PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO A che serve conoscere la data?

padre Gian Franco Scarpitta  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/11/2007)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,5-19

In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Come tutti i profeti che vissero dopo l'esilio babilonese, Malachia annuncia delle promesse di salvezza universale aventi come destinatari tutti i popoli del mondo e che si proiettano in tempi futuri; in modo particolare il profeta si sta facendo ora latore di una prospettiva avveniristica di rinnovamento universale per la quale regnerà la pace, l'ordine, la giustizia che saranno apportate dal futuro "profeta Elia", che gli autori del Nuovo Testamento indicano in Giovanni Battista, precursore del Messia. Si annunciano tempi nuovi e situazioni di benessere che vengono descritte anche con tratti apocalittici e che impegnano tuttavia il popolo nell'attesa della venuta della salvezza: si richiede che il popolo cessi di perseverare nel male e ponga fine alle ingiustizie, alle idolatrie e alle cattiverie perché attendere la venuta del futuro prospero e luminoso non significa esimersi dai buoni comportamenti. Anzi, comporta che ci si attivi nell'aesercizio della virtù e nella pratica del bene.

Anche l'annuncio di Gesù verte verso questa finalità: che noi ci impegniamo con assiduità in attesa della venuta del Signore.

In modo diretto, Gesù annuncia la distruzione del tempio di Gerusalemme che adesso i suoi discepoli stanno visitando con attenzione per ammirarne le strutture architettoniche, le forme, i colori e la varietà dei doni votivi, affermando perentoriamente che "verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta."; tale avvenimento catastrofico si realizzerà di fatto nel 70 d. C, quando l'invasione romana sarà causa di saccheggi e devastazioni che interesseranno anche Gerusalemme e il suo sontuoso tempio che appunto verrà distrutto; eppure il riferimento non assume una portata solamente storica, ma va collcato anche in una dimensione più ampia, quella che riguarda la venuta finale del Signore per il giudizio. Lo si evince particolarmente dalla domanda che gli viene subito rivolta da parte di persone rimaste attonite e sbigottite in seguitro ad una rivelazione inaspettata e per niente rassicurante: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?" Gli interlocutori hanno premura che venga loro soddisfatta una curiosità che li aiuti anche a predisporsi ad un evento straordinario e sensazionale, ma Gesù è ben lungi dall'assecondare il loro quesito intorno ai tempi e ai modi e anzi mette in guardia i suoi interlocutori da possibili (certi) latori di oracoli e profezie a breve scadenza, che nel comunicare date e appuntamenti intorno al tempo della fine saranno fautori di illusioni e di chimere in mezzo alla gente, producendo sempre più confusione e scompiglio, determinando anche divisioni e fazioni e recando fastidi perfino all'interno della stessa comunità ecclesiale. Che ci aspetti un tempo finale che chiuda i capitoli della storia presente è giusto che noi lo sappiamo, ma sul come e quando si realizzi questa definitivo apice non ci è dato di saperlo e del resto sarebbe controproducente per la nostra stessa convivenza umana se conoscessimo la data della fine del mondo in quando essa smorzerebbe il nostro slancio e demotiverebbe le azioni e i propositi della nostra vita.

Nel 1981 Nicola Abbagnano scriveva da qualche parte che "oggi l'apocalisse è di moda" a causa del continuo moltiplicarsi di movimenti religiosi sedicenti cristiani di matrice millenaristica che garantiscono l'imminenza della fine del mondo e spronano, ciascuna secondo modalità e programmi singolari, ad assumere determinati atteggiamenti e ad abbraciare speciali condizioni di vita; le profezie dei vari indivini, oracoli, cartomanti di cui la cultura odierna è intrisa suscitano sempre più interesse e attirano sempre più adepti fra le persone che vanno alla ricerca di espedienti alienativi per fuggire le orripilanze del presente e rifugiarsi nel sogno di un futuro più prospero e promettente.

Certi di essere vicini alla data della fine, anche nel corso degli ultimi decenni sono stati moltissimi coloro che hanno abbandonato le proprietà, il lavoro, le sicurezze economiche senza tuttavia risvegliarsi dal coma una volta che le promesse profetiche non si erano realizzate; non sono stati rari i casi di suicidio collettivo a causa di presunte aspettative parusiache.

L'idea della fine del mondo in realtà affascina soltanto senza che essa comporti un vero e proprio amore verso la religione o i testi sacri, e questi ultimi nella maggior parte dei casi nient'altro che strumenti di adescamento e di coercizione occulta da parte dei leader settari. Ma che valore ha in effetti conoscere il tempo e le modalità della fine del nostro tempo? E' possibile usufruire di calcoli matematici, visioni, veggenze o altro ancora? Noi rispondiamo interrogando le prerogative della nostra fede cristiana attraverso l'evidenza dei testi scritturistici, specialmente dei Vangeli:

Già altre volte Gesù aveva attribuito al solo Dio Padre la conoscenza piena di quando si sarebbero verificati avvenimenti parusiaci ed escatologici, precisando per di più che fissare le date non è di compentenza neppure dello stesso Figlio dell'Uomo e anche adesso sta sottolinendo come sia assurdo e inutile nonché dannoso prestare attenzione al primo arrivato che annunci l'imminenza di avvenimenti futuri in fin dei conti solo per porre se stesso al centro degli altrui interessi. Non sta a noi interessarci del come e del quando di determinati eventi avveniristici; piuttosto nostro obiettivo è quello dell'attesa della venuta escatologica del Signore nell'operosa prassi della virtù e nella testimonianza di Dio nella carità e nella costante pratica del bene: la migliore attesa del futuro non è la chiusura in un passivismo di timore reverenziale verso Colui che verrà a giudicarci severamente attribuendo castighi, pene o premi ed elargizioni tassative, ma piuttsto la serena e fervorosa operosità, la gioia dell'appartenenza a Dio nello stesso agire nel suo nome, l'entusiasmo e la letizia che ci rendono semrpre più apostoli e testimoni, insomma non si tratta di una attesa passiva e timorosa ma di una speranza gioiosa e fidiciosa del domani. Ci è sufficiente considerare che con la presenza di Gesù Cristo Figlio di Dio il Regno è già venuto in germe in mezzo a noi e nella sua compagnia stiamo già vivendo la caparra di quello che ci attende nel futuro, ragion per cui il monito che ci si rivolge è quello della fiduciosa lotta contro il male sicuri della presenza del bene oggi e quaggiù, in viasta dei doni futuri di lassù. Non è fuori luogo in questo contesto l'esortazione di Paolo ai Tessalonicesi (II Lettura) a "consumare il proprio pane lavorando in pace", senza abusare della fatica degli altri né vivere alle spalle di nessuno giacché racchiude una concreta indicazione alla produttività su tutti i fronti e costituisce per tutti i giorni uno sprone fondato alla costruzione della società ciascuno nel proprio ruolo e nel proprio ambito, perché edificando la famiglia e l'ordine sociale quotidiano si renda manifesta la realtà del Regno di Dio già presente in Gesù Cristo, il cui compimento definitivo attendiamo alla fine della storia. Il lavoro quotidiano va realizzato sotto tutti gli aspetti e soprattutto nella primaria aspettativa della missione di essere portatori della radicale testimoninza di Cristo nel mondo.

 

Ricerca avanzata  (54034 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: