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TESTO Commento su Rm 6,17-18

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Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (24/10/2007)

Brano biblico: Rm 6,17-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,39-48

39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Dalla Parola del giorno

Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e cosi, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.

Come vivere questa Parola?

L'essere libero è la grande aspirazione dell'uomo e, in fondo, è il 'compito' che Dio ci ha affidato. La grazia ci è stata data proprio perché, da essa sostenuti, liberiamo la nostra libertà. Ma è che cosa e la 'libertà'. L'uomo è per natura un essere dipendente e in relazione. La sua libertà non può svilupparsi che in quest'alveo. È come un fiume che non può staccarsi dalla sorgente pena il prosciugarsi, né rompere gli argini senza provocare danni ingenti. È un po' quanto registriamo nella nostra società, dove in nome di una sfrenatezza che certa gente chiama 'libertà' si tende a vanificare il senso di peccato (che nasce dalla consapevolezza di aver rotto il rapporto con Dio e con gli altri). E inevitabilmente si finisce col cadere nel senso di colpa (che è la corrosiva percezione di aver sminuito se stesso). Nel tentativo di affermare la propria libertà sopra e contro tutto e tutti, si finisce nella più avvilente soggezione agli impulsi meno nobili dell'ego: schiavi di se stessi e delle cose. Paolo ce ne mette in guardia e ci invita ad offrire noi stessi a Dio: l'Unico vero garante e promotore della nostra libertà.

Sì, nel momento in cui, conquistati dal suo amore, troviamo il coraggio di darci a Lui senza riserve, facciamo l'esperienza più esaltante di libertà. Scopri che sei portato dall'Amore e da questo Amore reso signore di te stesso e di quanto ti circonda. Puoi servirti di tutto in piena libertà perché tutto ti è dato in dono (cf Gen 1,28), ma nel rispetto di quella relazione irrinunciabile a Dio che il tuo libero consegnarti ha riaffermato con forza.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò le distanze da tutti quei messaggi più o meno occulti che tendono a sminuire il senso del peccato, banalizzandolo sfacciatamente, servendosi di esso per rendere più 'solleticanti' spettacoli, trattenimenti, prodotti... Ricorderò che il Battesimo mi ha innestato in Cristo perché partecipassi della sua libertà di Figlio di Dio. Rinnoverò infine i miei impegni battesimali.

Per le mani purissime di Maria, ti offro, o Signore, la mia intelligenza, la mia volontà, il mio cuore, i miei sensi, tutto me stesso, per non vivere più che per te, mio unico bene, mia vera libertà.

La voce di un grande Papa

La libertà, nella quale ogni giorno spendiamo le nostre energie vitali e definiamo il nostro volto, è realtà estremamente seria. Di essa non possiamo accettare concezioni ridotte, perché inganneremmo noi stessi e sciuperemmo il bene della vita.
Giovanni Paolo II

 

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