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TESTO Dio è per noi

don Roberto Rossi  

II Domenica di Quaresima (Anno B) (16/03/2003)

Vangelo: Mc 9,2-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Nel cammino quaresimale ha un significato particolare il secondo mistero della luce: la trasfigurazione di Gesù sul monte. Come ha avuto un significato particolare nell'esperienza dei tre apostoli che sono stati ammessi a contemplare il volto glorioso di Cristo. Lo stesso significato entra nella vita delle persone: dei credenti, della Chiesa, dell'intera umanità, nello svolgersi della loro esistenza concreta, dove si sperimentano, oltre le gioie, tanti problemi, difficoltà, drammi, morte... Come Cristo, il cristiano sa che il dolore e la morte non sono l'ultima parola, ma la penultima; l'ultima parola, che ritorna ad essere la prima, la vera, la definitiva, è la vita. Occorre illuminare l'esistenza con la luce della fede, con la luce di Cristo che è il Figlio di Dio onnipotente e Salvatore, anche quando passa attraverso la sua umile esistenza terrena, anche quando è sofferente e muore crocifisso. Non solo Dio è con noi, "l'Emmanuele", ma Dio è per noi, è il salvatore, l'avvocato, il redentore.

E' S. Paolo che ci aiuta con una sua parola chiara e profonda.

"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi; cioè lo ha offerto per tutti, come non ci donerà ogni cosa insieme con Lui"?.

Ecco la certezza della nostra fede, che diventa esperienza continua ogni giorno: Sì, Dio è per noi. Lui non ha risparmiato il proprio Figlio: suo Figlio è venuto sulla terra, ha vissuto nella povertà e nel servizio, ha sofferto la passione, è morto sulla croce. Dio ci ha dato tutto: ci ha "dato" il suo Figlio! Allora possiamo essere certi e aperti a una fiducia unica: Dio ci darà ogni cosa assieme a suo Figlio. Ogni cosa! Nella nostra esistenza, nelle nostre necessità, nei problemi o difficoltà, in vita e in morte e per l'eternità: Dio ci darà ogni cosa, come espressione del suo amore e perché possiamo vivere nella gioia vera del suo amore.

Per farci comprendere l'amore di Dio, infinito e drammatico, la liturgia ci riporta l'esperienza del sacrificio di Abramo che offre Isacco in olocausto sul monte. Abramo e Isacco sono "figure" anticipatrici e rivelatrici dell'amore del Padre dei cieli e del sacrificio del Figlio innocente e mansueto.

Ma il Signore ad Abramo, che pur aveva provato nella fede tutta la sofferenza del sacrificio del figlio, ad un certo punto risparmia Isacco. A se stesso Dio non ha risparmiato il Figlio, ma Egli lo ha offerto pienamente e totalmente fino alla fine, fino alla morte e alla morte di croce! Guardando Gesù crocifisso possiamo contemplare l'amore e la passione di Dio Padre, l'amore e la passione di Gesù salvatore. In quel supremo sacrificio c'è solo amore, offerta suprema di amore: quindi c'è vita, premessa di vita, inizio di vita. Dal seme che muore si svilupperà vita abbondante per tutti. Come per la fede di Abramo verrà una discendenza numerosa, così per il sacrificio di Cristo tutti potranno ottenere salvezza.

Ma poteva essere facile e possibile per gli apostoli capire questo, non scandalizzarsi, non abbandonare? No certo, come per noi non è per nulla facile e scontato. Ecco l'esperienza della trasfigurazione sul monte.

Gesù invita alcuni apostoli a salire su "un monte alto, in luogo appartato, loro soli". E' la ricerca di Dio, della contemplazione, E sul monte Tabor Gesù si trasfigura, cioè si fa vedere nella sua gloria di Figlio di Dio! Pietro esprime tutta la gioia di questa esperienza che vorrebbe non finisse più: " E' bello per noi stare qui...". Ma Gesù li invita a scendere dal monte, a tornare alla vita ordinaria, addirittura li prepara alla sua passione e morte. Gli apostoli devono tornare alla vita di ogni giorno, devono affrontare anche i momenti più difficili, ma nella certezza che Gesù è il Signore, il Salvatore. Dice uno scrittore."Dobbiamo portare nei giorni delle tenebre ciò che abbiamo sperimentato nei giorni della luce." La fede è questo: la luce e la forza di Dio in ogni situazione della nostra vita.

Anche la nostra vita può incontrare dolori e sofferenze, tentazioni e sconfitte. Gesù oggi dice a ciascuno di noi: "non scoraggiarti, non arrenderti al male, non pensare che ti ho abbandonato, Dio ti vuole bene ed è sempre al tuo fianco, anche quando sembra assente". La presenza di Dio è misteriosa ma reale, come quella di Gesù nella Trasfigurazione: ad occhi umani Gesù sembrava uomo come gli altri. Invece sul monte appare in tutta la sua gloria, per preparare gli apostoli ad essere forti di fronte al dolore della passione e alla morte.

La tentazione più grande di fronte alle sofferenze e a quelle del mondo è di ribellarci, perché non riusciamo a trovare una spiegazione razionale al dolore. Se Dio esiste e ci vuole bene, perché dobbiamo soffrire? Il dolore o la morte di una persona cara sono all'origine di tante crisi di fede. No, ribadiamolo continuamente: Dio ci darà ogni cosa! Dio ci porterà sempre nel suo amore!

Dio è sempre accanto a noi, nascosto come Gesù nell'Eucarestia ma realmente presente. Ci dà vita, ci dà forza, ci dà la certezza che dopo tante sofferenze e penitenze giungeremo anche noi alla gloria del cielo. Noi non comprendiamo pienamente Dio: possiamo però amarlo e fidarci di Lui.

 

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