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TESTO Regna la pace dove regna il Signore (326)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2007)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (2 Sam 5, 1-3) richiama il punto massimo dello splendore del regno di Davide, quando il figlio di Iesse viene riconosciuto re su tutto Israele e consacrato con l'unzione in Ebron. Si realizza così quanto aveva annunciato il Signore nel momento in cui manda Samuele ad ungere uno dei figli di Iesse che lui stesso si è scelto. È il più piccolo, un pastore destinato a diventare guida del popolo eletto, sostituendo Saul, che si era dimostrato infedele al progetto di Dio. Il re Davide diventa così un simbolo messianico, che prepara la regalità di Gesù, suoi discendente e suo salvatore.

Il vangelo (Lc 23, 35-43) ci racconta un momento inteso e il dialogo di Gesù in croce. Da una parte i capi del popolo che lo scherniscono, prendendosi gioco delle sue promesse di salvezza. A questi fanno eco i soldati che lo chiamano Re dei Giudei, ma per beffarsi di lui, impotente in croce. A questi si unisce anche uno dei condannati con lui alla stessa pena capitale. Solo una voce si leva per manifestare fede e speranza, per invocare la salvezza da uno che è appeso in croce. È il ladro che invoca il paradiso e ottiene la conferma di Gesù, il re che regna anche dall'alto di un patibolo, trasformando lo strumento di morte dei Romani in dono di salvezza per tutti gli uomini. Nel perdono si manifesta il vero potere regale di Cristo.

Salmo 121
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano

alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,

per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Domandate pace per Gerusalemme:

sia pace a coloro che ti amano.

Il salmo fa parte dei canti che accompagnavano il cammino dei credenti Ebrei verso il tempio di Gerusalemme, per celebrare i grandi avvenimenti della salvezza.

L'invito a partire, a formare una delle tante carovane che dalle varie città della Palestina sale alla città santa, diventa motivo di gioia per chi attende con fede la celebrazione della festa.

Quando poi si raggiunge la città e ci si ferma a contemplare anche dall'esterno la bellezza del tempio la gioia continua a crescere e a manifestarsi nel canto che esalta la bellezza di questa città, luogo in cui sorge il tempio, casa che Dio abita per essere in mezzo al suo popolo.

Anche Davide ha abitato in Gerusalemme, segno di unità tra le diverse tribù che lo hanno riconosciuto re, lo hanno unto per essere il segno visibile di Dio che guida la comunità dell'Alleanza.

La partecipazione al pellegrinaggio è accompagnata dall'invocazione della pace, segno della protezione di Dio ai suoi amici che affrontano un cammino a volte anche impegnativo.

Un commento per ragazzi

Può accadere che in una caccia al tesoro tante squadre si affatichino a cercare perché di fatto, puntano lontano dall'obiettivo, in quanto non interpretano correttamente gli indizi. Contemporaneamente una squadra passa vicina al tesoro e riesce pure a riconoscerlo, anche se viene battuta sul tempo da quella che sembrava la meno adatta a vincere la sfida. Gesù stesso aveva presentato il Regno dei cieli come una perla preziosa e un tesoro nascosto in un campo: beni preziosi celati quel tanto che rende interessante la ricerca, ma non impossibile la scoperta per chi li cerca.

Il tesoro – questo appare abbastanza facile da capire – è Gesù stesso; ma senza fermarsi alla sua realtà immediata, visibile a tutti. Certo, un uomo appeso in croce, mentre subisce per ore la condanna a morte con una delle pene più umilianti, può apparire un perdente, uno sconfitto, rinnegato e rifiutato. È quanto vedono i capi, mentre "il popolo stava a vedere" ormai in piena difficoltà a comprendere. I capi del popolo usano le indicazioni di questa ricerca: "se è il Cristo di Dio, il suo eletto" – affermano – ma essi stessi non credono a quello che dicono le loro parole. Gli fanno eco i soldati, un po' più lontani dalla meta: si fermano a considerarlo come "re dei Giudei" e lo sfidano a salvarsi da solo. Sulla stessa linea dei precedenti c'è uno dei due "malfattori appesi alla croce" che "lo insultava" chiedendo con ironia di venir coinvolto in questa improbabile salvezza. Certo, oggi consideriamo Gesù come Re, lo adoriamo come salvatore. È ben difficile considerare re uno che è appeso in croce, mentre subisce il rifiuto del suo popolo e lo schermo di chi condivide la sua terribile sorte, e sta per subire la stessa fine tragica. Le immagini di re che abbiamo in mente sono ben diverse.

Eppure almeno uno dei presenti, anzi uno direttamente coinvolto nella crocifissione, comprende di essere vicino al tesoro della sua vita. Ci arriverà anche il centurione romano, che riconoscerà che Gesù "era davvero il figlio di Dio"; un riconoscimento tardivo, subito dopo la morte. Il malfattore – che noi chiamiamo "buon ladrone" – riesce ad afferrare quel tesoro di grazia, anche se poteva sembrare molto lontano dall'obiettivo e ormai fuori tempo massimo. "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno", chiede all'uomo condannato al suo fianco, e sta subendo la stessa atroce sofferenza, in attesa di una morte davvero infamante. Gesù, con un ultimo "decreto regale" afferma – e assicura chi ha richiesto il suo amore – che condividerà la gioia del suo Regno. Ecco il vero re. Lo aveva compreso anche Francesco di Assisi, guardando il vecchio Crocifisso nella chiesetta di san Damiano. Gli appare un uomo vivo, sereno, come assiso su un trono, con le braccia aperte in segno di accoglienza, anche se percorse da un rivolo di sangue che sgorga dal foro delle mani. Porta attorno ai fianchi un drappo regale, sostenuto da un cordone d'oro. Un re attorniato dalla sua "corte": Giovanni e Maria su un lato, il centurione, e due delle donne che lo seguivano sull'altro, e, in piccolo, il soldato con la lancia. In alto, sopra la scritta, gli altri apostoli e la mano del Padre, oltre alla figura di Gesù stesso, mentre sale al cielo, a ricevere il titolo e potere regale: salvatore di tutti gli uomini. È lui il tesoro; la vittoria è riconoscerlo, invocarlo e accoglierlo.

Si chiude l'anno liturgico, e anche un triennio di servizio alla Parola e ai ragazzi – e forse non solo a loro – che con gioia ho potuto offrire tramite il sito. Dopo oltre 23 anni di ministero come presbitero, e quindi di omelie domenicali e non solo – vorrei dire la soddisfazione di poter vedere che questa Parola è davvero viva perché non succede mai di rileggerla come cosa scontata, e di commentarla ricopiando riflessioni di altri o andando a riprendere le proprie del passato. Certo alcune immagini sono riproposte spesso: quelle sportive soprattutto, e comunque a partire dall'ascolto della vita dei ragazzi. Ho cercato di vivere la fedeltà al brano, coniugata con la semplicità per far diventare questa Parola oltre che viva anche "efficace", capace di portare frutto se seminata in un cuore e una mente aperte al Signore. Se è servito...vi chiedo una preghiera...come preghiera sarà il lavoro che prevedo per il prossimo triennio. Buon cammino.

Un suggerimento per la preghiera

"O Dio Padre" ti diciamo grazie perché "ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell'amore". Ti chiediamo: "liberaci dal potere delle tenebre; fa' che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e come lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso. Egli è Dio" e la salvezza della nostra vita.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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