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TESTO Commento 2Tm 1,6-8.13-14

Omelie.org (bambini)  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/10/2007)

Brano biblico: 2tm 1,6-8.13-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

La Parola di Dio è sempre così ricca, così bella, che è difficile scegliere un brano solo su cui riflettere insieme. In questa domenica, allora, per una volta lasciamo in secondo piano il Vangelo, perché voglio invitarvi a rileggere con me quello che l'apostolo Paolo scrive al suo amico Timoteo: lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura.

Timoteo è parecchio più giovane di Paolo e l'Apostolo gli vuole molto, molto bene, lo considera quasi come un figlio. Quando l'apostolo Paolo scrive questa lettera è ormai vecchio e vuole lasciare le ultime raccomandazioni al suo amico Timoteo. Quello che Paolo scrive era certo importante per Timoteo, ma è preziosissimo anche per noi: possiamo rileggere ancora le parole di questo grande Apostolo come se si stesse rivolgendo ad ognuno di noi, oggi, personalmente.

Ma cos'è che scrive, Paolo? Prima di tutto, ricorda a Timoteo e a ciascuno di noi che con il Battesimo abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo. Qui siamo tutti battezzati, vero? Bene, allora tutti noi abbiamo ricevuto questo dono immenso di cui parla San Paolo: "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza".

Che bel regalo, ci ha fatto il Signore! Un regalo che ne vale tre! Infatti il dono dello Spirito è uno solo, ma con esso riceviamo la forza, l'amore e la saggezza!

Un momento... di che forza sta parlando san Paolo? Non è che con il dono dello Spirito divento improvvisamente forzuta e comincio a spostare da sola i mobili di casa, senza l'aiuto di nessuno! Non è della forza fisica che sta parlano, non di quella delle braccia, che fa sollevare i pesi, o delle gambe, che fa correre per chilometri!

È la forza dell'anima. Quella forza che ci permette di affrontare le situazioni difficili senza scoraggiarci, la forza speciale che occorre per riuscire a perdonare chi ci ha fatto del male, per non vendicarsi, per non rispondere a un dispetto con un altro dispetto. È la forza che ci rende capaci di portare avanti i nostri impegni, anche quando sono faticosi. Per esempio è la forza che ci aiuta a fare bene i nostri compiti, senza perdere tempo, è la stessa forza ci aiuta ad alzarci in orario la domenica per venire a Messa.

Il secondo dono che viene dalla presenza in noi dello Spirito Santo è l'amore. Ne abbiamo già parlato tante volte: amare come ama Gesù, è proprio difficile per tutti noi. Ma con l'aiuto dello Spirito Santo diventa possibile imparare ad amare come il Signore! Se ci lasciamo guidare dallo Spirito, diventiamo sempre più generosi, sempre più attenti agli altri, anche a chi resta in disparte, anche a chi è timido e non partecipa ai giochi. L'amore cresce in noi, grazie allo Spirito Santo, ed ecco che diventiamo capaci di condividere quello che possediamo: i nostri giocattoli, la nostra merenda, il nostro tempo. Solo con l'intervento dello Spirito possiamo riuscire ad amare chi ci ha fatto del male, ad andargli incontro per fare la pace.

Il terzo dono che ci fa lo Spirito Santo, è quello della saggezza. Forse qualcuno mi dirà: ma la saggezza non è una cosa per noi! Sono i vecchi ad essere saggi, loro che hanno vissuto tanto e hanno imparato tante cose! Certo, questo è vero, eppure la saggezza che ci viene dallo Spirito è un'altra, che non si raggiunge studiando tanto o vivendo a lungo. Anche un bambino può possederla, perché è la Sapienza che fa guardare ogni cosa del mondo, ogni persona e ogni avvenimento, con lo stesso sguardo di Dio. È una saggezza che cresce ascoltando con attenzione la Parola di Dio, conservandola nella memoria e nel cuore, così da poter riconoscere in tutto quello che viviamo la presenza di Dio, che ci ama!

Per esempio, in ogni sorriso che riceviamo dai nostri genitori, in ogni carezza che ci fa la mamma prima di dormire, in ogni corsa che facciamo con papà, ci accorgiamo che è Dio che ci sorride, ci accarezza, corre con noi! Chiariamoci: certo che è proprio la mamma a farci una carezza, ed è proprio papà a correre insieme a noi, ma l'amore di Dio passa attraverso i gesti e i sorrisi dei nostri genitori. Non sempre ci pensiamo. Per riuscire ad accorgercene ci serve l'aiuto dello Spirito Santo che ci dona la sua saggezza.

Dopo aver elencato questi tre doni, l'apostolo Paolo scrive ancora un'altra cosa importantissima al suo amico Timoteo: "Non vergognarti della testimonianza da rendere al Signore". È una strana raccomandazione, non vi pare? Paolo dice a Timoteo di non avere vergogna di essere cristiano. Di non vergognarsi di far sapere a tutti che crede in Cristo Gesù, di non aver paura che gli altri si accorgano che è una persona che prega, che va a Messa ogni domenica.

Forse abbiamo bisogno un po' anche noi di sentirci incoraggiare così dall'apostolo Paolo, perché ci sono situazioni in cui possiamo correre il rischio di vergognarci di essere cristiani: perché altrimenti ci prendono in giro, perché ridono di noi, perché ci giudicano degli stupidotti.

Per esempio, conosco un ragazzo che fa il ministrante alla Messa della domenica mattina ed è tanto contento di poter essere vicino vicino al sacerdote quando il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù. Questo ragazzo, però, ha chiesto al suo parroco e ai suoi amici dell'oratorio, di non far sapere a scuola che lui fa il ministrante, perché se no i suoi compagni di classe lo prendono in giro. Insomma... si vergogna un po' che gli altri sappiano della sua fede e del suo impegno in parrocchia.

Un'altra ragazza, invece, mi raccontava che se riceve un'offesa mentre giocano all'oratorio, le viene facile perdonare, tornare subito a far la pace. Ma a scuola no. Perché no?, le ho chiesto. E lei mi ha spiegato: - Perché se a scuola io perdono subito e faccio la pace, pensano che sono una stupida, una che può essere trattata male, una debole, che non reagisce! – Insomma, questa ragazza ha un po' paura che gli altri si accorgano che lei è capace di perdonare.

Una cosa molto bella è capitata ad una coppia di miei amici, Chiara e Flavio: sono sposati ed hanno un bimbo, Mattia, di 4 anni. In casa e all'asilo, Mattia aveva sempre detto la preghiera prima di mangiare e per lui era giusto e normale così. Una sera, insieme ad altri amici, Chiara e Flavio sono andati in pizzeria e, per la prima volta, invece di lasciare Mattia con la nonna, lo hanno portato con loro. Si sono seduti a tavola, hanno ordinato, e Mattia si guardava attorno, tutto entusiasta per le tante cose nuove che scopriva: i camerieri che scherzavano con lui, il pizzaiolo che faceva volare in alto la pasta lievitata, trasformandola in un bel cerchio pronto da condire... Finalmente hanno servito le pizze al loro tavolo e tutti gli adulti si sono augurati buon appetito e stavano per cominciare a mangiare quando Mattia ha protestato, ad alta voce, così alta che lo hanno sentito tutti nella pizzeria: "Vi siete dimenticati di dire la preghiera!"

Per un momento, Chiara e Flavio si sono guardati, imbarazzati di sentire gli occhi di tanta gente fissi su di loro. Poi Flavio ha sorriso a Mattia e gli ha detto: "Hai ragione, ce ne eravamo proprio dimenticati! Meno male che ce lo hai ricordato tu!"

Chiara, Flavio e Mattia hanno fatto il segno della Croce e hanno pregato insieme, come fanno sempre a casa. Quando mi hanno raccontato questo episodio, Flavio e Chiara mi dicevano: "Prima di quella sera non ci avevamo mai pensato... a casa pregavamo, ma in pizzeria, al ristorante, ci sembrava di renderci ridicoli, di attirare l'attenzione della gente... forse ci vergognavamo di far capire che siamo cristiani! Meno male che Mattia, così spontaneo e sincero, ci ha ricordato che non c'è niente di cui vergognarsi, nel pregare prima dei pasti, ma è un segno bello, di gratitudine al Signore, per ciò che abbiamo ricevuto!"

In questa settimana, ci ricorderemo ogni giorno che non c'è mai da vergognarsi della nostra fede, ma anzi, vogliamo essere felici di sapere che il Signore ci ama così tanto da ricolmarci sempre del suo Spirito, che ci dona forza, amore e saggezza.

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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