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TESTO In balia dello Spirito

don Fulvio Bertellini

I Domenica di Quaresima (Anno B) (09/03/2003)

Vangelo: Mc 1,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,12-15

12E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Lo Spirito trasporta Gesù nel deserto. Ma porta anche noi nella nostra Quaresima? Spesso la intendiamo come l'occasione per migliorarci e cambiarci da soli e con in nostri impegni e con i nostri buoni propositi. Ma è lo Spirito il protagonista, non noi. Lo stesso Spirito che ha guidato Gesù nei suoi quaranta giorni e nella sua opera di evangelizzazione, dovrebbe guidare noi nel nostro cammino di conversione.

Il deserto

Il deserto è il luogo della trasformazione (dove l'accozzaglia uscita dall'Egitto diventa popolo; dove il profeta Elia, deluso e convinto di aver fallito ritrova slancio per la sua missione; dove il profeta Osea colloca il ritorno decisivo di Israele al suo Dio. Il deserto evoca il caos primordiale, a partire dal quale Dio crea il mondo.

Il ritorno al deserto, in tutte le sue forme è invocazione alla potenza creatrice di Dio, per essere veramente rinnovati e ri-creati. Non c'è bisogno di molto per fare deserto anche dentro e fuori di noi. Basta spegnere il televisore, spegnere la radio in auto, fare un po' di digiuno e tenersi lucidi per trovare uno spazio di silenzio, riservare anche solo cinque-dieci minuti al giorno per la preghiera... è molto più facile di quel che si crede. Non c'è bisogno di fare qualcosa - basta non-fare. La prova che sarebbe importante è che ne abbiamo paura. Ci si lamenta continuamente che non c'è un attimo di tregua, che ci sono troppe cose da fare, che sarebbe bello potersi fermare... ma anche il minimo momento di silenzio ci fa paura. Sentiamo subito il bisogno di riempirlo: e il nostro non è più un fermarsi, ma un evadere. Riempiamo quel silenzio di musica, televisione, giri, vacanze... ci rituffiamo subito nel fare. Il silenzio ci spaventa, perché in quel silenzio Dio comincia a parlare, e noi siamo quello che siamo, e ci vediamo per quello che siamo.

La tentazione e il paradiso

L'interesse principale dell'evangelista non è la tentazione, come per Matteo e Luca. E' riferito di passaggio, senza alcuno sviluppo. Più importanti per l'evangelista sono due accenni alla condizione paradisiaca: Gesù vive con le bestie selvatiche, e gli angeli lo servono. Si ricostruisce l'armonia perduta, resistendo all'insidia del tentatore. Nella solitudine del deserto, Gesù affronta il male e lo vince. E la sua vittoria diventa ricostruzione dell'armonia perduta. Non è una prospettiva individualistica e solitaria. Indubbiamente è facile per uno che si isola, se ne sta per i fatti suoi, senza lasciarsi toccare da ciò che accade all'esterno, per costui è facile trovare la pace e l'armonia. Ma non è questo il caso di Gesù.

L'annuncio

Gesù combatte la sua battaglia da solo, per poterla condividere con gli altri. Con lui comincia il Regno di Dio. Il peccato è come una diga che impedisce al fiume della salvezza di irrigare gli uomini. Con Gesù si è aperta una prima, in apparenza minuscola falla. L'acqua di vita che sgorga in Gesù può cominciare a inondare gli uomini. Questo significa che "il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino". Gesù offre a tutti la possibilità della conversione: lasciare che lui abbatta il muro del peccato, e lasciarsi invadere dal suo atteggiamento di radicale fiducia nel Padre.

La fiducia

Avere fede è la cosa più facile e difficile del mondo. La più facile, perché di per sé non occorre fare molto. L'acqua scorre verso il basso, come tutti sanno, e Gesù è acqua viva che disseta. Basta abbassarsi per essere irrigati. Ed ecco il punto: l'umiltà, che sarebbe una cosa così semplice, si rivela per noi terribilmente difficile. E' la radice profonda del nostro peccato, del male che è terribilmente vicino a noi. Ma in questa Quaresima del 2003, Gesù ci offre ancora una volta l'opportunità di essere risanati. Ne approfitteremo?

Flash sulla I lettura: Polizza di assicurazione senza premio

"Ecco, io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi". Formalmente il brano si presenta come un trattato di alleanza. Il concetto di alleanza per gli antichi ebrei era molto ampio, e comprendeva qualunque tipo di obbligazione giuridica. Non va però inteso nel senso che noi oggi diamo ad un qualunque contratto. Nella nostra società moderna infatti qualunque impegno scritto è condizionato e reversibile, e rischia di essere un pezzo di carta senza valore. Nel mondo antico la stipulazione di un contratto è un gesto sacro, in cui la persona si impegna profondamente, con tutta la sua vita. Per questo gli autori sacri possono usare la categoria di alleanza per esprimere il rapporto tra Dio e il popolo.

"Non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra". Nella sua forma attuale il testo si presenta come una stipulazione estremamente minuziosa, in cui le ripetizioni sembrano assicurare l'assoluta trasparenza del contratto. Non ci sono clausole nascoste, e tutto è a favore del destinatario.

"apparirà l'arco sulle nubi, e ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi": il segno serve a Dio, ed è Dio stesso che si fa carico di ricordarsi della sua alleanza. Tutto l'onere del contratto è sbilanciato su Dio. Dio stesso si premura di osservarlo e di ricordarselo. Quello che al lettore moderno appare come un ingenuo antropomorfismo (inutile dire che Dio non ha bisogno di un'agenda per ricordarsi le cose...) esprime l'assoluta certezza e gratuità dell'Alleanza: l'uomo non sarà sottoposto ad una catastrofe troppo grande, nonostante tutta la sua malvagità.. Per quanto male facciano gli uomini, non potranno mai contraddire completamente la bontà della creazione, e contrastare l'opera di Dio a loro favore.

Flash sulla II lettura

"Cristo è morto u na volta per sempre per i peccati...". La domanda sottesa al brano del diluvio: "perché l'uomo non viene distrutto nonostante la sua malvagità?" trovavava una risposta nel discorso finale di Dio: "perché Dio stesso si impegna a risparmiarlo, per la sua gratuita benevolenza". Ma restavano in sospeso diversi problemi: il primo, se questo cuore dell'uomo incline al male potrà mai essere sanato; il secondo, sulla sorte di coloro che sono travolti dalla sventura per le loro colpe. L'esperienza dell'antico popolo di Israele era drammaticamente segnata da questi problemi. Prima dell'esilio i profeti avevano fatto esperienza della durezza del cuore del popolo, incapace di convertirsi; e nell'esilio il popolo aveva fatto amaramente esperienza del fallimento conseguente al peccato.

"messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito": è la risurrezione la chiave per comprendere gli aspetti insoluti dell'esperienza dell'antico popolo di Israele.

"In spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spirito che attendevano in prigione...": nella risurrezione di Cristo viene ricapitolata anche tutta la storia precedente. Tutto l'arco del tempo è coinvolto nella risurrezione.

"... il battesimo che ora salva voi...": attraverso il battesimo è possibile partecipare della forza della risurrezione, ed è possibile anche la conversione del cuore.

 

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