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TESTO Il Re dell'amore e l'Amore del Re

Marco Pedron  

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XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2007)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

In questi giorni la regina Elisabetta celebra i sessant'anni di matrimonio con il principe Filippo: nozze di Platino. Hanno organizzato una festa con duemila invitati. Questi sono i nostri re.

Ma questo del vangelo che re è? Ma non ti fa un po' pena un re così? Prima di questi versetti si dice (Lc 23,33-34): "Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Gesù e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra"... poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.

I nostri re hanno eserciti, plotoni, armi, chi può ha anche ordigni nucleari; i nostri re hanno tv, mass media, radio; i nostri re hanno sostenitori, soldi, libri a sostegno delle proprie idee. Come si può dire che Gesù è re?

Il re di questo vangelo certamente non è re secondo le nostre categorie.

Il vangelo inizia dicendo "Il popolo stava a vedere" (23,35). Il popolo aveva amato Gesù, lo aveva seguito, si era entusiasmato per lui. Gesù aveva guarito i figli e le figlie del popolo, aveva ridato dignità a loro e aveva acceso la luce nei loro cuori. Eppure il popolo non si muove: guarda, osserva; vorrebbe intervenire, dire qualcosa, ma ha troppa paura.

Gesù è stato ucciso dai Romani (storicamente) e dai capi religiosi (evangelicamente). Ma Gesù è stato ucciso anche da tutte quelle persone che potendo fare qualcosa, per paura, non lo fecero.

C'è ancora chi pensa che rimanendo neutrali non si danneggia nessuno. Non è così. Rimanendo neutrali si diventa complici dei più forti. Non ci si può giustificare dicendo: "Io non voglio rogne; io non voglio casini; io faccio gli affari miei e non mi impiccio in quelli degli altri".

Il popolo guardava... e intanto crocifiggevano Gesù!

Nel vangelo di oggi si nota che tutti gli fanno la stessa domanda: "Non sei il Cristo? Salva te stesso! Vediamo dai, se sei Colui che si dice in giro! Non sei il re dei Giudei (Gesù parlava di regno ma non si era mai definito così!), e allora vediamo che re sei! Dove sono i tuoi angeli? E il tuo esercito, dov'è? Ma che re sei?".

Glielo dicono i capi del popolo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto" (23,35).

I capi del popolo sono quelli che lo hanno condannato e adesso se la ridono. Sono quelli che hanno detto: "Beh, è meglio che muoia uno solo piuttosto che avere casini con i Romani". Che poi Gesù fosse innocente, che si condannasse un innocente, a loro poco interessava.

I capi sono le persone senza cuore: l'unico loro obiettivo è trarre il massimo profitto, senza guardare in faccia nessuno. Più si può spillare e avere e meglio è.

Un professionista medico alla domanda: "Ma non le pare un po' eccessivo per una visita di mezz'ora" (500 euro!), ha risposto: "E allora non venga!". La gente ha bisogno di te e tu ne approfitti.

Glielo dicono i soldati: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso" (23,37).

I soldati rappresentano l'ignoranza, l'ottusità e l'arroganza delle persone. Credono di essere liberi, credono di essere forti, credono di essere qualcuno perché hanno le armi e, invece, non sanno che sono solo schiavi di poche persone e di pochi capi.

Quante persone credono di essere potenti (re) perché possono comprarsi questo o quello, perché si possono permettere questo o quello, perché hanno influssi e influenze, amici nei posti giusti.

Una volta una persona della "Padova bene" durante un diverbio mi disse: "Ma sa chi sono io? Guardi che il vescovo è mio amico! Basta che gli faccia una telefonata!". Forse credeva di farmi paura. Allora io gli ho detto: "Ah sì. Beh, guardi che Dio è mio amico. Basta che gli faccia una telefonata".

Il soldato è chi non ha forza in sé, nella sua personalità, allora fa valere la forza fisica, la forza dello status sociale, la forza delle sue amicizie. Ma che uomo sei?

Una volta dissero al vescovo Romero (poi ucciso): "Stia attento perché noi abbiamo il potere di farla fuori". E lui disse: "Tu hai il potere di uccidermi ma non di farmi cambiare idea".

Glielo dice anche il malfattore: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!" (23,39).

Il malfattore cerca di cavarsela a basso prezzo. E' l'uomo che schiva l'incontro con la verità. Se è in croce è perché ha ucciso qualcuno: ha fatto del male. Ha fatto del male ma non riconosce il suo errore, i suoi sbagli, ciò che ha compiuto.

Quando noi facciamo del male a qualcuno, feriamo o viviamo al di sotto delle nostre possibilità, la nostra coscienza lo sa. Viviamo ma lo facciamo male; facciamo delle cose ma le facciamo male. La voce della nostra coscienza poi ci parla: "Hai ferito quella persona; ma non ti accorgi che l'hai umiliata?; stai vivacchiando!; ti stai raccontando delle balle; hai sbagliato". E per non sentire questa voce noi dobbiamo costruire delle fortezze e dei castelli.

Quando tu rubi al lavoro o freghi gli altri, anche se nessuno lo sa, la tua coscienza lo sa benissimo. Puoi fregare tutti ma non lei. E la tua coscienza te lo dice. Allora tu per non sentirla ti devi costruire una tuta protettiva, una corazza che ti difenda dalla sua voce. Ma nel momento esatto in cui fai questo ti distacchi da te e dalla tua parte più vera e profonda. Per questo chi fa del male agli altri fa sempre del male anche a sé.

C'è un uomo che è geloso all'inverosimile di sua moglie. Se le arriva un messaggio controlla il telefonino ed è meglio che non sia un messaggio di un maschio perché altrimenti va su tutte le furie. La realtà è che lui non ha una sua vita e si è addossato tutto su di lei. Lui vive in lei. La sua coscienza gli urla: "Sei senza personalità, costruisciti delle gambe tue perché non ti reggi in piedi da solo!". Ma lui preferisce zittire questa voce attaccando lei o sfinendosi nel lavoro.

In genere quando la gente accusa gli altri sta facendo proprio questo. Opera uno spostamento della voce della propria coscienza sugli altri. La loro coscienza dice: "Sei arrabbiato, sei ferito, prenditi cura di te; stai vivendo come un vegetale: non è degno di te; ti stai trascinando". Ma poiché sentire questa voce provoca dolore (il dolore che poi ti porta a cambiare) bisogna zittirla. Per cui dal "vivo male io" avviene uno spostamento a "la società, gli altri c'è l'ha con me e mi fa vivere male".

Molti di noi hanno pensato a questa cosa: "Ma senti: se Lui era Figlio di Dio e poteva tutto, se faceva i miracoli, trasformava l'acqua in vino, se camminava sulle acque, perché non è sceso dalla croce?".

Alcune rispondono dicendo: "Lo ha fatto per noi! Si è sacrificato per noi!". Altri ipotizzano: "Sì ma Lui era il Figlio di Dio" e credono che in fin dei conti non abbia sofferto proprio del tutto.

Molti di noi hanno creduto e credono che Gesù sia stato un Rambo, un Terminator, un invulnerabile. Molti di noi hanno questa immagine di Dio Potente. Per molte persone Dio è ancora il supermercato dei nostri desideri. Hai bisogno di una cosa? Preghi Dio e Lui te la dà. Quando arriva poi ringrazi e sei a posto. D'altronde se Lui può tutto può farmi qualunque cosa. Quindi basta chiedere!

Dio per molte persone è stato un self-service: lo si pregava per avere un buon partito in amore, perché andassero bene le interrogazioni, perché piovesse, perché ci aiutasse a trovare la casa, perché il vicino cambiasse di casa, ecc. Il problema era quando le cose non si verificavano. Allora la gente si colpevolizzava: "Forse ho pregato male; forse non ne sono degno".

Per molte persone Dio è il Potente di cui avere paura: se sbagli Lui ti punisce. Sbagli a vivere, ti manda all'inferno. Dio è Colui che se volesse potrebbe fare qualsiasi miracolo, perché lui può moltiplicare il pane, passare per i muri, cambiare di volto (trasfigurarsi), camminare sulle acque. E poi dicono: "C'è scritto nel vangelo!". Sì, è scritto così, peccato che voglia dire tutta un'altra cosa!

Perché se Dio fosse così potente ci sarebbe veramente da preoccuparsi. Se può fare questo, perché permette il male, la morte dei bambini per fame, per l'ingordigia delle persone o per la cattiveria degli uomini? Se Dio potesse evitarci il male, perché non lo fa?

Il vangelo, poi, ci presenta un altro personaggio: il malfattore "buono". Questa scena è meravigliosa per profondità e prospettive.
Chiunque si apre alla verità Dio lo accoglie.

Anche lui era un malfattore, come l'altro. Se era in croce vuol dire che aveva assassinato qualcuno. Quindi bisogna capire bene cosa vuol dire "buono".

Gesù è la verità, la coscienza, la luce. Mentre l'altro malfattore non vuole avere a che fare con la luce, questo uomo ad un certo punto si rivolge a Gesù, parla con la Luce, si fa illuminare da lei.

Il primo malfattore non viene accolto solamente perché rifiuta la verità. Il primo malfattore continua ad accusare "gli altri", Gesù; scarica la responsabilità delle proprie scelte. Il primo malfattore si rivolge a Gesù solo per interesse: vuole solo una via di fuga per sé. Il primo malfattore non può essere accolto da Gesù perché lui stesso lo rifiuta.

Il secondo invece riconosce la verità di ciò che ha fatto e si prende le sue responsabilità. Il "buon" ladrone riconosce il suo peccato, il suo errore: "Noi giustamente riceviamo il giusto per le nostre azioni".

E quando gli chiede: "Gesù, ricordati di me..." non gli chiede un favore o di entrare insieme a lui nel Regno. No, gli chiede, in fin dei conti, solo un ricordo, solo un po' di amore e di accoglienza. E Gesù di fronte all'apertura di quest'uomo gli dice: "Oggi sarai con me in Paradiso".

Gesù lo accoglie non perché ha fatto una vita santa, pia, incorrotta; lo accoglie perché ha fatto spazio alla verità su di sé (si è riconosciuto malfattore) e alla Verità (lo ha riconosciuto Dio).

Non è la frequenza, non è l'attestazione di essere cristiani, non è ciò che si professa che ci fa cristiani. Siamo del Cristo (cristiani) se lasciamo spazio alla verità.

Ancora troppa gente viene in chiesa ma non vuole sentire la verità: vuole rispostine, dolcetti per andare a casa tranquilli, dessert per il palato o assicurazioni sulle proprie certezze, ma non luce per le proprie tenebre.

D'altra parte tutti quelli che cercano e rincorrono la verità, in qualunque strada siano, sono figli di Dio. Ami la verità? La cerchi, la vuoi, la desideri, la incarni nella tua vita? Dio ti accoglie.

Gesù in questa scena accoglie un malfattore, uno che l'aveva fatta grossa nella vita. Dio non guarda a ciò che le persone fanno, Dio guarda a cos'hanno dentro nel cuore.

C'è una donna che da piccola è stata picchiata dal padre; la madre guardava e le diceva: "Ben ti stà!". Oggi che è grande è riuscita a rifarsi una vita ma le ferite sono troppo profonde. Con i suoi figli, proprio a causa di ciò che ha subito, è troppo permissiva, e lei lo sa. Certo sbaglia, ma sapendo cos'ha dentro...

Un uomo non si fida di nessuno, neanche di sua moglie o del suo terapeuta. Lui non si dà mai a nessuno. Questo perché sua madre non voleva figli, anzi non voleva proprio saperne. Ma suo padre voleva "il maschio". Così, per accontentarlo, lei gli ha dato questo figlio che ha sempre mal sopportato. Certo sbaglia, ma sapendo cos'ha dietro...

Non sempre le persone sono in grado di uscire dai loro tunnel. Non sempre ci riusciranno. Per me vedere che Gesù accoglie persone così è un segno profondo di cosa dev'essere la chiesa.

Gesù non dice: "Ti perdono", ma: "Oggi sarai con me in Paradiso". E' diverso.

La chiesa dev'essere una casa aperta per tutti i cuori e le anime che sono in ricerca del Signore. Allora: non importa più se sei divorziato, separato, gay, extracomunitario, bianco o nero, se hai delle difficoltà nel vivere i rapporti, le relazioni, la sessualità o la vita stessa, perché ciò che conta è che Lui, Dio, ti ama. E se questo costringe al chiesa a dover cambiare alcune posizioni o idee che ha in merito, lo deve fare.

Se la chiesa come Gesù non accoglie i cuori bisognosi di verità, di aiuto, di spirito; se la chiesa non è una casa d'accoglienza per chi soffre le lacerazioni, le divisioni e i divorzi dell'anima e dello spirito, allora non è la chiesa di Gesù.

Gesù accoglieva tutti. Quando gli si avvicinavano lebbrosi, peccatori, prostitute, gente dubbia e gente compromessa, peccatori incalliti e pubblici, Lui li accoglieva tutti. Non faceva sconti sulla verità (non permetteva cioè alle persone di nascondersi o di giustificarsi) ma era una casa d'accoglienza per ogni cuore ferito, per ogni anima tormentata e per ogni corpo malato.

Quando una persona arrivava da Gesù, mai Gesù gli chiedeva: "Cos'hai fatto? Che peccato hai?". Ma sempre gli diceva: "Vuoi guarire? Cerchi la verità? Vuoi la Vita vera?".

Se io ti dico: "Tu hai fatto questa cosa, non puoi fare la comunione, non puoi venire in chiesa", allora anch'io ti condanno per ciò che hai fatto, e, invece di ridarti la dignità che hai perso, ti affosso ancor più nella tua colpa. Così tu invece di ritrovare una nuova possibilità di vita te ne vai con un carico di colpa maggiore. Se ti dico così, invece di mostrarti il Dio di Gesù ti mostro il mio Dio, un Dio che te la fa pagare, che non accetta errori e sbagli, un Dio di cui avere paura.

Allora mi fermo e medito lungamente su Gesù che accoglie senza riserve quest'uomo.

Mi soffermo ancora su questo malfattore. E' lì, condannato alla morte, alla peggiore delle morti. In genere nessuno dei familiari accompagnava il crocefisso, troppa era la vergogna. C'erano solo i nemici sotto la croce. È abbandonato da tutti, a sé e al suo destino. E' un uomo completamente solo.
Essere soli è tremendo.

Quando un bambino grida di notte e nessuno arriva a placare la fame o ad attenuare i dolori, il bambino si sente (lo crede per davvero) di morire. Una volta si diceva: "Li si lascia piangere finché poi smettono". E quando dopo aver pianto mezz'ora il bambino smetteva si commentava: "Visto che ha imparato!". Non ha imparato! Ha vinto la sua disperazione, l'abbandono e la paura di morire.

Una bambina, molti anni fa, è stata ricoverata in ospedale per alcune settimane. Lei aveva solo qualche settimana di vita. Il panico e l'angoscia dev'essere stata tremenda. Quando sua madre si faceva la doccia e si metteva l'asciugamano in testa lei aveva una crisi isterica. L'asciugamano in testa le ricordava le infermiere e la solitudine di quel tempo.

Nella vita ci capiterà come al malfattore di essere nel casino più totale e di essere soli e abbandonati. In certi momenti della vita senti che nessuno può davvero raggiungerti.

Magari ci capiterà di esser considerati dei farabutti, degli impostori, degli adulteri, dei falsi, dei menzogneri o quant'altro. E magari sarà anche vero! Così saremo soli del tutto.

In quel momento ricordati di questa frase: "Oggi sarai con me in Paradiso!". "Io sono con te". Anche se tutti se ne vanno, io rimango qui con te. Non sei davvero mai solo, perché io sono qui con te. Io rimango, io ci sono. Davanti ai miei occhi il tuo valore rimane inalterato: tu sei sempre mio figlio.

Allora capisco in che senso Gesù è re. Lui è il Re dell'amore.
C'è l'amore biologico: è quello dell'attaccamento.

Una madre, un padre, non può non amare i suoi figli e quelli di casa sua. E' biologia: ti amo perché sei mio. Senza questo legame di attaccamento non ci sarebbe neppure la vita. Anche gli animali amano i loro cuccioli: altrimenti non sopravvivrebbero. E' biologico.

C'è l'amore di relazione: ti amo per il rapporto che c'è tra me e te.

Stiamo insieme, sei entrato nel mio cuore io nel tuo; ti sei aperto a me e io a te. Si crea un legame d'amore. Sei una persona importante, una creatura che mi sta a cuore per quello che ci siamo detti, per quelli che ci siamo comunicati, per quello che c'è tra noi. E' l'amicizia, il rapporto coniugale. Sono queste relazioni che rendono feconda la nostra vita: so che tu ci sei per me e che io ci sono per te. So che ci sarai per me e io ci sarò per te. Non sono solo: ci sei tu. Non sei solo: ci sono io.

C'è l'amore di Gesù: ti amo per il solo fatto che ci sei, che esisti.

Questo è l'amore vero, profondo, che scende su di noi al di là del rapporto che c'è tra me e te, al di là che hai fatto bene o male, al di là che la pensi come me o contro di me, al di là di tutto.
Ti amo perché esisti e il mio amore vuole che tu ci sia.

E' l'amore che valica la crosta delle differenze, che coglie l'essenza di ogni essere. Anche se non si vede, anche se è nascosto, anche se è sepolto, anche se tu lo rifiuti, io vedo la tua origine, vedo la tua natura: tu sei figlio della Vita, figlio della Luce, tu vieni dall'Alto e io onoro e amo la Luce e la Vita che risiedono dentro di te.

Quest'amore accoglie tutti e tutto. E' questo l'amore del vangelo, l'amore verso il quale siamo incamminati.

Sulla tomba di Ayrton Senna c'è una frase meravigliosa: "Niente mi può strappare dall'amore di Dio".

S. Francesco provava un amore profondo per tutti: per i suoi amici e i suoi compagni, ma anche per i più sfortunati e perfino per i pericolosi briganti; non solo per gli esseri umani, ma per ogni creatura vivente: raccoglieva i vermi dalla strada perché non fossero calpestati e d'inverno nutriva le api con miele e vino; quando i frati tagliavano gli alberi per farne legna, si raccomandava di non recidere tutto l'albero, in modo che potesse fare nuovi germogli. Sentiva un amore profondo per tutto il creato e guardando un ruscello, gli animali, o il cielo stellato, era inondato dalla gioia.

Buddha scrive nel Sutta-Nipata: "Coltivate un'amorevolezza sconfinata per tutto ciò che vive; un amorevolezza sconfinata per tutto l'universo, in tutte le direzioni, per il largo e per il lungo, l'alto e il basso...".

Il mondo continuava a dirgli: "Salva te stesso". Pensa a te, alla tua vita e fai i tuoi interessi. Ma Gesù stendeva le sue braccia verso tutte le creature per poterle accogliere tutte.

Tutti coloro che accettano di farsi abbracciare da Lui saranno accolti. Perché niente di ciò che esiste Lui vuole che muoia, che non sia accolto o abbracciato.

E io guardo al Re dell'amore e all'amore del Re e chiedo di incamminarmi sulla stessa via.

Pensiero della settimana
La potenza di Dio
è l'eterno silenzio alle nostre domande.
L'amore di Dio
è l'aver scritto le risposte nella nostra anima.

 

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