PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Le mani di Mosè

don Marco Pratesi  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/10/2007)

Brano biblico: Es 17,8-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Nella tradizione ebraica Amalek rappresenta ogni avversario che vuole annientare Israele. Uscito dalla schiavitù d'Egitto, Israele conosce la sua prima lotta da popolo libero nello scontro con Amalek, che aggredisce il neonato Israele. Considerando la vicenda di Gesù, si può pensare a Erode che tenta di sopprimere il neonato Messia di Betlemme. Laddove nella storia emerge del bene, trova sempre opposizione. Dobbiamo saperlo: per ciascuno che cerca il bene c'è una lotta inevitabile da sostenere.

Il brano dell'Esodo ci mostra che per la vittoria sono necessari sia l'impegno umano che il sostegno divino. "Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio»". Occorre costituire un esercito e combattere, e occorre l'intercessione, anch'essa misterioso combattimento. "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode"(Sal 127,1).

Immagine splendida e quanto mai espressiva, quella delle braccia alzate di Mosè: "Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek". Non c'è da dubitarne: allentare la preghiera significa dare forza al male e permettergli di avere il sopravvento. Non si può vincere la lotta senza coltivare adeguatamente il proprio "essere rivolti" a Dio (cf. Sal 123,2; 141,8).

Neanche la preghiera di una grande figura come Mosé basta da sola: Aronne e Cur stanno lì a ricordarci che occorre l'impegno e la collaborazione di tutti. Se non possiamo presumere di essere Mosè, possiamo però, e dobbiamo, essere come i due aiutanti che sostengono le sue braccia. La preghiera è opera comune di tutta la chiesa, che senza sosta si mantiene in piedi di fronte a Dio per chiedere la venuta del Regno e la liberazione dal Maligno. Per questo deve essere costante, come queste mani che rimangono ferme fino al tramonto del sole, fino alla definitiva vittoria.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

Ricerca avanzata  (54028 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: