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TESTO Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce (319)

don Remigio Menegatti  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/10/2007)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ab 1, 2-3; 2, 2-4) costituisce una riposta di Dio a chi, ritenendosi fedele e poco gratificato, rivolge all'Altissimo la sua richiesta, che sa anche di lamento e di critica. Dio può sembrare esterno alla nostra storia, estraneo, indifferente. In questa realtà emerge la potenza dei superbi che dimenticano Dio. Il Signore ribadisce la sua fedeltà e conferma la sua presenza, che diventa condanna per chi "non ha l'animo retto", mentre "il giusto vivrà per la sua fede". Confidare in Dio significa appoggiarsi a lui, nella certezza di non cadere.

Il vangelo (Lc 17, 5-10) ritorna sullo stesso tema dell'abbandonarsi in Dio, lui che è fedele. Anche quando la fede può sembrare piccola e insignificante, come un seme di senape, manifesta in realtà una potenza che trasforma la vita. Anche la richiesta più strana, quando è sostenuta da una fede autentica, troverà la sua realizzazione, se risponde alla volontà di Dio. L'uomo è chiamato a servirlo "gratuitamente": non con l'idea del "commercio", quasi che il servizio comporti poi delle evidenti agevolazioni per chi lo offre. Il discepolo autentico non baratta il suo amore con Dio: lo accoglie come dono gratuito.

Salmo 94
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia.

Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore
che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo

del suo pascolo, il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:
«Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno
di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova

pur avendo visto le mie opere» .

Il salmo esprime attraverso la lode a Dio, e il successivo invito a vivere nella fedeltà, lo stile di fede che contraddistingue il vero credente.

"A lui acclamiamo con canti di gioia" dice il credente, usando vari titoli per manifestare il legame con Dio, presentato come "roccia della nostra salvezza". Il fedele si riconosce "popolo del suo pascolo" e "gregge che egli conduce". Tali immagini evidenziano un Dio, Pastore buono, che si prende cura di quanti accettano la sua proposta di alleanza. Infatti è lui stesso che "ci ha creati" perché lo riconosciamo come "il nostro Dio".

La seconda parte – come per contrasto – richiama un momento negativo della storia del popolo eletto per avvertire del rischio di rifiutare Dio e la sua proposta. A Massa e Meriba il popolo aveva contestato chi li guidava nel deserto verso la libertà piena (cfr. Es 17, 1-7). Lo criticavano e tentavano "pur avendo visto" le sue opere. Il ricordo della ribellione nel deserto rimane come monito e invito alla piena fedeltà verso colui che ama i suoi figli.

Un commento per ragazzi

Quante volte – forse anche troppe – mentre dialoghiamo ci sentiamo ripetere: "non so se mi capisci", oppure "riesci a seguirmi?". La nostra risposta di norma è affermativa: "riesco a capire e ti seguo, non preoccuparti, sto bene attento alle parole perché mi interessano". Qualche volta invece è necessario dire: "Fermati, perché non capisco; prova a spiegarti, perché mi sta a cuore non solo capire ma anche vivere quello che mi proponi". La fatica a entrare in sintonia diventa stimolo per un discorso più chiaro e approfondito.

Qualche volta, piuttosto che sbagliare e combinare qualche guaio, è preferibile ammettere di non riuscire a seguire il ragionamento dell'altro, per cercare una migliore comprensione. Poi è necessario anche una buona dose di fiducia, soprattutto se abbiamo davanti qualcuno che ci vuole bene e sul quale godiamo di un' esperienza positiva. Fiducia significa "affidarsi" all'altro, anche quando non tutto appare subito chiaro, come spesso vorremmo.

Anche i lamenti del popolo che chiede a Dio di mostrare più decisamente la sua presenza e di confermare con gesti concreti il suo amore, possono diventare occasione per Dio nel "spiegarsi meglio", e per popolo sono stimolo a prestare particolare attenzione al dono del Signore. Come ci suggerisce il salmo, è necessario ascoltare la voce del Signore. Lui parla a noi sempre, ma tante volte risultiamo estranei, distratti. Quando ci rivolgiamo a lui, anche solo con il lamento, prestiamo attenzione a quanto ci sta dicendo. Rimane inoltre l'esigenza di una fede forte. Fede che altro non è che un affidarsi pienamente, quasi "ciecamente", nelle mani di Dio, come un bambino che sa che si trova tra le braccia dei suoi genitori e riesce ad addormentarsi anche in mezzo a una situazione decisamente complicata. La serenità dei genitori si trasferisce automaticamente nel figlio.

"Aumenta la nostra fede" si può tradurre allora come un invito a cercare quella sintonia con Dio che ci rende capaci di seguire lui anche quando avvertiamo la sensazione di non avere tutto chiaro e andiamo avanti perché lui stesso ci chiede di fidarsi. Avere fede vuole dire ragionare soprattutto con il cuore, in particolare quando la mente troppo esigente ci porterebbe a provare solo angoscia e incertezza. Avere fede significa non mettere continuamente alla prova il Signore, quasi sia necessario ogni volta un test che offra garanzie a un "cliente" troppo esigente. Avere fede è superare quindi lo stile del dare e avere: io mi impegno con te perché in tal modo "compro" un'assicurazione sul tuo intervento. Gesù chiede di essere "servi inutili" che fanno il loro dovere anche quando sembra andare oltre le normali esigenze (il padrone che pretende un servizio ulteriore dal servo che torna già stanco dai campi). Dio, il Padre, non è certo come il padrone che descrive Gesù nella breve parabola. Invece il vero discepolo è invitato a vivere una risposta generosa e senza calcoli per diventare "servi inutili", perché senza pretese, lamentele, brontolamenti che rendono pesante la relazione. Servi inutili, come i vari gregari che hanno tirato per tanti chilometri e, in vista del traguardo, ormai esausti, si fanno da parte per lasciar vincere il capitano che è rimasto a ruota senza mai dare cambi. È il "gioco di squadra" che serve anche per il Regno di Dio.

Per vivere con gratuità le grandi scelte delle vita bisogna allenarsi, e impratichirsi. Non si improvvisa un amore grande e generoso. Non si diventa improvvisamente forti e disponibili a tutto. Anche nello sport, e in qualsiasi genere di arte, serve una lunga, meticolosa, paziente preparazione e un costante allenamento per mantenere alta la concentrazione e vivace la reazione.

Ci sono situazioni normali, quali la famiglia, il gruppo, la parrocchia, la squadra sportiva, in cui allenarsi a vivere con apertura di mente e di cuore per essere sempre disponibili come "servi inutili", che non si ritraggono – "tanto non valgo niente!" – ma che invece si donano senza usare il criterio del "io do perché tu mi dia", oppure: "questo lo faccio, ma esigo in cambio che...". Lo stile di Gesù è quello del dono gratuito. È lo stile del Regno di Dio, che funziona davanti a lui e siamo chiamati a imparare e vivere per essere protagonisti, e vincitori, e non solo gregari!

Un suggerimento per la preghiera

"O Padre", noi sappiamo "che ci ascolti se abbiamo fede quanto un granello di senapa". Ti invochiamo con fiducia e serenità: "donaci l'umiltà del cuore, perché cooperando con tutte le nostre forze alla crescita del tuo regno, ci riconosciamo servi inutili, che tu hai chiamato a rivelare le meraviglie del tuo amore". Lo chiediamo con Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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