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TESTO Commento su Marco 6,1-6

don Daniele Muraro  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (09/07/2006)

Vangelo: Mc 6,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 6,1-6

1Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Siamo arrivati al terzultimo dei frutti dello Spirito Santo che è la fedeltà.

Il problema della fede è il problema di a chi credere. Invece la fedeltà riguarda la questione di come credere.

Gesù ritorna nella sua cittadina di Nazareth e quelli con cui aveva condiviso la sua vita a partire dall'infanzia si scandalizzano di lui. Lo scandalo letteralmente è la pietra di inciampo. Fra le norme di Mosè c'era anche quella comprensibilissima di non mettere un ostacolo di inciampo davanti al cieco; questo ostacolo viene chiamato "skandalon".

San Pietro nella sua prima lettera ci dice che Gesù si può paragonare ad una pietra: per alcuni diventa la pietra di fondamento di una costruzione solida e salda, per altri diventa pietra di inciampo: "Loro v'inciampano perché non credono alla parola" questo è il loro destino, cioè la conseguenza della loro scelta di rifiutare Gesù.

Già nell'Antico Testamento il profeta Osea sosteneva:"Rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v'inciampano."

Gesù è ancora più duro: "Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!"

Se uno ha fede, non si lascia sviare dalle ultime novità, ma si mantiene fedele alla professione della propria fede.

Essere fedeli vuol dire quindi aiutarsi a vicenda a credere. E' esattamente il contrario di quanto abbiamo sentito fare nel Vangelo.

Quanti siamo riuniti qui in chiesa siamo tutti i fedeli. Durante la preghiera eucaristica chiediamo al Signore di ricordarsi dei suoi fedeli, vivi e defunti. Prima dell'Offertorio c'è la preghiera dei fedeli, che poi altro non è che la preghiera di tutta l'assemblea secondo delle intenzioni particolari che cambiano di volta in volta. Fedele sta quasi per cristiano. Abbiamo anche il settimanale "Verona Fedele". Potremmo dire che il fedele è il cristiano in quanto pratica la sua fede.

Un poeta francese ha detto una frase molto bella: "Come i fedeli si passano da mano a mano l'acqua benedetta, così da cuore a cuore devono passarsi la Parola di Dio", cioè una buona testimonianza.

E' interessante a questo proposito sentire le parole di san Paolo rivolte ai fedeli della Galazia, i Galati. Dopo che si erano convertiti alla fede attraverso la predicazione dello stesso Paolo e dei suoi collaboratori, alcuni si erano lasciati sviare da altri predicatori. Dobbiamo immaginarci una situazione come quella di oggi in cui ci sono molte sette in cui ci sono molti che girano e suonano alla porta e cercano di tirarti nel proprio gruppo.

San Paolo rimprovera i fedeli Galati in questi termini: "Mi meraviglio di voi! Dio vi ha chiamati a ricevere la sua grazia per mezzo di Cristo, e voi gli voltate così presto le spalle per ascoltare un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia maledetto! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto sia maledetto!".

Queste espressioni suonano estranee per noi solo se non teniamo presente quello che ho detto prima. Ma anche il successo di certi libri e film che stravolgono la vita di Cristo dovrebbe farci riflettere. Non c'è nessun fondamento credibile, è solo il gusto di sentire qualcosa di nuovo e che vada incontro ai propri gusti fuorvianti. Sabato quell'altro è la festa di santa Maria Maddalena e la Chiesa è duemila anni che la celebra.

San Paolo era molto arrabbiato quando scrive queste righe, che sono le prime della sua lettera. Lo si vede dal fatto che tralascia i saluti iniziali, che invece non mancano mai nelle altre lettere.

"O stolti Gàlati, chi mai vi ha fatto perdere la testa, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?" dice ancora san Paolo.

La risposta a questo interrogativo ce la suggerisce ancora san Paolo in un'altra lettera: "Non di tutti infatti è la fede".

Certamente non lo fu dei Nazaretani, almeno nella circostanza raccontata dal Vangelo. Pensavano di conoscere troppo bene Gesù per avere ancora qualcosa di nuovo da imparare su di Lui da Lui stesso.

I cittadini di Nazaret non manifestano fedeltà a Gesù perché non hanno avuto mai fede in Lui. La fedeltà viene dopo la fede, come la perseveranza viene dopo la speranza.

Ma anche per chi ha la fede, non basta la professione di una volta, occorre mantenersi in quella dimensione in cui si è entrati, ma che silenziosamente si può anche abbandonare.

La fedeltà, propriamente consiste nel fare ciò che si è detto. Quindi si è fedeli ad una promessa. Le promesse a cui sono fedeli i cristiani sono le promesse battesimali: ossia la rinuncia del male e l'adesione a Gesù Cristo.

Ecco il racconto di come si diventava cristiani nell'antichità. Viene descritta la cerimonia del battesimo di un adulto. Il vescovo fa volgere il catecumeno verso occidente con le mani tese verso la stessa direzione, gli comanda di soffiare tre volte contro Satana e poi di proferire la formula della rinuncia: per tre volte il vescovo gli propone solennemente le parole della rinuncia e per tre volte quello le ripete; poi lo fa volgere verso oriente, lo fa guardare in cielo, gli fa alzare le mani e gli comanda di giurare fedeltà al Cristo e a tutte le sacre dottrine dateci da Dio. Fatto anche questo, il vescovo gli propone ancora una triplice professione, e dopo che per tre volte quello l'ha ripetuta, lo benedice e gli impone le mani.

Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto: dice Gesù nel Vangelo. Per essere cristiani occorre dunque ricordarci che cosa abbiamo promesso e non lasciarci scappare le occasioni di metterlo in pratica.

La parabola dei talenti termina così: "'Servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".

Le piccole cose sono veramente piccole, ma essere fedeli nelle piccole cose diventa una cosa grande. (sant'Agostino)

Non può mancare la citazione di san Francesco. San Francesco diceva: "Nessuno deve illudere se stesso, autoesaltandosi ingiustamente, per cose che può fare anche un peccatore. Difatti un peccatore può digiunare, pregare, piangere e fare penitenza. Questo solo non può fare: essere fedele al suo Signore. Dunque noi dobbiamo gloriarci solo in questo caso: se rendiamo a Dio la gloria che è sua e se lo serviamo con fedeltà."

Una parola anche sulla fedeltà nel matrimonio. Una volta ho letto un articolo di cultura su un giornale che diceva: "Il matrimonio unisce a parole". Può sembrare una battuta, ma fa pensare, perché esistono due specie di parole: ci sono parole che descrivono la realtà e basta (oggi è una bella giornata) e parole che cambiano la realtà. Le promesse matrimoniali appartengono alla categoria di parole che cambiano la realtà. Dopo che uno ha detto "prometto di esserti fedele sempre" o come dice la nuova formula: "Io accolgo te. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre..." non è più quello di prima, è cambiato, in meglio perché ha dimostrato di essere capace di impegnarsi ad amare, ma non è più quello di prima.

La fedeltà permette a Dio di fare grandi cose nella vita delle persone. Gesù si meraviglia dell'incredulità dei Nazaretani. Questa incredulità gli lega quasi le mani: "E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì."
Oggi c'è chi pensa che la fedeltà sia solo del cane.

"Dio ha creato l'essere umano a sua immagine, quindi perfetto in ogni sua parte, soltanto di una qualità lo ha privato: della fedeltà, ha preferito attribuire questa dote al cane chissà perché.": (oppure ho letto anche lo sporco e le malattie: ti si attaccano e non ti mollano più) questi non hanno capito niente.

Il cane ha una fedeltà da cane al suo padrone e anche quando la dimostra al massimo rimane cane, ma come uomini e come cristiani facciamo in modo da avere una fedeltà umana e cristiana: ne va della nostra dignità e anche della nostra felicità.

 

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