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TESTO La conversione di Zaccheo, modello di ogni conversione personale

padre Antonio Rungi

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/11/2007)

Vangelo: Lc 19,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

La Parola di Dio di questa XXXI Domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci fa riflettere sulla conversione che nasce da un autentico incontro con il Signore. Tutto il messaggio cristiano infatti è un invito costante a cambiare strada quando il male e l'interesse del mondo prevale su quello del bene e dell'eternità. Gesù nel suo primo annuncio missionario ha fatto appello proprio a questo atteggiamento di fondo che deve caratterizzare la vita del credente in lui: convertirsi perché il Regno di Dio è vicino.

Anche il testo del Vangelo di oggi, che ci presenta la figura singolare di Zaccheo, ci invita a pensare seriamente quale strada percorrere se vogliamo vivere in comunione con Dio e con i fratelli. Per coloro che vogliono fare forte esperienza di Dio, e quindi di fede, non c'è spazio per altre cose che sono contro Dio o che comunque condizionano pesantemente il nostro agire da persone credenti.

Leggiamo con attenzione il brano del Vangelo di Luca riguardante Zaccheo, il ricco pubblicano incuriosito dal conoscere personalmente il Cristo, di cui ormai si era diffusa la fama e il suo operare per il bene dei fratelli. E' interessante sapere che l'evangelista Luca metta in risalto la piccolezza della statura di Zaccheo. In altro contesto potrebbe essere un particolare insignificante, in questo contesto assume invece un significato importante, ovvero mette in risalto che la grandezza di Gesù, Santo e Figlio, di fronte alla piccolezza di un uomo peccatore ed attaccato ai beni del mondo, essendo ricco di una ricchezza materiale e non certamente spirituale. Quella ricchezza lo porta ad essere povero interiormente. Una volta però che incontra Gesù si cambia la situazione: Zaccheo è disposto a lasciare metà di quello che aveva per i poveri e lasciarsi arricchire da Gesù. Il Vangelo chiude appunto con una costatazione di Gesù stesso nei confronti di Zaccheo: "Oggi la salvezza è entrata nella casa di Zaccheo" ovvero nel cuore e nella vita di questo uomo lontano da Dio e peccatore pubblico, come erano considerati i pubblicani. E si conferma nel testo del Vangelo di oggi la linea soteriologica del messaggio cristiano: Gesù è venuto a salvare ciò che apparentemente era perduto. Uno di questi salvati è proprio Zaccheo, il ricco pubblicano.

Sulla stessa tematica della conversione, della misericordia di Dio e della salvezza degli uomini si basa il testo della prima lettura di questa domenica, tratta dal Libro della Sapienza. Testo di grande efficacia per i contenuti e le immagini utilizzate per far capire la necessità e l'urgenza della conversione del cuore e della mente a Dio. E' evidente che Dio ama profondamente ogni cosa da lui creata e soprattutto l'uomo, il vertice della creazione e che proprio perché ama attende la conversione di coloro che si sono allontanati dalla sorgente di questo amore che è pace e consistenza nell'esistenza.

Una lettura più escatologica della salvezza operata da Cristo nel mistero della sua Pasqua ci viene presentata nel brano della seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi, che oggi leggiamo come testo della seconda lettura della Liturgia della Parola. L'Apostolo Paolo cerca di far capire in termini molto semplici che la venuta del Signore per quanto non sia imminente è comunque qualcosa che ci deve mettere in situazione di attesa, oggi diremo in standby, perché certo il Signore verrà, non tarderà, almeno per quanto ci riguarda direttamente con il discorso della fine dei nostri giorni su questa terra. In vista di questo incontro personale è chiaro che il cristiano è invitato a vivere secondo gli insegnamenti del maestro e fare ogni sforzo umanamente possibile per conseguire il bene in ogni circostanza e situazione della vita. Questo sforzo di volontà per essere coerenti con la propria chiamata alla santità verrà premiato da Dio, che guarda il cuore di chi lo cerca, nonostante le sue debolezze e fragilità umane. Egli è un Dio che promuove e non punisce, che gratifica e non umilia, che ama e non è risentito. E' un Dio che anche davanti ai fallimenti e alla superbia della vita attende sempre l'uomo perché si converta e viva. La sua pazienza è infinita come infinito è il suo amore per noi. Ecco perché a Lui possiamo rivolgerci con queste parole: "O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Amen."

 

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