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TESTO Tutto passa. Dio solo resta

padre Raniero Cantalamessa

I Domenica di Avvento (Anno A) (02/12/2007)

Vangelo: Mt 24,37-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Inizia oggi il primo anno del ciclo liturgico triennale, detto anno A. Ci accompagna in esso il Vangelo di Matteo. Alcune caratteristiche di questo Vangelo sono: l'ampiezza con cui sono riportati gli insegnamenti di Gesù (i famosi discorsi, come quello della montagna), l'attenzione al rapporto Legge–Vangelo (il Vangelo è la "nuova Legge"). È considerato il Vangelo più "ecclesiastico" per il racconto del primato a Pietro e per l'uso del termine Ecclesia, Chiesa, che non si incontra negli altri tre Vangeli.

La parola che si staglia su tutte, nel Vangelo di questa prima domenica di Avvento, è: "Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà...State pronti, perché nell'ora che non immaginate il Figlio dell'uomo verrà!". Ci si chiede a volte perché Dio ci nasconde una cosa così importante com'è l'ora della sua venuta, che per ognuno di noi, singolarmente preso, coincide con l'ora della morte. La risposta tradizionale è: "Perché fossimo vigilanti, ritenendo ognuno che il fatto può accadere ai suoi giorni" (S. Efrem Siro). Ma il motivo principale è che Dio ci conosce; sa quale terribile angoscia sarebbe stata per noi conoscere in anticipo l'ora esatta e assistere al suo lento e inesorabile approssimarsi. È quello che più spaventa di certe malattie. Più numerosi sono oggigiorno quelli che muoiono per malattie improvvise di cuore, che quelli che muoiono dei cosiddetti "mali brutti". Eppure, quanta più paura fanno queste ultime malattie, perché ci sembra che tolgano quell'incertezza che ci permette di sperare.

L'incertezza dell'ora non deve spingerci a vivere da spensierati, ma da persone vigilanti. Se l'anno liturgico è ai suoi inizi, l'anno civile volge al suo termine. Un'ottima occasione, questa, per dare spazio a una riflessione sapienziale sul senso della nostra esistenza. La stessa natura in autunno ci invita a riflettere sul tempo che passa. Quello che il poeta Giuseppe Ungaretti diceva dei soldati in trincea sul Carso, durante la prima guerra mondiale, vale per tutti gli uomini: "Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie". Cioè, in procinto di cadere da un momento all'altro. "Vàssene il tempo -diceva il nostro Dante Alighieri- e l'uom non se n'avvede", il tempo scorre e l'uomo non se ne accorge.

Un filosofo antico ha espresso questa fondamentale esperienza con una frase rimasta celebre: panta rei, cioè: tutto scorre. Succede nella vita come sullo schermo televisivo: i programmi, cosiddetti palinsesti, si susseguono rapidamente e ognuno cancella il precedente. Lo schermo resta lo stesso, ma le immagini cambiano. Così è di noi: il mondo rimane, ma noi ce ne andiamo uno dopo l'altro. Di tutti i nomi, i volti, le notizie che riempiono i giornali e i telegiornali di oggi -di me, di te, di tutti noi- cosa resterà da qui a qualche anno o decennio? Nulla di nulla. L'uomo non è che "un disegno creato dall'onda sulla spiaggia del mare che l'onda successiva cancella".

Vediamo cosa ha da dirci la fede a proposito di questo dato di fatto che tutto passa. "Il mondo passa, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Gv 2, 17). C'è dunque qualcuno che non passa, Dio, e c'è un modo per non passare del tutto neanche noi: fare la volontà di Dio, cioè credere, aderire a Dio. In questa vita noi siamo come persone su una zattera trasportata dalla corrente di un fiume in piena verso il mare aperto, da cui non c'è ritorno. A un certo punto, la zattera si viene a trovare vicino alla riva. Il naufrago dice: "O ora o mai più!" e spicca il salto sulla terra ferma. Che respiro di sollievo quando sente la roccia sotto i suoi piedi! È la sensazione che ha spesso colui che arriva la fede. Potremmo ricordare, a conclusione di questa riflessione, le parole che S. Teresa d'Avila ha lasciato come una specie di testamento spirituale: "Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa. Dio solo resta".

Padre Raniero Cantalamessa

 

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