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TESTO Davide e Cristo

don Marco Pratesi  

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2007)

Brano biblico: 2Sam 5,1-3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Nella prima lettura la liturgia ci presenta la consacrazione di Davide a re di Israele, invitandoci a leggere la regalità di Cristo insieme a quella di Davide.

Dopo un periodo nel quale Israele è stato (nuovamente) diviso, governato al nord dal figlio di Saul, Is-Bàal, e al sud da Davide stesso, adesso, morto il primo, tutto Israele riconosce Davide come re. La divisione però tornerà nuovamente dopo la morte del figlio di Davide, Salomone.

Il brano odierno, che va letto tenendo presente 1Sam 16,11-13 e 2Sam 7,8-11, ci mostra alcuni elementi della regalità di Davide che troveranno piena realizzazione in quella di Cristo.

Per svolgere la sua missione Davide deve essere unto, gli deve essere comunicato lo Spirito di Dio, in forza del quale egli diviene appunto "Messia". Egli è unto addirittura tre volte: da Samuele (1Sam 16,13), dalla tribù di Giuda (2Sam 2,4), infine da tutte le altre tribù, quasi a significare il faticoso (ma infallibile) cammino che l'elezione divina per tradursi in realtà compie attraverso le dinamiche e le scelte umane. L'elezione però è del Signore: è lui che sceglie, non c'è semplice iniziativa umana. "Il Signore ti ha detto: 'Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele'" (v. 2).

Qui emerge un altro aspetto: il re è pastore. Cosa singolare: i due più grandi capi d'Israele, Mosé e Davide, hanno fatto il loro apprendistato pascendo pecore! Il re cura, nutre e guida il suo popolo, come sacramento di colui che continuamente guida Israele, come pastore esperto, ad acque tranquille e pascoli freschi e ricchi (cf. Sal 23,1; 80,2).

Il pastore vive insieme alle sue pecore, e troviamo qui profonda solidarietà tra il re e i suoi sudditi: "Ecco, noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne" (v. 1). Parole che indicano parentela, ma che richiamano anche l'esclamazione di Adamo in Genesi 2,23, evocando addirittura una dimensione sponsale, ovvero il re come sposo del suo popolo.

Il re è colui che stipula un'alleanza col suo popolo, si lega ad esso mediante una serie di diritti e doveri, diventa suo alleato, "combatte le sue battaglie" (1Sam 8,20), diviene solidale con esso, con un impegno non semplicemente umano ma preso "davanti al Signore" (v. 3).

A un cristiano tutto questo parla di Cristo. Proprio lui è l'eletto, il prescelto dal Padre per essere unto e consacrato nella perfezione del dono dello Spirito Santo. Unzione che, a partire dal concepimento de Spiritu Sancto culmina nella sua Pasqua, la quale effonde lo Spirito in abbondanza e permanenza. Lui nella sua morte e risurrezione è stabilito dal Padre capo della umanità nuova. Lui è vero pastore, che dà la vita per le pecore e in tal modo le porta alla vita. Lui condivide in tutto la nostra condizione, e stabilisce nel suo sangue la nuova ed indistruttibile alleanza. Lui divenuto nuovo adam, uomo nuovo, dal suo fianco aperto fa nascere la chiesa sua sposa.

Il pastorello esaltato sino al trono in Israele è già sacramento del Crocifisso innalzato alla destra del Padre. La festa odierna ci chiama a mettere la nostra vita sotto la sua signoria, e a viverla nella prospettiva definita una volta per tutte dal dono del Padre: Cristo per noi Messia e Salvatore, Capo e Pastore, Alleato e Sposo, esaltato da Dio "al di sopra di ogni principato e autorità, potestà e signoria, e d'ogni altro nome che si possa nominare non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire" (Ef 1,21).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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