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TESTO Un diluvio di grazia che è Gesù Cristo, principe della pace

padre Antonio Rungi

I Domenica di Avvento (Anno A) (02/12/2007)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Inizia oggi il nuovo anno liturgico e con due grosse novità: la prima è l'introduzione del nuovo lezionario, in lingua italiana, recentemente rinnovato, per la celebrazione della santa messa festiva e domenicale; la seconda è la pubblicazione della seconda enciclica di Papa Benedetto XVI sulla Speranza, dal significativo titolo "Spes Salvi". Due motivi in più per iniziare il nuovo itinerario spirituale che è l'anno liturgico nel segno della Parola di Dio, che perennemente si rinnova e rinnova, e in quello del Magistero, che sempre guida la Chiesa e l'umanità per incrociare il vero volto della speranza che è Gesù Cristo, unico salvatore del mondo.

Il tema della speranza è particolarmente vivo durante il periodo che ci porta a celebrare l'annuale solennità della Natività del Signore. Tutta la parola di Dio ci indirizza verso la grotta di Betlemme, facendoci passare per l'esperienza dell'attesa messianica di Giovanni Battista, di San Giuseppe e soprattutto di Colei che ha accolto nel suo grembo verginale il Salvatore del Mondo, la Madonna. Questa speranza che emerge in modo del tutto particolare nella liturgia della Parola di Dio di questa prima domenica di Avvento – Anno A.

Iniziamo proprio da quel grande profeta dell'attesa messianica che è Isaia, il quale nel suo messaggio, come ci ricorda il testo del nuovo lezionario, ci riporta al giorno del Signore, al primo avvento di Dio nella storia dell'umanità. Un primo avvento segnato da un'era di pace e di giustizia tra i popoli.

Quanto questo messaggio debba essere ancora accolto e recepito dal mondo d'oggi lo si comprende perfettamente alla luce di tanti eventi drammatici del nostro tempo e dei tempi passati. Dopo duemila anni dalla venuta di Gesù sulla terra, quell'era di pace e giustizia deve ancora affermarsi in modo univoco e equilibrato per tutti gli uomini e per tutte le nazioni. Evidentemente quel messaggio non è stato ancora recepito nei suoi elementi fondanti ed essenziali. Da qui la necessità di attivarsi perché tale messaggio di pace possa raggiungere tutti gli uomini e non solo qualcuno.

La seconda lettura di oggi ci presenta un breve brano della lettera di san Paolo apostolo ai Romani, nel quale l'Apostolo delle Genti si rivolge ai cristiani di Roma con parole di incoraggiamento e di sostegno nel cammino della fede e di una moralità personale e comunitaria che rifletta un modo di agire dinamico e operativo nel segno di Cristo, di cui bisogna assumere l'abito, ovvero le virtù e i comportamenti ispiratori del nostro agire nel mondo e tra gli uomini di questo mondo.

L'apostolo è esplicito al riguardo di come comportarsi in ragione della presenza di Cristo nella nostra vita e nella nostra storia. Bisogna buttare via le armi, cioè tutto ciò che è strumento di morte e di distruzione della nostra dignità di figli di Dio per utilizzare quelle armi potentissime della luce che ci viene dalla grazia di Dio. Una luce che ci riporta con evidente chiarezza proprio al momento in cui questa Luce di Dio, cioè Gesù Cristo, si è introdotta nel mondo, come ci ricorda l'evangelista Giovanni e la professione del credo apostolico.

Gesù Cristo non è venuto invano sulla terra, né è morto invano per noi sulla Croce. Il piccolo bambino di Betlemme ed il giovane uomo appeso al legno della Croce in Gerusalemme, condannato a morte da coloro che non vollero aprirsi a questa luce radiosa, ci invita anche in questa annuale celebrazione della sua prima venuta sulla terra a dare senso alla nostra vita; anzi il senso della vita sta già nel dono della vita che egli ci ha donato, chiamandoci all'esistenza.

Al significato e ai risvolti morali della prima venuta di Cristo sulla terra ci riporta il testo del Vangelo di Matteo di questa prima domenica di Avvento. Si parte dall'esperienza di quell'umanità decaduta nell'immoralità, prima del diluvio, per arrivare fino ai tempi di Gesù. Tempi segnati da profondi capovolgimenti, ma anche da sorpresa e mistero. Quell'acqua che purificò l'umanità del tempo di Noè, è simbolo del nuovo battesimo che Cristo celebrerà nella vita e nella sua vita celebrerà l'umanità intera. Il mistero dell'Incarnazione e della Pasqua del Signore è il grande evento della vera e definitiva purificazione dell'umanità dal peccato. Il diluvio fu una purificazione esteriore e un ristabilimento del giusto rapporto dell'uomo con Dio. La nascita di Cristo fu ed è per noi il grande diluvio della grazia e della misericordia, della vera purificazione del cuore dell'uomo da ogni scorie di peccato e di orrore.

Di fronte a questo invito alla vigilanza e all'essere pronti per incontrare Cristo sempre e comunque nella nostra vita, non c'è altro atteggiamento che quello di effettuare una vera e propria revisione della propria vita, avendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, quel Cristo che celebreremo anche quest'anno nella gioia del Natale, al quale ci prepareremo con queste quattro settimane di Avvento. Vogliamo perciò fare nostra la preghiera della Chiesa in questo primo giorno di Avvento e del nuovo anno liturgico: "O Dio, nostro Padre,

suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli". Amen.

Noi sentiamo, come i primi seguaci di Gesù, il desiderio profondo di vederlo. Si tratta di andare verso di Lui, come fecero i pastori semplici di Betlemme all'annunzio della nascita del Redentore, o i Magi, sapienti e intelligenti che per le lunghe vie della scienza e della ragione umana giunsero a Cristo che è sempre e comunque la vera vita e la vera gioia per l'uomo che apre la sua intelligenza e la sua mente a Dio e non si chiude nel ristretto mondo del terreno e del materiale.

 

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