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TESTO L'amore oltre la notte

don Giovanni Berti

V Domenica di Pasqua (Anno C) (06/05/2007)

Vangelo: Gv 13,31-33.34-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

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Gesù insegna il comandamento dell'amore appena dopo che "Giuda fu uscito dal cenacolo..."

Nel Cenacolo si è anche appena consumata la rottura dell'amicizia perché Giuda ha tradito preferendo l'amicizia di satana a quella di Gesù. Il Vangelo ci racconta che quando Giuda esce è notte... E' la notte dell'amicizia, dell'amore.

Gesù dopo questa uscita non rimane come una statua di eroe impassibile e senza cedimenti come spesso facciamo di chi mettiamo sui piedistalli per onorare e nello stesso tempo per tenere anche lontano dalla nostra vita reale. Gesù è infatti turbato e soffre profondamente di questa separazione. Soffre che il suo amore non è stato capito proprio quando è stato mostrato fino all'estremo.

Ma è incredibile che proprio adesso ribadisce l'insegnamento dell'amore, proprio quando capisce che amare è difficile e rischioso. Gesù non si tira indietro e da' il comandamento nuovo, perché ci crede davvero e sa che è questo che salva dalla notte che ha avvolto il tradimento di Giuda e che rischia di avvolgere anche gli altri.

Noi discepoli di oggi abbiamo questo comandamento che è quello di costruire una comunità che si caratterizza dall'amore e da niente altro.

E' difficile amare, perdonare, servire... ma è da questo che la nostra identità cristiana sarà chiara per tutti e prima di tutto a noi stessi. Ed è su questo che costruiamo la Chiesa

Non è il campanile più alto o la processione più lunga che fa bella una parrocchia. Ma sono le relazioni che i cristiani vivono tra di loro e con coloro che vivono accanto.

Mi ha profondamente colpito che in Chiesa durante i funerali della ragazza uccisa a Roma in metropolitana, quando il parroco ha parlato di perdono, molti hanno detto "no, mai" e si è levata la voce del razzismo contro gli immigrati (chi aveva ucciso è una donna straniera). E' il dolore forte che fa parlare così ed è comprensibile in un primo momento. Ma sarebbe terribile se la notte dell'odio avvolgesse per sempre chi ha subito un torto così terribile. Sarebbe la morte della fede e il crollo della comunità cristiana.

Quando facciamo l'esperienza del non amore, della violenza e del rifiuto non dobbiamo scoraggiarci e non dobbiamo cedere nemmeno un secondo nel credere che l'amore è il primo e unico comandamento che ridona vita alla terra e a noi stessi.

Ogni volta che sto dalla parte di chi giudica, di chi odia, di chi pensa solo a se stesso e si vendica, in quel momento sono insieme a Giuda ed esco dal cenacolo degli amici di Gesù. E se esco trovo la notte che mi attende e mi avvolge lasciandomi solo...

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