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TESTO Cristo Gesù, tu sei il nostro Re, il nostro tutto!

don Roberto Rossi  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2007)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Oggi è la solennità di Cristo Re dell'Universo, che segna la conclusione dell'anno liturgico.

Questa festa fu introdotta da papa Pio XI nel 1925, a coronamento del Giubileo che si celebrava in quell'anno. Dichiarava di istituire la festa di Cristo Re, spiegando la sua intenzione di opporre così "un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l'umana società. La peste della età nostra è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi".

Tale festività coincide con l'ultima domenica dell'anno liturgico, con ciò indica che Cristo Redentore è Signore della storia e del tempo, a cui tutti gli uomini e le altre creature sono soggetti. Egli è l'Alfa e l'Omega, come canta l'Apocalisse. Nel Regno di Cristo – scriveva Pio XI - gli uomini vi entrano, preparandosi con la penitenza, per la fede e per il battesimo, il quale produce un'autentica rigenerazione interiore. Ai suoi discepoli questo Re richiede "non solo l'animo distaccato dalle ricchezze e dalle cose terrene, la mitezza dei costumi, la fame e sete di giustizia, ma anche che essi rinneghino se stessi e prendano la loro croce".

Che cos'è la regalità di Cristo? In che senso Cristo è re di universo? Nel Vangelo scopriamo un fatto sorprendente. Eccolo. Quando, dopo la moltiplicazione dei pani, la gente è presa da entusiasmo e cerca Gesù per proclamarlo re, Egli fugge e va sul monte e resta solo a pregare. Il Vangelo non lo dice, ma probabilmente Gesù sente tristezza: perché è il momento in cui maggiormente appare la distanza tra Dio e l'uomo, tra le vie di Dio e le vie degli uomini.

Invece - ed è qui la cosa terribile e meravigliosa - nel momento della Passione, nel momento della derisione, nel momento in cui Dio ci appare quasi in difficoltà, in questo momento egli dice: "Io sono Re".

Evidentemente è costretto ad aggiungere: "Ma il mio Regno non è di questo mondo".

Perché? Perché dinanzi a Dio il valore più grande è il dono di sé e quindi Dio è vincitore solo quando può darci la prova del dono totale; Dio è vincitore quando riesce ad inserire nelle trame dell'egoismo umano un raggio di luce divina: un raggio d'amore!

Eccoci allora alla scena della Croce: umanamente parlando essa è una scena di sconfitta, ma nella logica di Dio essa è l'inizio del trionfo; umanamente parlando la crocifissione è un fallimento, ma secondo il criterio di Dio essa è la massima vittoria, perché è il momento della massima carità, del suo amore infinito.

E' una verità scomoda, molto scomoda per noi. E la nostra debole fede spesso si ferma dinanzi a questo scoglio!

Ma questo è terreno di fede, di pura fede. Sì, la Croce è la grande vittoria di Dio ed è proprio la Croce la misura della nostra adesione a Dio, in Cristo.

Se guardiamo la scena del Vangelo: un gruppo sta a guardare a distanza: è la risposta dell'indifferenza; un gruppo deride: è la risposta della ostilità; un malfattore apre il cuore: è la risposta della disponibilità.

La vittoria di Dio sta proprio nella fede umile del malfattore: in quest'uomo è iniziato il Regno di Dio. E a Dio basta questa vittoria, perché il suo trionfo sta nell'insegnarci ad amare, a donare; Dio vince quando il cuore di qualcuno si rinnova e si accende di carità.

Due logiche si intrecciano nella storia umana, due misure si contrappongono, due regni si scontrano: il regno di Dio che punta sulla carità e il regno del peccato che punta sull'egoismo. Il regno di Dio appare incredibilmente fragile, eppure è il regno che vince: perché è di Dio, perché è amore!

Ci domandiamo: Noi siamo su questa linea evangelica? Le nostre scelte di ogni giorno mirano alla regalità attraverso la croce-dono di sé o attraverso la potenza mondana e l'efficienza orgogliosa, attraverso la carriera e le soddisfazioni umane? Il mondo non può riconoscerci come cristiani, se non assomigliamo al modello: a Cristo che è re attraverso al croce, a Cristo re nella croce!

Resta sempre attuale per noi il programma della regalità tracciato dal Maestro ai primi apostoli: "Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa diventi come colui che serve. Io infatti sto in mezzo a voi come colui che serve". "Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita per tutti".

Questa è la strada del trionfo di Dio, questa è la strada attraverso la quale noi dobbiamo camminare. Un grande esempio ci viene anche dal ladrone che è vicino a Gesù. Niente allora ci deve fare paura: né la debolezza, né le incomprensioni, né il peccato. Dalla croce quotidiana in cui tutti viviamo, possiamo lanciare il grido e la supplica del malfattore buono. "Gesù ricordati di me..." E nel cuore di Cristo è già pronta la risposta: "Ti do la mia parola: oggi sarai con me in paradiso!"

Questa festa di Cristo Re è anche l'occasione per coltivare la contemplazione del Suo volto: un rapporto intimo e personale con Gesù nella preghiera e nella imitazione dei suoi esempi. Possiamo ricordare quanto ha scritto Giovanni Paolo II nella lettera per il Terzo Millennio: "Nel volto di Cristo la Chiesa contempla il suo tesoro, la sua gioia... Da questa certezza e da questa esperienza possiamo attingere un rinnovato slancio nella vita cristiana. Il programma della vita cristiana si incentra su Cristo Gesù, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria e trasformare con Lui la storia... Le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche scuole di preghiera; una preghiera intensa che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio".

Questo è credere al regno di Cristo, accoglierlo, esserne costruttori per la nostra parte.

 

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