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TESTO Commento su Luca 6,27-38

don Daniele Muraro  

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/02/2007)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 27A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Gesù nel Vangelo invita ad amare i nemici. E' la continuazione del discorso delle beatitudini di domenica passata. Fra le maniera di amare indicate da Gesù c'è il fare del bene, quindi l'aiuto materiale, ma anche il benedire e il pregare. Abbiamo dedicato questi tre giorni all'adorazione eucaristica, alla meditazione e alla preghiera silenziosa davanti a Gesù Eucaristia. Forse non abbiamo mai riflettuto in maniera chiara su questo punto: pregare è anche un atto di carità nei confronti del prossimo. Se io amo qualcuno sono portato a fare qualcosa di buono per lui, in modo che la persona amata ne abbia beneficio. Risulta misterioso come semplicemente con l'intenzione io posso influire positivamente sulla vita di un'altra persona.

La Chiesa mette la preghiera per i vivi e per i morti fra le opere di misericordia spirituale (precisamente le opere di misericordia corporali sono sette e sette quelle di misericordia spirituale e come settima opera di misericordia spirituale troviamo proprio "Pregare Dio per i vivi e per i defunti"). Per capire bene che cosa intende la Chiesa con questa espressione occorre che ci rifacciamo agli Atti degli Apostoli, nel punto in cui si dice che "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola", ma questo era possibile perché "erano assidui... nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere".

La preghiera calma gli animi, fa superare le contese, fa sentire tutti fratelli, figli di un solo Padre, fa gustare la pace e mette nel cuore il desiderio del perdono.

Gesù stesso durante l'Ultima Cena, come ultimo atto di amicizia verso i suoi apostoli, prima di uscire per il monte degli Ulivi, prega per loro. "Io prego per loro" dice Gesù rivolgendosi al Padre e poi aggiunge: "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me".

La preghiera più grande che possa fare la Chiesa è la celebrazione della Messa e l'adorazione eucaristica è come una continuazione di questa preghiera in forma personale.

La stragrande maggioranza delle preghiere è come una continuazione, o una preparazione della prima parte della Messa, ossia della Liturgia della Parola; solo l'adorazione eucaristica, continua ed amplifica la seconda parte della santa Messa, ossia l'Offertorio e la Consacrazione con la Comunione finale.

Facciamo un esempio: il rosario è, nel suo senso vero, la risonanza dei misteri della vita di Gesù nella coscienza del credente, quei misteri di cui parla il Vangelo e tutto il Nuovo Testamento, invece l'adorazione non ha bisogno di parole, ma è tutta concentrata su una presenza, la presenza di Gesù nell'Eucaristia.

Sarà capitato anche a noi di ascoltare distrattamente qualcuno che parla e di venire rimproverati: "Mi stai a sentire, o no?", invece quando uno si mette alla presenza di un'altra persona l'attenzione è assicurata, per forza di cose.

Così dovrebbe essere per l'adorazione eucaristica: le parole lasciano il posto alla contemplazione silenziosa, ma non per questo meno intensa.

Ecco dunque come la preghiera, e in particolare l'adorazione eucaristica, ci insegna ad amare il prossimo: riconoscendo una presenza, uscendo da un mondo incentrato su di sé e aprendosi al mistero che si rivela.

Vedo uno che passa, altro è vedere in quella persona che passa una faccia nota, oppure una somma di problemi, oppure un'apparenza esteriore e altra cosa è contemplare in quell'uomo, in quella donna un figlio di Dio, voluto dal Padre fin dall'eternità e salvato dalla passione di Gesù Cristo. Ma questo è possibile solo se ci si è allenati ad andare in profondità nell'anima attraverso una preghiera prolungata e adorante davanti a Gesù Eucaristia.

La preghiera dunque aiuta ad andare oltre la prima impressione, il giudizio affrettato e a leggere in profondità il mistero dell'uomo, nostro prossimo.

L'adorazione eucaristica aumenta il nostro amore del prossimo anche in una seconda maniera, attirandoci nell'unità con Gesù. L'adorazione eucaristica espande il momento del ringraziamento dopo la Comunione. Le nostre comunioni si succedono settimana dopo settimana e tornati sul banco possiamo essere distratti, oppure il momento di silenzio può essere troppo breve per esprimere tutto quello che abbiamo nel cuore. L'adorazione fuori della Messa riporta l'anima al momento della confidenza con Gesù dopo la Comunione e nello stesso tempo ci fa sentire partecipi di una comunità che prega attorno a Gesù.

Avvicinandoci spiritualmente a Gesù nel sacramento dell'altare siamo anche più vicini fra di noi, perché Egli è il centro della nostra unità.

San Paolo si chiede: "Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?" e conclude: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane".

Dopo il momento della distribuzione dell'Eucaristia è bello che prendersi ogni tanto il tempo per ritornare a contemplare il pane che tutti ci unisce.

San Giovanni Crisostomo si domandava: "Che cos'è il pane? È il corpo di Cristo. Cosa diventano quelli che lo ricevono? Corpo di Cristo; ma non molti corpi, bensì un solo corpo. Infatti, come il pane è tutt'uno, pur essendo costituito di molti grani, e questi, pur non vedendosi, comunque si trovano in esso, sì che la loro differenza scompare in ragione della loro reciproca perfetta fusione; alla stessa maniera anche noi siamo uniti reciprocamente fra noi e tutti insieme con Cristo".

"Ai germi di disgregazione tra gli uomini, che l'esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell'umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del corpo di Cristo. L'Eucaristia, costruendo la Chiesa, proprio per questo crea comunità fra gli uomini."

E' stato Giovanni Paolo secondo a dire queste parole nel 2003 in occasione dell'anno dell'Eucaristia e aggiungeva: "E che dire poi delle mille contraddizioni di un mondo globalizzato, dove i più deboli, i più piccoli e i più poveri sembrano avere ben poco da sperare? È in questo mondo che deve rifulgere la speranza cristiana! Anche per questo il Signore ha voluto rimanere con noi nell'Eucaristia. Da parte sua, l'apostolo Paolo qualifica indegno di una comunità cristiana il partecipare alla Cena del Signore, quando ciò avvenga in un contesto di divisione e di indifferenza verso i poveri".

"Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio", sono le ultime parole del Vangelo di oggi. Sarebbe triste se questo volesse dire che Dio si aspetta da noi quello che da soli non potremmo mai fare, ossia amare come ama Lui; ma proprio per questo esiste il sacramento dell'Eucaristia. Davanti all'Eucaristia esposta ci si rivela la verità di queste parole: se facciamo posto a Cristo dentro di noi nella preghiera e nell'adorazione, a sua volta Cristo ci darà il suo modo di amare Dio e il prossimo e saremmo capaci di fare quello che è necessario e impossibile alle nostre forze, cioè avere dentro di noi l'amore di carità.

 

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