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TESTO Se non si nasce, si muore

Marco Pedron   Marco Pedron

I Domenica di Avvento (Anno A) (02/12/2007)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Il vangelo fa un confronto: la venuta del Figlio dell'Uomo sarà come ai tempi di Noè. Ma cosa successe al tempo di Noè? Qual'era la situazione a quel tempo?

Il vangelo ci lancia un segnale chiaro: va a vedere cosa è successo al tempo di Noè perché così sarà quando verrà il Figlio dell'Uomo. Così è ogni volta che Dio viene nella tua vita. Avvento, infatti, vuol dire proprio questo: Dio viene. Ma cosa vuol dire che Dio viene? Andiamo a vedere.

Al tempo di Noè, dice Genesi 6,1, "gli uomini si moltiplicavano sulla terra e generavano solo figlie". Ma dai!? Se nascono solo figlie, solo donne, l'umanità è destinata a finire. All'inizio della Bibbia Dio aveva detto: "Crescete e moltiplicatevi" (Gn 1,28). Ma se nascono solo donne, la generazione umana è destinata a finire. Ma perché è destinata a finire?

Nella Bibbia nulla è a caso. Perché si dice che si generavano "solo figlie"? La parola " maschio", zakar, vuol dire "ricordarsi", mentre la parola "femminile", nuqva, vuol dire "buco". Un'opera senza femminile non produce niente, è un buco sull'acqua, non fa germogliare e non feconda niente. Ma di che cosa si deve ricordare "il maschio"?

Il maschio è colui che ricorda la sua opera: la sua opera è quella di sposare "la donna"; ma la "donna", non è l'altro da sé; nella Bibbia non è il partner, ma l'altro di sé, la parte che gli manca, che ha dentro in germe ma che deve plasmare "con fatica e dolore" e che lo porterà alla costruzione di se stesso.

Quando la Genesi scrive: "Crescete e moltiplicatevi" non ha nulla a che vedere con il "fare figli". "Crescete e moltiplicatevi" riguarda il diventare e il fare dentro, il poter essere e realizzare ciò che si può essere e diventare.

Ecco cos'era successo al tempo di Noè: si erano dimenticati di essere i figli del Re. Si erano dimenticati della grande opera: costruire se stessi, far risplendere la luce che dorme in ogni creatura; far emergere e far crescere l'anima, il regno di Dio dell'uomo.

Al tempo di Noè la gente costruiva fuori, nel regno della quantità: mangiava, si ingrossava, si "ingolfava" di cose, di prodotti, di esperienze, di relazioni, di scoop, di piacere vacuo ma non cresceva dentro nel regno dell'essere. Così "mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito e non si accorsero di nulla, finché venne il diluvio e li inghiottì tutti" (Mt 24,37).

Il diluvio rappresenta lo stato di incoscienza totale, il caos. L'acqua del diluvio copre, montagne, alberi, piante, animali, creature, terra ed ogni cosa che esiste. E' l'immagine archetipa, profonda dell'inconsapevolezza, dell'incoscienza: vivi, ci sei a questo mondo, ma non sai il perché, neppure ti rendi conto di esserci.

La gente mangia e beve, prende moglie e marito vive, ma non si pone domande un po' più profonde.

Chiama una signora e dice: "Come stai? Bene, vero!". Le rispondo: "Se mi fai una domanda, non darmi anche la risposta!". Se mi chiedi: "Come stai?", ti dirò io se sto bene o no.

Un tipo dice: "Mi sento un po' vuoto. Credo di essere un po' affaticato, un po' stressato". Il punto è che è cinque anni che dice così. Perché non ti poni delle domande più profonde?

Non molte persone si chiedono: "Perché vivo? Per quali ragioni profonde ha senso la mia esistenza? A che cosa sono chiamato a questo mondo? Perché ci sono? Chi sono veramente io? Cos'è che io devo testimoniare, che è solo mio e di nessun altro?".

A volte basterebbe solamente fermarsi un attimo ed essere veri con sé: "Perché sono così infelice? Perché sono sempre insoddisfatto con tutti? Perché sono sempre inquieto, tormentato, nervoso?".

A volte basterebbe farsi la grande domanda: "Perché non mi fermo e mi ascolto? Perché non do voce a ciò che ho dentro? Perché devo correre sempre, fare in continuazione e non posso ascoltarmi? Se non posso ascoltarmi vuol dire che c'è qualcosa che temo dentro di me. Se non posso ascoltarmi vuol dire che sono sempre in fuga per non sentire certe cose. Ma se neppure io ascolto me stesso, chi lo farà? E come potrò ascoltare gli altri se neppure so ascoltare me stesso?".

Le persone "mangiano", "mangiano" e "mangiano" ancora: hanno bisogno di riempirsi fino all'orlo.

La parola chiave di questa società è drogarsi; poi prende le sembianze di stordimento, di alienazione, di divertimento ad oltranza; è una società rintronata, rintontita. S-tordire, viene da tordo (che nel medioevo voleva dire "balordo", più la s intensiva): indica chi ha continuamente bisogno di svaghi, di fughe, di eccitazione, di scoop, di attività per distogliersi dalle proprie preoccupazioni e dalle proprie questioni e pene.

La gente viene in chiesa e dice: "Un'ora di messa!", come a dire: "Ma è troppo, terribile!". Dovrebbe sì farti pensare: non sai neppure stare un'ora con te. "Mangiare e bere": la superficialità uccide. Una domanda così rivela il dramma di un cuore che è morto.

L'inconsapevolezza genera solo distruzione e divisione: "Il sonno della ragione genera i mostri". Il demoniaco è buio, ignoranza, non-luce, non coscienza.

Pensate alla maldicenza, che nasce sempre da due fattori: l'odio e un'occasione. L'odio per le persone è l'odio che la gente ha dentro di sé, causato dall'invidia per l'altro, dal senso inconscio di inferiorità, dalla diversità che non si accetta, dalla personalità che ti provoca o mette in discussione i tuoi equilibri falsi.
L'occasione nasce facilmente perché ogni pretesto è buono.

Sapete che adesso nel Veneto va molto di moda spettegolare sui preti (è sempre un argomento piccante!). Bene! Ci sono due adulti (uomo e donna) che si ritrovano a parlare della loro cose (amicizia). Cosa buona, ma se sei fra persone pettegole no.

Siccome il parroco ha la stessa auto di quell'uomo e il marito di lei (ecco l'occasione) viene visto andare in parrocchia (ed è vero che ci va perché lavora in parrocchia), ecco cosa ne viene fuori (perché poi il passaparola, quando c'è il gusto della pruderia, fa di "un fischio un fiasco"): "Lo sai, il marito della tale è andato a "menare" il parroco perché se la fa con sua moglie; sì, sì ha già ricevuto tre denunce e il vescovo è già stato lì". Persone che si telefonano per diffondere la voce; persone che vengono in chiesa per vedere il parroco che le ha prese (che invece sta benissimo), ecc.

Se non fossero cose successe ci sarebbe solo da ridere. Che dire? Che tristezza! Non vale nemmeno la pena di commentare.

E le persone? Come ai tempi Noè: mangiano tutto, bevono tutto, credono a tutto.

Tutto però ha delle conseguenze. Perché tuo figlio, il tuo nipotino, che va ai campi scuola, che si fida di quel prete così bravo e per lui simpatico, che per lui è un mito, come potrà aver fiducia adesso che glielo hai "smontato"? E non tirerà l'equazione: parrocchia, chiesa, fede, uguale a gente di questo tipo?

Cosa facevano con Gesù? E Gesù era il Figlio di Dio! Gesù era troppo diverso, ti costringeva a confrontarti con la verità, ti costringeva a cambiare, era sconvolgente per le mentalità ristrette. Così dicevano di lui che andava a donne, che "mangiava e beveva", che frequentava la peggiore della gentaglia. E' così: più una personalità è "scomoda" e più si troverà metodi subdoli per attaccarlo (d'altronde non ci sono altre possibilità!).

Quello che avviene nel piccolo, avviene nel grande. Quando ci sono le elezioni in America la prima cosa che si fa è scavare nel passato del rivale. Se non si trova niente bisogna inventare qualcosa per denigrarlo.

Il debole fa così: non si sa imporre, non sa portare le proprie ragioni e così scredita. E nessuno andò mai a chiedere scusa a Gesù per tutte quelle falsità dette e messe in piazza!

Il vescovo di una Diocesi incontrando una comunità, all'affermazione: "Non abbiamo più il prete" è uscito in maniera diretta con questa espressione: "Se li trattate così!".

"Mangiavano e bevevano". Il dramma delle nostre famiglie si consuma la sera in tv: "Non fanno niente in tv". E' tragico eh! Perché se non c'è niente in tv, che cosa si fa? Tutto questo non dice la povertà delle nostre relazioni, la superficialità di uno stare insieme?

C'è la donna che lavora sempre, prima fuori di casa e poi in casa, e ne va fiera: "Dovresti ringraziare di avere una madre così". In fin dei conti una donna così sa che la gente dirà: "Ma quanto lavora!", sottintendendo: "Ma che donna brava!". Lei si sente orgogliosa, ma dovrebbe invece preoccuparsi. Perché la frase: "Quanto lavora" non è: "Quanto ama!". In fin dei conti si può appuntare qualcosa ad una donna così? No, se l'unico criterio di vita è il lavoro. Ma lavorare molto non trasmette nulla di amore ai propri figli: coccole, carezze, giochi insieme, risate, lotte divertenti sul tappettone, passeggiate, giri in bicicletta, un film abbracciati sul divano, ecc. Il dramma è che questa donna pensa di essere ineccepibile, inappuntabile, crede di amare i propri figli, di essere un esempio, un modello per loro.

Il lamento di tante mamme è: "Lavo, stiro, corro, preparo il pranzo e la cena", cosa vuoi di più? Cose importanti, ma l'amore è altro per un bambino: contatto, pelle, stare insieme, giocare e ridere insieme, abbracci.

Il lamento di tante donne: "La mia casa non è mai in ordine". E' difficile trovare ordine dove c'è vita e bambini; più c'è ordine e più la vita è limitata. Ricordatevi i regimi totalitari, le dittature: ce n'era molto di ordine, ma anche di schiavitù e di oppressione. La vita non è ordine, è semplicemente vita.

Le ragazzine del Nord spendono 50 euro alla settimana in vestiti (la media). Le ragazzine del Nord sono accompagnate dalle loro madri nei negozi e nelle boutique. Le ragazzine del Nord sono accompagnate dai loro padri nelle discoteche. Le ragazzine di otto-nove anni sono vestite come delle donne; sono già seduttive a quell'età anche se hanno solo otto-nove anni! Le ragazzine del Nord hanno tutto... sono molto preoccupato per le ragazzine del Nord. I padri delle ragazzine del Nord dicono: "Non ti manca niente!": niente di soldi, niente di vestiti, niente di possibilità. Ma è tutta questa la vita? Questo è il regno della quantità, dell'avere, del "crescete e moltiplicatevi" fuori. Sono molto preoccupato per le ragazze del Nord: bevono tanto quanto i maschietti; le infrazioni del codice della strada e il tasso alcolico è pari a quello maschile (e questo non è di certo diminuito!); si "fanno" come i maschietti e sballano facilmente. Le ragazzine del Nord sono l'espressione di una vita superficiale e vuota. Sono una confezione meravigliosa, un pacchetto stupendo... peccato che dentro non ci sia niente. Sono un albero senza radici. E' solo questione di tempo: cadrà, e il tonfo sarà terribile (speriamo non irreversibile).

C'è una coppia: quando lei tira fuori un problema lui prende e se ne va via. Lui dice: "Io non voglio problemi"e così non si può parlare mai di niente. Così dopo tre anni di matrimonio lei un giorno gli dice: "Io ho un altro". Lui va su tutte le furie, si sente tradito e ferito; va da sua madre a piangere e sua madre lo consola e inveisce contro quella donna (moglie) che ha fatto questo. Ma non è ovvio? Perché lamentarsi?

Non è tradimento non voler parlare, non voler ascoltare, evitare di mettersi in gioco? Non è tradimento dell'amore vivere nella superficie del rapporto?

La maggior parte dei genitori crede di essere "tutto sommato" dei buoni genitori. Spesso però non si accorgono che non passano niente ai loro figli. Passano solo "quantità", cose, ma non trasmettono la cosa più importante, l'essere. Perché non si può dare ciò che non si ha, ciò che non si è.

Guarda tuo figlio: "Ma non vedi che è triste in volto? Non vedi che è complessato? Non vedi che è iperagitato? Non vedi che è vuoto dentro? Non vedi che è fragile? Non vedi che non riesce a stare in gruppo?". Ma come fai a non renderti conto? Ma dove vivi? Ma ti rendi conto che non sei in contatto con te?

Il vangelo è drammatico: "E non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e li inghiottì tutti".

"Oddio, che è successo a mio figlio? Ma com'è possibile che la mia ragazzina sia diventata anoressica? E' la società che fa così i nostri figli! Mi sento vuoto! Sono insoddisfatto! Sono nervoso! Non mi fido più di nessuno! Non c'è più amore! Si tira avanti!".

Il diluvio è l'incoscienza totale: quanto tu vivi e neppure ti rendi conto di ciò che sei, di ciò che hai dentro, delle conseguenze di ciò che fai e dici, su di te e sugli altri, c'è l'inconsapevolezza.

Il diluvio in tutte le culture è simbolo dell'inconscio, dell'indifferenziato: perché l'acqua del diluvio copre tutto e sembra che non ci sia nulla sotto. Quando, però, l'acqua si ritira allora scopri un mondo nascosto sotto. Quando tu vivi nell'incoscienza sei così: vivi ma rimani sempre sopra, in superficie, e neppure sai cosa tu hai dentro, le meraviglie, le tensioni, i desideri, i bisogni, le pulsioni, lo stupore e la Vita che c'è dentro di te. Chiami vita qualcosa che non è vita, è vivacchiare. Sei come il leone in gabbia che dice: "La savana (ed è una gabbia!) non è poi così male". Chiami vita la tua prigione, e ciò che è tremendo è che non lo sai. Neppure hai idea di cosa sia la savana e di cosa voglia dire essere i "re della savana".

Battesimo vuol dire letteralmente immergersi. La vita ti chiede questo: di entrare dentro di te, di scoprire cosa c'è dentro le acque del diluvio, di "prosciugare" tutto questo indifferenziato perché emerga chi sei.

Adamo, dice la Bibbia, deve "sposare" Eva. Ma non sono due persone: Adamo (che vuol dire terra, suolo) deve sposare Eva (che vuol dire fecondità, colei che dà vita). Eva è la tua interiorità, la tua anima, ciò che tu hai dentro: se non la "sposi", se non la conosci, se non la penetri tu rimarrai Adamo, terra vuota, non feconda, non vitale. Rimarrai semplicemente materia, vita non realizzata, albero secco e senza frutti, vuoto.

E infatti cosa deve fare Noè? Noè deve raccogliere nell'arca tutti i "viventi" (Gn 6,18-21), due di ogni specie perché possano riprodursi (due perché energie vive che si devono moltiplicare e crescere).

Cosa sono questi "viventi"? Non sono gli animali, ma le energie che io ho dentro. L'arca sono io: vivere è custodire, raccogliere, proteggere, non far morire, tutte le forze che ci sono dentro di me. Vivere è moltiplicare, espandere, le energie che possiedo. Morte è, invece (il diluvio), lasciar morire le mie energie interne, per paura, per non consapevolezza, per timore di crescere.

Arca è una parola ebraica tevah che racchiude tutte le lettere ebraiche (dal bet al taw), eccetto l'alef (Dio).

Essere se stessi (essere arca) vuol dire proprio far vivere tutti "i viventi", la vita che c'è dentro di te; tutta l'umanità e le "creature" che vivono in te vivano e abbiano vita.

Morte non è solo uccidere qualcuno; morte non è solo ferire, denigrare o picchiare gli altri; morte è uccidere la vita che io ho dentro di me; morte è non far fiorire ciò che potrebbe fiorire; morte è spegnere ciò che vorrebbe accendersi; morte è nascondersi, fuggire a se stessi, evitarsi, per paura di cambiare, di crescere, di mettersi in gioco o di faticare. Ogni volta che uccido la vita che c'è in me sono un assassino.

Noè, noah in ebraico, vuol dire "condurre" (anche pentimento e consolazione): il compito suo e di ogni uomo è quello di condurre, di attraversare, di compiere il cammino della consapevolezza.

Diluvio, mabul in ebraico, vuol dire "anarchia, ragionamenti falsi" e in questo senso indica la mente che pensa sempre senza fermarsi o la gente che è "un diluvio, un effluvio" di parole, che non fa altro che parlare e sparlare. Ma vuol dire anche "faccia a faccia" o "matrice del frutto": dipende da te. E' nel faccia a faccia con te, nel vederti per quello che sei, senza fuggirti, senza scapparti, che ne emerge una vita piena e colma di frutti.

Ararat (il monte dove si sarebbe arenata l'arca) vuol dire "rimozione della maledizione": la salvezza è entrare dentro di sé, smettere di vivere come ciechi, svegliarsi; la maledizione, la tragedia e l'infelicità della vita è addossare alla società, agli altri, al vicino, alle persone, la colpa della propria vita. Non è così: la tua vita esterna è come la tua vita interna e addossando la colpa agli altri, noi non possiamo far niente (dipendiamo solo dagli altri!).

Il monito di questo vangelo all'inizio dell'Avvento è chiaro: "Resta sveglio, non dormire, sii cosciente".

Dio viene. Quando, non lo sai. Se dormi sei come il padrone di casa che sa che viene il ladro e dorme lo stesso. Dio viene. Ma se hai gli occhi chiusi non lo puoi vedere.

Lo struzzo fa così: mette la testa sotto la sabbia. I bambini fanno così: se c'è un pericolo chiudono gli occhi così lo fanno sparire. Ma in realtà non sparisce, è solo un trucco per non vederlo più. Quanta gente fa così: c'è un problema ma non lo affrontano, fanno dell'altro (lavorano, si impicciano degli affari degli altri, corrono, pensano sempre, ecc).

Quando rimandi una decisione che sai di dover prendere; quando rifiuti di ascoltare il punto di vista altrui; quando fai il prepotente per imporre la tua opinione; quando non ascolti il tuo partner, tuo figlio, un allievo, un collega, un conoscente, perché ciò che dice non ti risulta gradito o perché potrebbe causarti noie; quando c'è una questione e rimandi; quando dovresti prenderti in mano ma ci sono sempre delle buone scuse, tu stai facendo come lo struzzo o come il bambino che chiude gli occhi.

Avvento è una parola che vuol dire venuta. Dio viene. Non è questo il punto. Il punto è: tu lo vedrai? Quanti avventi abbiamo già passato! E' cambiato qualcosa?

Avvento è aprirsi: Lui viene e io lo accolgo. Ma ogni volta che Lui viene nasce qualcosa (il Bambino). Avvento allora vuol dire: sono disponibile perché qualcosa da dentro di me esca fuori, nasca, venga alla luce. Non sta a me stabilire cosa. Io attendo e partorisco. Sarà Lui a decidere cosa deve nascere.

Cristo può nascere mille volte ma se non nasce dentro di noi è come se non fosse mai nato. Dio vuole farsi spazio in me: lo ucciderò? Lo abortirò? Lo farò nascere? Farò finta di niente?

Adamo deve sposare Eva, deve cioè, far nascere ciò che deve nascere. Altrimenti rimane sterile, vuoto.

Io sono come Maria: accetterò di essere madre di ciò che si sta formando dentro di me? Natale è partorire, far nascere, mettere al mondo, dare alla luce. Tutto il resto del Natale è romanticismo, una dolce poesia, un sentimento a volte melenso che ci fa tutti per qualche giorno più buoni. Ma non nasce niente e si ritorna poi ad essere come prima: tristi, nervosi e insoddisfatti. Perché vivere è far nascere, creare, mettere al mondo. E se questo non avviene allora si è sterili, vuoti, senza senso e banalmente in vita. Se non si nasce, si muore: è così, la vita è tutta qui. E' così per il bambino, è così per ogni uomo.

Natale è diventare madri: qualcosa vuol nascere, vuole emergere da te. Essere madri è la gioia più grande della vita: perché da te nasce vita. Ma essere madri non è essere mamme.

Fin ora tutto è andato bene nella tua vita: ma adesso senti che il tuo rapporto di coppia deve fare un passaggio. Non si può sempre e solo parlare di "cose", bisogna incontrarsi nell'anima, smascherarsi, mettersi a nudo, mostrare la propria vulnerabilità. Che si fa? Lo fai nascere o lo fai morire?

Lavori e fai un sacco di cose, ma senti dentro di te un'insoddisfazione; guardati: sei sempre arrabbiato, non sai altro che sputare sentenze giudizi e rabbia. Ce l'hai con tutti e sei insopportabile. Ti rendi conto che non sono gli altri ma sei tu che non vai. Che si fa? Ti fai nascere o ti fai morire?

Tuo figlio è adolescente: prima gli comandavi e lui eseguiva (che altro poteva fare)! La frase classica è: "Sono così belli finché sono piccoli!"; per forza, sono dipendenti da te! Ma adesso ti risponde e non si accontenta più di ordini, di comandi, di "lo fai perché te lo dico io". Devi rinascere: devi imparare a spiegargli e a motivargli le tue scelte, devi imparare che non puoi comandargli ma solo aiutarlo a scegliere, che ti devi rimettere in gioco, che devi cambiare, che devi cambiare perfino il tuo modo di amare (da possessivo: "Sei mio" ad ablativo: "Sono felice che tu ci sia, ma non sei mio"). Che si fa? Si rinasce o si muore ancorati a come si era prima?

Il mondo attorno a te cambia e tu continui a rivangare quanto "una volta era bello". Ti sei fermato, hai smesso di crescere, di evolvere e ti senti fuori dal tempo; i giovani non li capisci più; il mondo ti sembra vada sempre peggio; la fede non è più quella di una volta; non hai più entusiasmo... Che si fa? Ti arrendi o accetti di dover rinascere, di fare spazio al nuovo che vuole vivere in te?

E' Natale, un altro Natale: regali, messa di mezzanotte, pranzo, parenti. Tutto buono ma la cosa inizia a soffocarti; ti rendi conto che cerchi qualcos'altro, che questo non ti basta più. Ti accontenti o ascolti il tuo desiderio? Lo fai nascere o lo uccidi?

Il vangelo si conclude con la frase: "Il Figlio dell'uomo verrà". Sì, Dio verrà e sarà Natale.

Ma se tu non fai nascere il nuovo che bussa in te, sarà solo il 25 di Dicembre.

Pensiero della settimana

Gli uomini costruiscono case, palazzi e ville. Poi vi entrano dentro ma non si sentono mai "a casa" perché hanno dimenticato la vera dimora.
Solo il nomade che vive nella tenda sa che nessuna casa
lo farà sentire "a casa" se non che abitare sé.
Se non sei in casa, chiunque verrà non ti troverà.
Se non sei in casa Lui verrà ma tu non ci sarai.

 

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