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TESTO Commento su Luca 21,34-36

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/12/2007)

Vangelo: Lc 21,34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso [...]. Vegliate e pregate in ogni momento perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.

Come vivere questa Parola?

"Quel giorno"! Suona come una minaccia incombente da cui rifuggire. La tentazione è di ricacciarla indietro tuffandosi in un attivismo sfrenato che ci permetta di non pensare, o di esorcizzare la paura insorgente stordendosi in "dissipazioni e ubriachezze": inutile antidoto all'angoscia, vuoto surrogato della gioia.

La via che Gesù ci addita va in tutt'altra direzione: "State bene attenti", "Vegliate", cioè tenete gli occhi ben aperti per cogliere i primi barlumi di luce che annunciano l'imminente arrivo di "quel giorno", l'esaltante incontro con il "Figlio dell'uomo". Non si nega la durezza del momento, anzi si invita a pregare per ricevere la forza di superare tutto, ma contemporaneamente si invita ad "alzare la testa, perché la liberazione è vicina" (v.28).

Che "quel giorno" s'ammanti di tenebre o di luce, sia oggetto di paura o di gioiosa attesa dipende dal modo in cui ciascuno di noi percepisce ed assume responsabilmente la propria esistenza: una realtà in cui ci si è trovati catapultati 'per caso' e da cui spremere tutte le soddisfazioni possibili prima di venire nuovamente e fatalmente inghiottiti in quel 'nulla' che ci terrorizza, o un dono inestimabile che ci rimanda continuamente al Donatore, alimentando in noi la nostalgia del suo volto.

"Quel giorno": è il richiamo che oggi Gesù rivolge a noi. Lasciamo che ci interpelli, che ci stimoli a prendere 'sul serio' il tempo che ci è dato, vivendo nella consapevole e gioiosa attesa del 'suo ritorno'.

A questo esercizio dedicherò la pausa contemplativa di oggi, in modo da impostare la mia vita sull'onda di una gioiosa attesa e possa far mia, in tutta verità, l'invocazione: "Vieni Signore Gesù!"

Sì, vieni Signore Gesù. Vieni nelle mie laboriose giornate. Vieni quando il dolore bussa alla mia porta. Vieni quando la gioia fa sussultare il mio cuore. Vieni, o Atteso dall'anima mia!

La voce di una mistica

Come sarà bello quando il velo cadrà, finalmente, e godremo l'eterno "faccia a faccia" con Colui che unicamente amiamo. Nell'attesa vivo nell'amore, mi ci getto dentro e mi ci perdo. E' l' Infinito, quell' Infinito di cui è affamata l'anima mia.
Sr. Elisabetta della Trinità

 

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