire la sua influenza, appunto nel silenzio e nella rinuncia.

Gesù dunque nel deserto non è da solo: Egli si intrattiene a colloquio con il Padre, guidato dallo Spirito santo e ad un certo punto viene raggiunto anche da satana, il diavolo, lo spirito del male.

Se Gesù va nel deserto di proposito, il diavolo appare come un viandante che si è perso in una delle frequenti bufere di sabbia. Con astuzia sembra quasi che satana voglia approfittare della condizione di sfinimento fisico di Gesù. Non è lui però a dare a Gesù le cose di cui ha bisogno (il pane), ma gli propone di farlo da solo, di prendersi tutto il pane di cui ha bisogno, con la potenza della sua parola divina.

"Diavolo" significa colui che separa e la sua intenzione è di rendere autonomo Gesù, di separarlo dal Padre e dalla comunità dei fratelli. La sua missione di Messia e Salvatore sarebbe finita prima ancora di cominciare.

Il diavolo si è perso, è perduto per sempre, ma la sua caratteristica più importante non è questa, quanto piuttosto quella di voler far perdere. Il diavolo è uno sconfitto fin dal principio, quando dal cielo precipitò all'inferno, ma le volte che noi lo chiamiamo: "un povero diavolo" non teniamo conto di questa particolarità di satana, ossia che in lui la volontà di far perdere prevale sulla coscienza di avere perso.

Ossia, egli è rovinato, ma vuole coinvolgere nella sua rovina quante più anime possibili. "Per odio verso Dio, tenta gli uomini al male", diceva il catechismo di san Pio X.

L'esistenza del diavolo, come anche di molte altre verità della fede cristiana fa parte della tradizione. Penso che nessuno di voi sappia dire un articolo del Credo che riguardi questo argomento. Eppure ci crediamo: lo dice la tradizione.

L'esistenza del diavolo fa parte del bagaglio tradizionale della fede del popolo di Dio e al tema della tradizione ha dedicato un ambito di studio proprio il recente convegno nazionale della Chiesa italiana di ottobre, quello che si è svolto a Verona e che è stato concluso da papa Benedetto XVI.

In questo Convegno è stato detto che occorre superare una avversione spontanea per il termine. Tradizione sembra dire qualche cosa di superato e invece "La tradizione non riguarda semplicemente il nostro passato, ma costituisce una vera e propria dimensione del presente". Da essa dipende il giudizio sulle cose attuali e la capacità di costruire il futuro, la coscienza che abbiamo di noi stessi e la capacità di rischiare la nostra libertà. La tradizione è il nostro "dato" di partenza e consiste nel riconoscere che il mondo non comincia con noi stessi, ma che c'è stato Qualcuno che ha fatto prima di noi e per noi.

Avere radici piantate nella storia è la condizione per avere futuro. Non si tagliano le radici della pianta di cui si gode l'ombra e i frutti, ha detto papa Giovanni Paolo II a proposito del mancato inserimento nella Costituzione Europea delle radici ebraico-cristiane dell'Europa Unita.

Nella tradizione condivisa il credente si sente a casa sua e non spaesato, si sente in viaggio verso un approdo sicuro e non smarrito. Viviamo nella società dell'informazione e una conseguenza di questo fatto è che siamo una società senza tradizione; tutte le storie sembrano avere uguale valore e si confondono le une con le altre. Si fa fatica a distinguere fra realtà e fantasia e nella realtà ciò che ha durata e ciò che invece lascerà il tempo che trova.

Ma la confusione mentale e il senso di incertezza che ne deriva è proprio la descrizione della tentazione di cui abbiamo parlato all'inizio.

Anche Gesù per superare questa tentazione si appella ad una tradizione, a quella sicura, provata dal tempo e dalla testimonianza dei profeti, quella della Scrittura: Sta scritto.

E invece noi adesso diciamo: "Dove sta scritto?", segno evidente che abbiamo perso i punti di orientamento fondamentali e di fronte a quelli che vogliono scrivere diversamente rimaniamo muti e storditi, segno della nostra ignoranza e della nostra poca fede.

«C'è una meta, ma non c'è una via», diceva uno scrittore contemporaneo Kafka. Forse per noi oggi è più chiara la meta verso la quale andare, sono i valori di cui tutti parlano: amore, pace, solidarietà. Ma proviamo a interrogarci, se manca la via non sarà forse perché troppe volte si è lasciata la Tradizione autentica della Chiesa, non le tradizioni degli uomini, ma la Tradizione della Chiesa, per tentativi solo umani di fare come meglio pare.

Tornando al diavolo, ai nostri giorni c'è anche chi mette in dubbio la sua esistenza e tende a spiegare tutto con dei conflitti psicologici all'interno della coscienza. Le tentazioni sarebbe dunque una lotta fra una parte dell'anima che aspira al bene e un'altra invece che trascina verso il male.

Anche questo è un rifiuto della Tradizione, non si sa con quale profitto, perché se uno conosce il pericolo lo evita, ma se uno lo sottovaluta o lo ignora ci cade dentro senza neanche accorgersi.

E allora per finire mettiamoci ancora una volta in ascolto della autentica Tradizione della Chiesa che per altro su questo punto ha anche la fortuna di essere stata messa per iscritto. La professione di fede del Concilio Lateranense IV (1215) dice infatti: "Con la sua forza onnipotente fin dal principio del tempo Dio creò dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature: quello spirituale e quello materiale, cioè gli angeli e il mondo terrestre, e poi l'uomo, quasi partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo. Il diavolo, infatti, e gli altri demoni da Dio sono stati creati buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi. L'uomo poi ha peccato per suggestione del demonio».

Come ha scritto Chesterton: la retta fede, quella tradizionale "non è soltanto (come molti ritengono) la sola, sicura salvaguardia della moralità e dell'ordine, ma anche la sola logica salvaguardia della libertà, del rinnovamento e del progresso", perché il vero progresso è distaccarci dal male e fare il bene, riconoscere le tentazioni e con l'aiuto della grazia di Dio, superarle.

 

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